Awakenings and interrogations.

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Il risveglio fu dolce, più di quanto mi aspettassi. Ero stretta tra le braccia di Bucky, con la testa poggiata sul suo petto, entrambi coperti solo da un lenzuolo. Quando aprii gli occhi, Bucky dormiva: il viso rilassato come non gli avevo mai visto, alcune ciocche di capelli che gli ricadevano sul viso. Bello anche mentre dormiva. La stanza era fiocamente illuminata dai raggi solari, che penetravano appena attraverso le tende tirate e la sveglia sul comodino segnava le sette del mattino. Stavo prendendo la malsana abitudine di svegliarmi decisamente troppo presto. Spostai lentamente il braccio di Bucky che mi stringeva la vita e gattonai via dal letto, infilai la sua T-shirt della sera prima sopra la biancheria e restai a fissarlo per un tempo che mi parve infinito. Poi, aprendo lentamente la porta, uscii in corridoio e sgattaiolai in cucina silenziosamente, convinta che tutti stessero ancora dormendo. Peccato che, appena varcata la soglia, vi trovai Tony, poggiato all'isola e con un sacca piena di ghiaccio sulla fronte.
«Buongiorno...» mormorò, aprendo gli occhi soltanto per un secondo. Strabuzzai gli occhi e provai a nascondere le gambe nude dietro all'isola, poggiandomi al ripiano liscio coi gomiti.
«Cos'hai fatto alla fronte?» chiesi, inarcando un sopracciglio. Lui alzò del tutto lo sguardo su di me e spostò la sacca, rivelando un ematoma grande quanto un pugno che mi fece irrigidire.
«Diciamo che la cena non è andata come ci aspettavamo.» disse, scuotendo appena la testa. Strinse gli occhi subito dopo, probabilmente per il dolore, e poggiò di nuovo il ghiaccio sulla parte dolente.
«Cosa intendi?» chiesi, inarcando un sopracciglio. Lui sbuffò e si schiarì la gola. Aprì la bocca per parlare ma, al posto della sua voce profonda, ci fu un urletto isterico del tutto femminile. Mi girai di scatto incontrando Nat, che sorrideva come una bambina. Strabuzzai gli occhi e scossi appena il capo, come per dirle "non adesso" e lei sembrò afferrare il messaggio.
«Cosa diavolo gridi?» domandò Tony, guardandola in cagnesco. Lei liquidò la domanda con un gesto repentino della mano e mi affiancò, poggiandosi all'isola col bacino. Mi lanciò un'occhiata di sbieco e poi si concentrò su Tony.
«Le hai già raccontato tutto?» chiese, indicandomi con un cenno del capo. Lui alzò gli occhi al cielo.
«Stavo per farlo, quando tu hai gridato senza alcun apparente motivo.» disse, poi concentrò lo sguardo si di me. «Ieri sera eravamo nel bel mezzo della cena quando una parete della sala in cui eravamo è esplosa. Ci hanno attaccati, gli stessi che hanno fatto esplodere la Stark Tower e il mio laboratorio.» spiegò, poggiando la sacca col ghiaccio sul ripiano.
«E...?» chiesi, perché qualcosa mi diceva che non era finita lì. Nat sorrise sorniona.
«E abbiamo uno di loro. L'abbiamo interrogato per tutta la notte, ma non parla.» spiegò, incrociando le braccia al petto. Strabuzzai gli occhi a quella rivelazione.
«Avete uno di loro? Voglio vederlo.» dissi, annuendo alle mie stesse parole. Tony emise un verso strozzato.
«Non se ne parla.» disse, scuotendo lentamente il capo.
«E perché mai?» chiesi, inarcando un sopracciglio.
«Perché cercavano te, alla cena.» rivelò Nat, beccandosi un'occhiataccia da parte di Tony. Li guardai entrambi, facendo scivolare lo sguardo prima su uno e poi sull'altro, e sospirai.
«Un motivo in più per farmi parlare con questo tizio.» dissi, facendo spallucce. Nat sospirò, attirando il mio sguardo.
«In realtà, è una ragazza.» rivelò, stupendomi. Adesso ero ancora più curiosa.

La ragazza in questione doveva avere più o meno la mia età, aveva i capelli lunghi fino al bacino e neri come la pece mentre il suo incarnato era terribilmente pallido, quindi in netto contrasto con la sua chioma. Si dimenava sulla sedia su cui era stata legata ed urlava a squarciagola, come indemoniata.
«Da quanto fa così?» chiesi a Tony, che mi aveva accompagnato nei sotterranei, dove la tenevano. Mi ero dovuta vestire in fretta e furia ed avevo evitato lo sguardo curioso di Tony quando aveva capito che ero mezza nuda. Non sapevo neanche che esistessero i sotterranei lì al complesso, quindi ero rimasta abbastanza sconvolta dalla scoperta.
«Da quando l'abbiamo presa.» spiegò Tony, senza staccare gli occhi dalla ragazza. Annuii, sovrappensiero, e poi mi avvicinai leggermente al vetro che mi permetteva di vedere all'interno della stanza in cui si trovava la prigioniera.
«E come l'avete presa?» chiesi, notando i vari segni di colluttazione sparsi sul corpo.
«Steve le ha scagliato addosso delle macerie e lei vi è rimasta incastrata sotto. Ha una guarigione decisamente veloce.» spiegò Tony. Annuii alle sue parole e poi mi allontanai, diretta alla porta che mi avrebbe messo faccia a faccia con la sconosciuta. Tony mi afferrò per il polso e mi costrinse a girarmi verso di lui.
«Sei sicura?» chiese, fissandomi intensamente negli occhi. Annuii e gli sorrisi appena, poi varcai la soglia di quella piccola stanza priva di finestre e chiusi la porta alle mie spalle. Non appena la ragazza incontrò il mio sguardo si zittì e si fermò: i capelli le ricaddero scomposti sulle spalle e alcune ciocche davanti al viso e un sorriso sornione, che mi fece venire i brividi, gli spuntò sul viso. Mosse la testa di scatto per spostare le ciocche dal viso e piegò leggermente la testa di lato, osservandomi con attenzione.
«Non mi aspettavo saresti venuta, Elizabeth.» disse, con voce sottile, ridendo subito dopo.
«Perché?» chiesi, inarcando un sopracciglio. Lei rise di nuovo e scosse il capo.
«Non ti ricordi di niente...» disse, poi alzò lo sguardo su di me e sorrise sorniona «Alpha.» aggiunse, scuotendo il capo. Strabuzzai gli occhi a quella parola e, involontariamente, sfiorai il marchio alla base del collo. Mi avvicinai di qualche altro passo e m'inginocchiai davanti a lei.
«Perché cercavate me?» chiesi, fissandola dritto negli occhi azzurri. Lei mi guardò per attimi infiniti, in silenzio, poi diventò tutto d'un tratto triste.
«Perché lui ti rivuole e ci tratta male, perché non riusciamo a portarti di nuovo a casa...» sussurrò, poggiando la fronte alla mia.
«Come ti chiami?» le chiesi, sedendomi sul pavimento. La porta alle mie spalle si aprì di scatto e la ragazza alzò lo sguardo su chi era appena entrato, ovvero Steve. Mi girai a guardarlo anch'io e scossi il capo.
«Va tutto bene, Steve.» lo rassicurai, indicandogli poi la porta con lo sguardo. Tornai a guardare la ragazza che non aveva più l'espressione triste, bensì dura.
«Julia.» disse «Mi chiamo Julia.» ripeté, abbassando lo sguardo sulle scarpe sporche di detriti. Annuii.
«Julia, chi è che vi tratta male?» chiesi ma lei scosse il capo e cominciò a piangere, poi ricominciò a gridare ed io dovetti allontanarmi perché provava a colpirmi con le gambe. Mi alzai e uscii dalla stanza, incontrando subito Tony.
«Cosa ti ha detto?» chiese, ed io gli raccontai ogni parola. Poi lo seguii in soggiorno, dove ci aspettavano tutti, alcuni messi abbastanza male per l'attacco della sera prima, che attendevano novità. Raccontai tutto anche a loro e poi sprofondammo nel silenzio.
