Know a God and sleepless night.

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«Devi smetterla di atterrare nel bel mezzo del giardino o del tetto. Quel diavolo di Bifrost brucia qualsiasi superficie, non hai rispetto per il lavoro, Point Break!» gridava Tony quando varcai la soglia, fermandomi accanto al divano.
«Ho già perso un laboratorio, basta e avanza come danno.» aggiunse poi, mentre io provavo a trattenere una risata alla vista dello sguardo indifferente dell'uomo che gli stava di fronte.
«C'era qualcun altro nella struttura?» chiesi, attirando la sua attenzione e quella dell'uomo biondo, che sembrava indossare un'armatura. Inarcai un sopracciglio e lo fissai, interdetta.
«No, fortunatamente no. Ma chi ci ha attaccato sapeva bene che eravamo lì, quindi c'è qualcosa che non torna in tutta questa situazione.» spiegò Tony, facendo soltanto aumentare la mia preoccupazione e la mia ansia. Da quando ci avevano attaccato non mi sentivo più al sicuro perché, nonostante fossi circondata da supereroi, ogni tanto anche loro abbassavano la guardia.
«Thor!» esclamò Steve, comparendo dalla cucina e riportando l'attenzione sull'ospite. Era in tuta e il respiro affannato, oltre alla maglietta decisamente bagnata di sudore, dimostrava che era appena tornato dalla palestra. Ovviamente non quella in cui ero stata fino a pochi attimi prima con Bucky, visto che ne era presente più di una nella struttura.
«Lui è Thor?» chiesi, indicandolo con un indice: puntai lo sguardo strabuzzato in direzione di Tony che, in risposta, alzò gli occhi al cielo.
«Thor, figlio di Odino, Dio del Tuono e futuro Re di Asgard. Tu, invece, chi sei fanciulla?» chiese il diretto interessato, avvicinandosi di qualche passo con un sorriso divertito sul volto. I capelli biondi gli sfioravano le spalle, leggeri e luminosi, mentre nella mano sinistra reggeva un martello. Proprio così, un martello: mi ci volle qualche secondo per comprendere la situazione. Lanciai un veloce sguardo a Wanda, ferma dietro di me ad osservare la scena trattenendo a stento le risate per la mia faccia sconvolta e le mimai, con le labbra, 'Devo inchinarmi?'. Lei, emettendo un suono strozzato, scosse il capo ed io mi girai di nuovo verso Thor, che continuava a fissarmi. Sorrisi, in imbarazzo, e mi schiarii la gola.
«Mi chiamo Elizabeth...» dissi, poi lanciai un veloce sguardo a Tony, in cerca d'aiuto.
«Nick l'ha portata qui qualche mese fa. È una storia lunga, possiamo parlarne in un secondo momento. Come mai sei qui?» disse quest'ultimo, sviando la conversazione. Inarcai un sopracciglio nel sentir pronunciare quel nome: fin dal mio arrivo il nome di chi mi aveva portata lì non mi era stato mai detto e io, come una stupida, non avevo fatto domande. In realtà, tutta la faccenda del mio passato era stata messa in secondo piano: mi ero fatta completamente sopraffare dagli allenamenti e mi ero così abituata a tutta quella situazione che avevo messo da parte il mio obiettivo.
«Sono semplicemente passato per sapere come stavate. Heimdall ha visto il pericolo che incombeva su di voi, ero preoccupato.» rivelò, confondendomi le idee. Chi era Heimdall e come aveva fatto a vedere quello che ci era successo? Ci fu qualche secondo di silenzio, poi Wanda mi superò a passo svelto.
«Ti fermi per cena?» chiese, come se fosse un vicino o un amico e non un Dio «Ho intenzione di cucinare qualcosa che non sappia di pizza o hamburgher.» aggiunse subito dopo, lanciando uno sguardo a tutti noi. In effetti, dovevo ringraziare gli allenamenti per non essere ingrassata con tutto quel cibo spazzatura. Thor sorrise ed annuì ed io fui felice, perché volevo decisamente mangiare qualcosa di nuovo.


