Capitolo 4

4.9K 190 79
                                    

Dopo la Seconda Guerra Magica e quindi la morte di Albus Silente e di Severus Piton, la scuola era stata presa da Minerva McGonagall, anche attuale preside di Hogwarts, e così il posto di insegnante di Trasfigurazioni era andato al professor Julius Lloyd. Egli era stato ad Hogwarts parecchi anni prima e amava tantissimo insegnare e si poteva vedere da come, ogni volta che entravamo in classe, aveva un sorriso enorme.

"Benvenuti studenti a questo meraviglioso martedì mattina, come state?" disse il professore, non aspettando nemmeno la risposta dei suoi studenti. I suoi capelli erano dorati e il suo viso perfetto, senza alcuna imperfezione, così come anche il suo sorriso. "Oggi impareremo a..."

Non riuscii più a seguire le parole del professore per due ragioni: la prima era che ero tormentato da Cora, seduta al mio fianco, e secondariamente dal pensiero di cosa era successo la notte prima. Dopo quasi un'ora, la ragazza ancora non aveva smesso di chiedermi chi mi avesse dato quell'informazione, mentre il professor Lloyd muoveva la bacchetta in aria e ci chiedeva di prestare attenzione.

"Allora, Scorpius? Non è giusto che tu non me lo dica, sono la tua migliore amica!" continuava lei, mentre io scarabocchiavo sul mio quaderno. I disegni erano di ogni tipo: cerchi che aumentavano di misura, strani cuori e strane lettere.

"E' stato Albus, d'accordo?" sbottai alla fine, non riuscendo più a stare dietro le sue parole. 

Cora guardò un secondo il professore per assicurarsi che non li stesse guardando, ma lui era troppo impegnato a spiegare per badare alle ultime file della classe. Al nostro fianco c'erano due delle ragazze più popolari di Serpeverde: Rosalie Pucey, anche Battitrice della squadra di Quidditch, e Lucy Nott; e nella destra della stanza c'erano Maxwell Zabini e la sua ragazza Madalaine Farley. Tutte e due le coppie stavano parlando tra di loro senza dare peso alle parole del professore: per quanto io fossi una persona molto studiosa e attenta, e Trasfigurazione fosse anche la mia materia preferita, non potevo stare attento. Non in quel momento.

"A-Albus Potter?" disse lei ma quelle parole uscirono quasi in un sussurro. "Perché dovrebbe dirlo a te? E' risaputo che ti odia..."

Io sorrisi e sbuffai: era vero, mi odiava. Odiava che io stessi con sua cugina, odiava che io fossi in Serpeverde - a parer suo non rappresentavo bene la casa - e odiava anche solo il fatto di essere in dormitorio insieme. Allora perché mi aveva baciato? Perché stava cercando di farmi essere qualcosa che non sono? Perché non poteva semplicemente continuare ad odiarmi e a minacciarmi?

"Ieri notte è successo qualcosa, ma me ne vergogno e non..." sentii della lacrime scendere dai miei occhi: non avevo mai pianto di fronte a Cora, nemmeno quando mia madre era morta e mi era arrivato un gufo da mio padre per dirmelo. Tradire Rose, però, l'unica cosa che mi rendeva felice, e farlo senza neanche volerlo, mi faceva stare ancora più male. 

"Non ti devi vergognare con me, lo sai che sarò sempre al tuo fianco..." disse lei, mentre mi prendeva la mano e me la stringeva. Era questa la Cora che adoravo, quella che mi prendeva la mano e mi faceva sentire bene e amato da almeno qualcuno in quella stupida scuola. Prendendo un respiro profondo iniziai a scrivere ciò che era successo sul mio quaderno, non ancora in grado di parlarne a voce alta. Quando ebbi finito, passai il quaderno alla mia migliore amica, lei lo lesse e mi guardò, prendendomi poi in un abbraccio. Non c'era bisogno di parole, sapevamo entrambi che quelle non sarebbero bastate a estinguere il dolore e la paura che navigavano dentro di me.


Albus non si era fatto vedere fino all'ora di pranzo quando si era seduto al nostro tavolo vicino a Michael, un bel po' di persone lontano da me. Io e Rose non ci eravamo ancora visti poiché ci eravamo dati appuntamento nella nostra ora buca subito dopo e quello sarebbe stato il momento in cui le avrei raccontato ciò che era successo la notte prima. Lei, però, entrò nella Sala Grande con Albus e la cosa mi aveva preoccupato ancora di più: dove erano stati entrambi tutta la mattina? Albus le aveva già raccontato tutto? Cosa sarebbe successo?

La ragazza, però, sorrideva e non sembrava affatto triste o preoccupata, Albus, invece, aveva in viso un leggero disfacimento generale. Rose mi salutò anche, lanciandomi con la mano un bacio volante e sorridendomi: decisamente non sapeva nulla. 

Io cercai di lasciare i cattivi pensieri al di fuori di me, ma durante il pranzo, anche se Cora cercava di distrarmi parlando della lettera che aveva ricevuto da sua madre il giorno prima, non riusciva nel suo intento perché i miei occhi correvano sempre da Albus. Cosa aveva detto a Rose? Perché non era venuto a lezione quella mattina? Cosa aveva fatto? Perché mi aveva baciato? Erano troppe domande e tutte senza risposta: ma io ne volevo una. 

Cora mi stava ancora parlando mentre io mi alzai, diretto verso Albus e Michael che mangiavano parlando piano, quasi in sussurri. Anche Michael non sembrava essere la persona più felice al mondo, con le borse enormi sotto gli occhi e il viso sfatto dalla sera precedente, così come i capelli arruffati che non si era pettinato quella mattina. 

"Ti devo parlare, Albus..." riuscii a dire mentre entrambi alzavano la testa per guardarmi: Michael mi sorrise con pietà, quasi sapendo a cosa stavo andando in contro e augurandomi buona fortuna; Albus era solo sorpreso. "E devo farlo adesso..."

Lui posò la forchetta sul piatto e con un gesto del capo salutò Michael. Prese poi il suo zaino e insieme ci dirigemmo verso l'esterno: Cora mi guardò con preoccupazione e Rose, dall'altra parte della Sala, mi scoccò un'occhiata di mera felicità nel vederci insieme.

Fuori piovigginava ma noi non osammo andare oltre la porta principale del castello. Albus aveva le braccia incrociate al petto e mi osservava con presunzione mentre sull'angolo della sua bocca c'era una macchia di sugo rosso che mi fece sorridere. Perché stavo sorridendo di una cosa del genere? No, io non sorridevo per cose del genere e soprattutto non sorridevo di fronte ad Albus. Cercai di riprendermi e tornai con il mio sguardo serio.

"Allora? Non ho tutto il giorno, Malfoy!" disse lui, impaziente. Il suo corpo dava tutta l'impressione di non voler essere lì, ma io avevo talmente tante domande che non sapevo nemmeno da dove iniziare.


losing my mind | a scorbus love storyWhere stories live. Discover now