«Potrebbero essere le parole di una delirante.» esclamò Clint, facendo spallucce.
«Invece io non credo.» ribatté Visione, unendo le mani dietro la schiena. Annuii, perfettamente d'accordo con lui, e sbuffai.
«Voglio parlarci di nuovo.» esordii, ma Tony scosse immediatamente il capo.
«Scordatelo.» disse, ottenendo l'assenso di Steve e Bucky. Alzai gli occhi al cielo, indispettita.
«Ha parlato solo con me, perché non vuoi permettermi di...» mi bloccai e feci scivolare lo sguardo su tutti i presenti «Dov'è Marcus?» chiesi, inarcando un sopracciglio. Ci fu qualche attimo di confusione, in cui tutti mormorarono parole sconnesse tra loro, poi, capendo solo in quel momento, scattai verso il corridoio, diretta ai sotterranei. Mentre correvo a perdifiato immagini sconnesse mi scivolavano davanti agli occhi e all'improvviso ricordai quello che avevo visto durante l'allenamento con Nat, e qualcosa in più. Dietro di me, Tony mi seguiva senza perdere un colpo. Scesi le scale che portavano ai sotterranei e provai ad aprire la porta che dava accesso al corridoio dove si trovava la cella di Julie, ma era bloccata.
«Non si apre!» gridai, spingendo con tutta la forza che avevo. Investita da una rabbia che non riuscii a controllare, mi allontanai e puntai la mano verso la serratura, visualizzando nella mente la sua esplosione. La mano fu attraversata da una scarica e un'onda colpì in pieno la serratura, che esplose, facendo aprire la porta. Raggiunsi la cella e spalancai la porta, fermandomi subito dopo. Marcus era alle spalle di Julie con le mani sulle sue tempie e dalle grida che emetteva la poverina doveva fare davvero male.
«Cosa diavolo stai facendo?» gridai, mentre alzavo la mano verso di lui e un'onda lo allontanava, facendolo sbattere contro il muro. Marcus ricadde a terra privo di sensi e Tony gli si avvicinò immediatamente, per tenerlo d'occhio. Io, nel frattempo, m'inginocchiai davanti a Julie e le afferrai il viso con entrambe le mani.
«Cosa voleva da te, Julie?» chiesi, scuotendola appena. Aveva il fiatone ed era scossa da singhiozzi.
«Cancellare...» sussurrò appena, mentre le lacrime gli rigavano le guance.
«Cancellare cosa?» chiesi, trepidante. Lei sbatté svariate volte le palpebre e puntò lo sguardo su di me.
«Il suo nome...» sussurrò ancora, scuotendo il capo.
«Dell'uomo che vi fa del male?» domandai, collegando le parole. Nel frattempo, gli altri ci avevano raggiunto e fissavano la scena sbigottiti. Julie annuì, poi scosse il capo.
«Non ricordo... non riesco a ricordare.» disse, alzando la voce di qualche ottava. Le sorrisi appena e scossi il capo.
«Sta tranquilla, va tutto bene.» le dissi, per rassicurarla. Non sapevo perché, ma mi sentivo legata a lei. Lanciai un veloce sguardo a Nat che mi affiancò e poi prese il mio posto, presentandosi e provando a rassicurarla. Scivolai verso Marcus, ancora privo di sensi, e gli afferrai entrambi i polsi, tirai su le maniche della maglia che indossava e lo vidi, lo stesso marchio che avevo visto nel mio ricordo, lì, all'interno del suo polso. Era lui, il ragazzo nel ricordo, quello che combatteva al mio fianco.
«Omega.» sussurrò Tony, alle mie spalle. Sospirai e mi rialzai, poi mi girai per guardare tutti.
«Dobbiamo parlare.» dissi, incrociando le braccia al petto. Era arrivato il momento di dare delle risposte alle milioni di domande che mi affollavano la mente e visto che Julie non ricordava, Marcus avrebbe dovuto collaborare, con le buone o con le cattive.