Alla fine Tony aveva categoricamente vietato a Wanda di cucinare, dicendo che,e cito testualmente, 'l'ultima volta le cose non sono andate bene' e aveva così chiamato un ristorante a New York che, sfortunatamente per noi, non faceva consegne a domicilio nemmeno per il grande Tony Stark. E così il compito di ritirare il cibo era stato dato a Steve e Wanda che, dopo un po' di opposizione, avevano ceduto ed erano saliti in auto, sparendo poco dopo tra i boschi.
«Quindi fammi capire...» dissi, sedendomi sul divano e stringendo le gambe al petto «Mjollnir può essere impugnato soltanto da chi è degno?» chiesi, sbagliando del tutto la pronuncia. Thor rise appena ed indico Visione, seduto in disparte ad ascoltare la conversazione. «Lui c'è riuscito.» annunciò ed io voltai di scatto il capo verso il diretto interessato, con tanto di bocca spalancata ed occhi strabuzzati.
«Complimenti!» gridai, battendo le mani. Tony tornò dalla cucina con una tazza di caffè stretta tra le mani ed un cipiglio profondo.
«Perché non provi?» chiese, portandosi la tazza alle labbra. Thor annuì e poggiò il martello sul pavimento ed io pensai, per un solo secondo, che quest'ultimo avrebbe ceduto al suo peso; ovviamente non successe. Mi alzai lentamente e mi schiarii la gola, poi strofinai le mani ed afferrai l'impugnatura con una sola. Tirai con tutte le forze che avevo ma quello restò ben fisso a terra mentre io assumevo una leggera sfumatura rosea. Lasciai andare e scoppiai a ridere, seguita a ruota dai presenti poi, come illuminata, mi girai di scatto verso Tony.
«Hai avuto notizie di Sam e Clint?» chiesi, preoccupata. I due erano stati gli unici ad essere portati in ospedale visto che, tra tutti, erano quelli che avevano subito più colpi dalle macerie, sopratutto Sam.
«Stanno entrambi bene, torneranno qui a romperci le scatole tra qualche giorno. Hanno soltanto bisogno di riposo.» mi rassicurò Tony, facendomi l'occhiolino. In quel momento, Wanda e Steve varcarono la soglia del soggiorno: quest'ultimo stringeva tra le mani un enorme scatolo di polistirolo nero che, all'apparenza, sembrava davvero pesante.
«Si cena!» gridò Tony, seguendoli in cucina. Dopo poco, eravamo tutti stretti intorno al tavolo a sorseggiare vino e mangiare bistecche con patate.
«Dov'è Bucky?» chiese, all'improvviso, Steve. Mi girai a guardarlo e poi gettai un veloce sguardo al soggiorno: non lo vedevo da quelle che mi sembravano ore.
«Vado a cercarlo» gli sussurrai all'orecchio, visto che era seduto proprio di fianco a me, e poi sgattaiolai via senza attirare troppo l'attenzione. Salii al piano superiore e raggiunsi la palestra, quella solita, ma lì non c'era, così tornai di sotto e raggiunsi la sua camera a passo svelto. Bussai e restai in attesa, la porta si aprì di poco, mostrandomi il suo viso rilassato.
«Non ceni con noi?» chiesi, indicando un punto imprecisato alle mie spalle. Lui sembrò rifletterci per qualche secondo, poi aprì di più la porta, mostrandosi interamente: indossava una morbida T-shirt ed un semplice pantalone di tuta. Passò una mano tra i capelli umidi di doccia ed annuì, stupendomi. Gli sorrisi, felice, e lo invitai a seguirmi con un gesto veloce del capo, lui chiuse la porta dietro di se e obbedì senza fiatare. Quando raggiungemmo gli altri Tony puntò immediatamente lo sguardo su di noi.
«Era ora!» esclamò, indicando successivamente la pirofila piena di carne «Serviti, bell'imbusto.» disse, poi tornò a parlottare con Thor. Io tornai al mio posto e continuai a fissare Bucky finché non occupò la sedia di fianco a Steve, che gli batté una sonora pacca sulla schiena; lui si girò a guardarlo e gli sorrise. Afferrai il calice di vino e presi un lungo respiro, rilassata come non mai, perché per un attimo non ero più la ragazza senza passato.

Soldier. |Bucky Barnes/Avengers FanFiction|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora