Breath-taking view.

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«Hai davvero una bella resistenza!» esclamò Nat, afferrando la sua bottiglietta d'acqua dal pavimento. Io, invece, ero distesa sui tappetini neri che ricoprivano l'intero pavimento della palestra, gli occhi chiusi ed il respiro accelerato. La fronte era imperlata di sudore e i capelli vi si erano incollati sopra, spettinati come non mai: avevo cominciato l'allenamento fisico con Nat solo una settimana prima, ma l'unica cosa che facevamo era correre, correre e correre ancora. Infiniti giri dell'enorme palestra che mi sfacchinavano.
«Tutta questa corsa a cosa serve?» chiesi, il cuore che batteva all'impazzata e mi rimbombava nelle orecchie; quanti ne avevamo fatti quel giorno? Dieci? Forse di più.
«Durante le missioni si corre, Beth, tu non immagini quanto.» disse, il respiro perfettamente stabile. A guardarla sembrava non avesse fatto il minimo sforzo e, visto in che stato versavo io, la cosa era alquanto imbarazzante.
«Dovreste pranzare!» urlò qualcuno dal fondo della stanza, riconobbi immediatamente la voce. Mi alzai a rilento e riconobbi la camminata di Steve, con tanto di mani infilate nelle tasche, che si avvicinava a noi vestito di tutto punto.
«Dov'è che vai tutto ben vestito?» chiesi, provando a sistemare la chioma impazzita che avevo: mi sentii una ragazzina.
«Una riunione importante, nulla di cui preoccuparsi. Da come vedo, Nat, tu non ci sarai...» disse, lanciando uno sguardo alla donna al mio fianco. Lei strinse gli occhi e sbuffò, mi sembrò quasi sull'orlo di una crisi di nervi, poi puntò i suoi occhi su di me.
«Devo scappare! Torneremo presto, promesso.» disse, superandomi. Inarcai un sopracciglio e la seguii con lo sguardo, poi tornai a Steve.
«Torneremo?» chiesi, improvvisamente ansiosa. Steve si passò una mano tra i capelli e mi lanciò uno sguardo di scuse.
«La riunione è per tutti gli Avengers, ma non sarai sola. Bucky resterà qui, lui... beh, diciamo soltanto che non va tanto d'accordo col governo.» esclamò, un sorriso divertito sulle labbra. Alzai gli occhi al cielo e sbuffai, infastidita.
«Parli come se Bucky fosse il mio migliore amico. Sono qui da quanto, una settimana e mezza? Sai quante volte gli ho parlato, in questi giorni? Ti rispondo io, zero. È più scivoloso di un'anguilla e ti giuro che ho provato a parlarci.» dissi, tutto d'un fiato.
Qualcuno, alle mie spalle, si schiarì la gola: chiusi gli occhi di scatto e pregai che il pavimento m'inghiottisse, all'istante.
«Steve, l'aereo sta per decollare e Clint sta per dare di matto. Nat è pronta, forse un po' spettinata, ma stanno aspettando tutti te.» disse Bucky, la voce profonda che non esprimeva particolari emozioni. Volevo scomparire. Steve annuì e mi superò, ma io non ebbi il coraggio di girarmi e guardarlo uscire dalla palestra. Sentivo la presenza di Bucky alle mie spalle, immobile come una statua. Così, afferrai il coraggio con due mani e mi voltai, lentamente, senza osare alzare lo sguardo su di lui. Un po' m'intimoriva con la sua stazza e quel guanto da motociclista perennemente a coprirgli la mano sinistra: cosa diavolo nascondeva lì sotto? Non riuscivo a smettere di chiedermelo.
«Mi dispiace, non volevo in qualche modo offenderti...» sussurrai, ondeggiando sui talloni: mi stavo proprio comportando come una ragazzina. Che poi, non sapevo esattamente quanti anni avessi: probabilmente mi aggiravo tra i venti e i venticinque, o almeno così aveva supposto Tony.
«Nulla di cui preoccuparti.» disse, il tono scontroso mi fece capire che probabilmente se l'era presa. Mi superò, lo sguardo fisso sui sacchi da Boxe che oscillavano in fondo alla stanza. Inarcai un sopracciglio, sopraffatta dalla frustrazione: ero riuscita, in un modo o nell'altro, a "legare" con tutti in quel poco tempo, all'appello mancavano soltanto Wanda, Sam e Visione, non ancora tornati dalla misteriosa missione che li teneva fuori da prima del mio arrivo. Ma Bucky... lui era inavvicinabile, tutti i miei tentativi d'instaurare una conversazione con lui erano stati vani. Mi girai, indispettita.
«Ti ho per caso fatto qualcosa?» chiesi, di getto. Probabilmente non avrei dovuto farlo, ma l'istinto prese il sopravvento. Si fermò e mi guardò da sopra una spalla, il sopracciglio inarcato dimostrava la sua confusione.
«Sai, Elizabeth, non tutti siamo bravi nei rapporti sociali come Steve o Clint, o peggio, come Tony.» disse, senza staccare i suoi occhi chiari dai miei, scuri come il cioccolato. Mi schiarii la gola, a disagio, lui m'ignorò e raggiunse finalmente i sacchi da Boxe. Uscii dalla palestra in fretta e furia, senza voltarmi indietro.

Soldier. |Bucky Barnes/Avengers FanFiction|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora