Spiegazioni

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Newt e Thomas ormai avevano rafforzato il loro legame, e si trovavano sempre a stare insieme.
Anche la sera, dopo che tutti erano andati a letto, uscivano furtivamente dalla stanza per rifugiarsi e stare da soli.
Solitamente parlavano ma gli capitava anche di fare qualche stupido gioco come quello di guardarsi negli occhi e non ridere.
E lì Thomas perdeva sempre, perchè si smarriva in quegli occhi color nocciola, tanto da dimenticarsi della sfida e ridere alle pessime battute di Newt.
Ogni volta si rendeva sempre più conto che doveva parlargliene, che forse non era una cosa normale che volesse così bene ad un amico.
Ma in fondo lui aveva dieci anni e il biondino undici ed era convinto che se lui non conoscesse la risposta allora era lo stesso per l'amico.

Una sera, molto tardi, i due si apprestarono ad uscire dalla stanza quando Newt bisbigliò a Thomas: «Forse è un pò troppo tardi Tommy, facciamo domani sera? »
«No, non ho sonno » ribattè il più piccolo.
«Come vuoi, ma poi non dirmi che vuoi andare a dormire perchè non ti reggi in piedi » lo ammonì lui.
«Tranquillo » disse con voce di sfida.

Seduti sul pavimento dello sgabuzzino i due cominciarono a parlottare di nulla in particolare, quella sera non avevano nessun argomento di cui discutere. A quel punto Thomas, tutto d'un tratto, si buttò di peso su Newt facendolo cadere a terra; la sua intenzione era quella di giocare alla lotta.
«Ah sì? Adesso ti faccio vedere io stupido marmocchio » disse il più grande sollevandolo dal suo petto.
Certo,quello non era per nulla il posto adatto per giocare alla lotta, ma si stavano divertendo e non se ne curarono affatto.
Quel gioco però stava diventando troppo movimentato, tanto che Thomas fece cadere dei manici di scopa per terra e a quel punto i due si immobilizzarono spaventati dal forte rumore.
Newt era sdraiato per terra e Thomas lo guardava
Caspio quanto era bello...
Si stupì di quel suo pensiero ma non voleva farglielo notare.
Improvvisamente però Newt gli fece lo sgambetto facendolo cadere su di lui; e il moro, per evitare di schiacciarlo, tese le mani prima che si schiantasse sul corpo dell'amico disteso sotto di lui.

I loro visi erano così vicini...
Poi entrambi, data la situazione un pò imbarazzante, si misero a ridere e Thomas si lasciò andare per terra accanto a Newt.
Passarono un paio di minuti prima che smettessero di ridere.
Thomas lo fece più che altro perchè aveva tanto sonno, e stare sdraiato non lo aiutava per niente.
In quel momento si rese conto che prima stava dormendo in piedi e ora aveva tanta voglia di riposarsi un pò.
Non lo voleva fare notare a Newt, ma non resistette e si accucciò sul suo fianco, ormai esausto.
Prima di addormentarsi sentì il biondino accarezzargli i capelli, e a quel suo gesto Thomas fece un sorriso, sicuro che Newt non lo avrebbe visto.
Stava così comodo, in quel momento non avrebbe voluto essere da nessun'altra parte se non accanto al suo migliore amico; ormai era certo del fatto che per lui Newt era qualcosa di più, qualcosa di cui hai bisogno per vivere, qualcosa di cui non puoi fare a meno.

La mattina seguente Thomas si svegliò; era sul suo letto, probabilmente Newt lo aveva portato in braccio dallo sgabuzzino fino alla camera.
Si girò verso il suo letto, ma lui non c'era.
Andò in mensa e lo trovò seduto da solo in un tavolo, aveva un'espressione avvilita e lo sguardo perso nel vuoto.
Si avvicinò e lo salutò, ma Newt non lo guardò e disse con una voce cupa: «Và via Tommy »
Dopo quella frase il mondo gli crollò addosso.
Perchè mi sta parlando in questo modo?
Ho fatto qualcosa di male?
Mille domande tempestavano la sua testa ma nessuna di queste riusciva a venire fuori dalla sua bocca.
«M-ma Newt... » riuscì a balbettare.
«Per favore Tommy, non dovresti memmeno starmi accanto in questo momento »
Thomas era davvero triste, perchè mai il suo migliore amico avrebbe dovuto dirgli una cosa del genere?
«Ho fatto qualcosa di male? » gli chiese alla fine.
«No, è che... »
Era evidente che non ne voleva parlare, ma Thomas era un ragazzino ostinato e lo avrebbe fatto parlare  con le buone o con le cattive.
«Newt, ti prego parlami. Non puoi uscirtene così, voglio una spiegazione»
«Il fatto Tommy è che la gente parla »
Cosa vuole dire?
Di cosa accidenti parla la gente?
«Parla.... di noi» disse infine.
«I-in che senso? » biascicò il moro.
Newt sospirò, come se fosse arrabbiato per il fatto che Thomas non capisse al volo quello che stava provando a dirgli.
«Ieri sera, dopo che ti ho portato al tuo letto, Gally si è accanito su di me dicendomi che lui sa cosa stiamo facendo, che sa cosa siamo e che lo racconterà agli altri, cosa che evidentemente ha già fatto perchè è da stamattina che nessuno mi rivolge la parola e tutti mi ridono dietro. E se vuoi che non lo facciano anche con te stammi lontano»
Thomas era triste per Newt, ed ora era ancora più convinto di odiare Gally.
Ma c'era ancora una cosa che non capiva
«Che cosa siamo noi?» chiese, ma si accorse troppo tardi di averlo detto ad alta voce quando invece non aveva alcuna intenzione di dirlo per non sembrare stupido agli occhi del più grande.
«Gay Tommy, quando ad un ragazzo piace un altro ragazzo »

Improvvisamente Newt diventò tutto rosso e cominciò a girarsi i pollici.
Thomas non sapeva cosa dire, non aveva mai sentito in vita sua quella parola, ma si chiese se effettivamente Gally si sbagliasse.
A Thomas Newt piaceva un sacco, ma non sapeva ancora in che modo.
Non sapeva se quel "piace" che disse il suo amico doveva essere inteso come un "gli piace come persona" o come quando ad una ragazza piace un ragazzo.
«E prima che tu me lo chieda, quel piace che ho detto deve essere inteso come amare » disse Newt leggendogli nel pensiero.
Detto questo il biondino si alzò dal tavolo e se ne andò, lasciando Thomas ancora più confuso di prima a combattere con i suoi dubbi.

Newtmas || Ricordi svaniti nel nulla ||Where stories live. Discover now