-


«Non si è ancora ripreso?» chiesi, alzando di scatto lo sguardo su Bucky, entrato in quel momento nel soggiorno. Lui scosse il capo e si sedette al mio fianco sul divano, senza staccarmi gli occhi di dosso.
«Secondo te perché voleva farle dimenticare?» chiese, inarcando un sopracciglio.
«Non lo so. Sono solo così arrabbiata, perché Fury l'ha portato qui?» chiesi, perché all'improvviso la scusa dell'aiutarmi non reggeva più.
«Forse non lo sapeva nemmeno lui.» provò, facendo spallucce. Annuii e poi sospirai, poggiando la testa sulla sua spalla: ero improvvisamente esausta. Restammo così per un tempo infinito, poi Tony e Steve varcarono la soglia del soggiorno e si avvicinarono a noi.
«Possiamo interrogarlo, si è ripreso.» esclamò il primo, incrociando le braccia al petto. Mi alzai, per seguirli nei sotterranei, ma Steve mi sbarrò la strada.
«Forse è meglio che tu per adesso non venga, almeno finché non abbiamo delle risposte.» disse, senza guardarmi, poi puntò lo sguardo su Bucky «Vieni?» chiese, diretto a lui. Quest'ultimo si alzò e mi lasciò un bacio sulla tempia.
«Sta tranquilla.» sussurrò, per poi seguire gli altri due nel corridoio. Li vidi sussurrarsi qualcosa che non riuscii a cogliere, poi sbuffai e decisi che dovevo prendere aria. Percorsi il corridoio e raggiunsi l'uscita ad una velocità impressionante, mi rilassai solo quando fui fuori, col vento che mi colpiva il viso arrossato per l'esasperazione. Camminai per un po', persa nei miei pensieri, e mi addentrai un po' nel fitto bosco che circondava il complesso, allontanandomi dalla struttura. Mi sentivo mancare il respiro, nonostante fossi all'aria aperta. Poi, però, mi accorsi di essermi allontanata troppo.
«Principessa.» esclamò una voce maschile, all'improvviso, facendomi sobbalzare. Scattai sugli attenti, pronta a colpire chiunque si fosse fatto avanti. Qualcuno, però, mi colpì violentemente la nuca: persi l'equilibrio, finendo in ginocchio, e la vista mi si appannò. Qualcuno sbucò dagli alberi e si chinò davanti a me, per arrivare alla mia altezza: mi ritrovai faccia a faccia con un ragazzo giovane, dai corti capelli così biondi da sembrare quasi bianchi e gli occhi neri come la pece, così tanto che era impossibile distinguere la pupilla.
«Che vergogna. È stato così facile.» disse, sorridendo sornione. Provai a rialzarmi, ma il ragazzo si rialzò e, tirando indietro la gamba, mi colpì quasi all'altezza della tempia. Per quanto provai ad oppormi, caddi di lato priva di forze e con la vista oscurata.
Svenni, un grido d'aiuto bloccato in gola ed una sola domanda nella mente: cosa sarebbe successo, adesso?


Vorrei iniziare col chiedervi enormemente scusa per il ritardo, ma sono stata senza wifi per cambio di linea, ed è tornato solo adesso

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Vorrei iniziare col chiedervi enormemente scusa per il ritardo, ma sono stata senza wifi per cambio di linea, ed è tornato solo adesso. Mi dispiace davvero tardi e spero mi perdoniate. 
Spero anche che il capitolo vi piaccia e che me lo facciate sapere, come sempre. Vorrei ringraziarvi per le tantissime visualizzazioni, che sono arrivate quasi a settemila, e per le stelline, che sono tantissime. 
Questo è un capitolo di svolta per la storia, che adesso prenderà una piega... diversa. 
Aggiornerò il prima possibile, internet permettendo. 
Un Bacio, 
Lili

India Eisley è Julia


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Soldier. |Bucky Barnes/Avengers FanFiction|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora