Capitolo 14 (FINE)

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All'interno della Sala Comune non c'era nessuno, tranne una coppia seduta su una delle poltrone verdi. Inizialmente credetti che fosse qualcuno degli anni inferiori, fino a notare i capelli ricci e biondi di Cora, la quale era insieme a Michael Parkinson. Ero così felice che fosse finalmente riuscita a trovare qualcuno con cui passare le sue giornate e che fosse felice anche lei.

Al sentire dei passi, la nuova coppia si voltò e, al vedere le nostre mani intrecciate, entrambi espressero un tono sorpreso. Michael probabilmente sapeva delle avventure con gli uomini di Albus, ma non si sarebbe mai aspettato di ritrovarlo mano nella mano con qualcuno e per di più proprio con me; Cora, invece, non poteva neanche sospettare che io fossi attratto dagli uomini, avendo sempre espresso il mio interesse per le ragazze e poi con il mio fidanzamento con Rose.

"Che succede?" chiese lei mentre si alzava dalla poltrona e si dirigeva verso di me. "Ti ha in qualche modo incastrato? Devo chiamare qualche professore?"

"Calmati, Wood..." ribatté Albus, utilizzando il tono saccente e odioso che aveva usato per tutti quegli anni. Io li strinsi la mano, per fargli capire di smetterla, per ricordargli cosa era appena successo. Lui si voltò verso di me e mi sorrise. "Volevo dire, calmati Cora... abbiamo solo chiarito la situazione e ora, credo dovremmo parlare, direi però di aspettare domani."

Il ragazzo mi lasciò la mano, ma prima di correre verso il dormitorio del settimo anno, si fermò e mi diede un bacio sulle labbra: dolce ma casto. Appena fu fuori dalla nostra vista, Cora mi iniziò a bombardare di domande su cosa era successo e io cercai di spiegarle il più possibile: dopo una mezz'ora di spiegazioni, lei mi guardò incredula e mi abbracciò. E io sapevo di non aver bisogno di altro.


Il giorno dopo, Albus non era in dormitorio quando mi svegliai e neanche nella Sala Comune di Serpeverde. Era, però troppo presto per andare a fare colazione così mi decisi a fare una cosa che non mi sarei mai immaginato di fare: scrivere una lettera a Draco Malfoy. In cuor mio sapevo che, se tutto fosse andato bene con Albus, non sarei riuscito a parlargliene di persona e l'unico modo che avevo era di scriverlo su carta. Ero anche a conoscenza che era un modo molto impersonale e da codardi, ma d'altro canto, Grifondoro non era mai stata una opzione.

Presi un pezzo di pergamena e un pennino e iniziai a scrivere, lasciando che le parole fluissero dalla mia mente, alla mano e verso il pezzo di carta.

"Caro padre,

so che questa lettera sarà una sorpresa per te ma ti prego di leggerla fino alla fine perché voglio spiegarti cosa è successo negli ultimi mesi della mia vita e voglio cercare di farti capire che non sto impazzendo, ma che questo è semplicemente ciò che sono.

Da tre mesi, più o meno, frequentavo Rose Weasley e non te l'ho detto perché so quanto il tuo odio represso verso quella famiglia sia ancora lì, pronto a scoppiare da un momento all'altro anche se tu non vuoi darlo a vedere. Comunque, mi frequentavo con lei ed ero felice finché la mia vita non è cambiata a causa dell'incontro più ravvicinato con suo cugino, Albus Potter, altro nome che so non ti farà molto piacere sentire.

Non ti voglio spiegare tutto, ma devi solo sapere che la conoscenza di Albus mi ha fatto comprendere qualcosa che era sempre stato latente dentro di me e che non avevo mai avuto il coraggio di ammettere né a me stesso, né al mondo principalmente per paura del tuo giudizio. So che sei cambiato molto in questi anni, che dopo la Guerra sei diventato più tollerante, ma la paura c'è sempre stata dentro di me: ho avuto paura del tuo giudizio per ogni minima cosa ed è per questo che per anni ho vissuto nell'ombra di chi tu volevi che io fossi e non di chi ero davvero.

Grazie ad Albus e a Rose, però, ho capito cosa c'era di celato nel mio cuore: sono gay. Non c'è altro modo per dirlo, non voglio indorare la pillola: questa è la verità. So che non ne sarai fiero, so che probabilmente strapperai questa lettera dopo averla letta e forse non mi vorrai più parlare, ma dovevi saperlo. Ho smesso di vivere nella menzogna, ora vivrò nella verità.

Spero capirai,

Scorpius Malfoy"

Non rilessi neanche la lettera, non ne avevo il coraggio. La piegai, la misi in una busta e mi diressi verso la Guferia: in giro non c'era nessuno, se non qualche fantasma passeggero. La strada era lunga, ma dopo una decina di minuti arrivai dentro la piccola torre dove un centinaio di gufi dormivano o mangiavano. Con loro, però, c'era anche una persona: Albus Potter si era rifugiato lì e senza volerlo si era imbattuto in me.

"Ciao..." dissi io, facendolo sobbalzare. Non mi aveva nemmeno sentito entrare o salire le gradinate, troppo impegnato nei suoi pensieri. Lui non mi rispose, mi guardò e basta, così decisi di cercare il mio gufo e di spedire quella maledetta lettera. Anatole, il gufo completamente nero che mi aveva regalato mio nonno per i miei undici anni, sedeva mezzo addormentato sulla destra della Guferia: con un tocco lo svegliai e gli porsi la lettera mentre, con quello che sembrò uno sbuffo, prese il volo perso casa Malfoy.

"Per chi è quella lettera?" chiese infine Albus mentre io guardavo l'orizzonte, sperando che Anatole tornasse presto con una risposta.

"Per mio padre... gli ho detto tutto" ribattei io, voltandomi per guardare Albus. "Anche di noi e credo che dovremmo parlarne."

"Già, lo credo anche io... ma credo che a volte le parole non bastino..." rispose, prima di iniziare a baciarmi con passione.


L'ultimo giorno ad Hogwarts era arrivato e tutti i ragazzi dell'ultimo anno, dopo essere tornati all'Hogwarts Express con le stesse barche che avevano usato il primo anno, stavano salendo sul treno che li avrebbe riportati a casa. Rose Weasley era in compagnia di suo fratello e sua cugina e i tre chiacchieravano allegramente, parlando delle vacanze che avrebbero passato insieme a Villa Conchiglia, insieme a Victorie, Dominique e Louis; un po' più avanti Cora era stretta Michael e i due si sussurravano parole dolci mentre salivano su una delle carrozze del treno.

Albus e io eravamo saliti sulla stessa barca ma per tutto il tempo non avevamo detto nulla. Quella mattina stessa, Anatole aveva portato una lettera da mio padre e io ancora non l'avevo aperta.

"Lo sai, se tuo padre non ti vuole più a casa, puoi venire a vivere da me... sono certo che mia madre ti adorerà!" aveva detto Albus prima di salire sulla barca, cercando di consolarmi e di farmi sorridere ma non c'era riuscito. Durante le ultime settimane ad Hogwarts, io e lui eravamo diventati ufficialmente una coppia e avevamo iniziato a dormire nello stesso letto tutte le notti. Il mio corpo era pieno di felicità perché stare con lui mi rendeva la persona più gioiosa del mondo e d'altro canto, anche lui sembrava felice.

Gli avevo promesso, però, che avrei aperto al lettera prima di salire sul treno ma avevo troppa paura. Mio padre ci aveva messo settimane per rispondere alla lettera, cosa mai ci poteva essere scritto? Perché ci aveva messo così tanto? Non potevo, però, vivere nell'incertezza, così, decisi di aprire la lettera: dentro la busta il foglio di pergamena era quasi vuoto, non c'erano scritte molte parole e quando l'aprì le lessi a voce alta, tra una lacrima e l'altra.

"Ti voglio bene e te ne vorrò sempre, non mi importa chi ti porti a letto, l'importante è la tua felicità." lessi a voce alta, prima di baciare Albus e salire sul treno, salutando Hogwarts per l'ultima volta.





ANGOLO AUTRICE:

Salve a tutti e grazie per aver letto la mia storia su questi due personaggi che io tanto amo: ovviamente non sarà l'ultima quindi state connessi!

Grazie ancora e alla prossima,

Sara <3

losing my mind | a scorbus love storyWhere stories live. Discover now