Scelte per frustrazione

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Thomas stava passando un'altra noiosa giornata davanti al suo monitor; qualche volta si distraeva pensando alla ragazzina che avava visto la sera precedente, ma quando si rendeva conto che non c'era molto su cui rimuginare tornava a guardare lo schermo.
Era quasi l'ora del tramonto, Minho e i velocisti erano appena rientrati nella Radura e gli altri ragazzi non stavano facendo nulla di importante, se non che alcuni stavano accendendo il fuoco per il falò serale.

Thomas notò che Newt era seduto su un tronco d'albero e si guardava le mani, aveva un'espressione molto cupa e certe volte si grattava la nuca.
Sembrava in una posizione assorta, e Thomas credeva di sapere cosa stesse passando per la mente del biondino; in quegli ultimi mesi un paio di ragazzi erano morti per l'ansia o perchè non ce la facevano più e lui si sentiva terribilmente in colpa perchè era sicuro che avrebbe potuto aiutarli, si sentiva frustrato perchè non sapeva per quale motivo erano stati rinchiusi là dentro e sicuramente anche per la perdita dei ricordi.

Ad un tratto si alzò e si diresse verso una delle porte che portavano dentro il Labirinto; si guardò un pò attorno per essere sicuro che nessuno lo stesse guardando e superò la porta.
Thomas stava cominciando ad agitarsi, tanto che istintivamente assunse una posizione più composta e rigida.
Newt era entrato qualche volta nel Labirinto con Minho e altri ragazzi, ma non aveva idea del perchè lo stesse facendo da solo e soprattutto quando mancava solo qualche ora alla chiusura delle porte.
Il biondino aveva cominciato a correre; svoltò a sinistra, poi a destra e poi di nuovo a sinistra.
Sembrava che sapesse esattamente dove andare e non si fermò nemmeno per prendere fiato.
Dopo qualche minuto si fermò davanti un muro ricoperto quasi interamente di rampicanti.
Appoggiò entrambe le mani al muro ed esse scomparvero nella fitta vegetazione che lo ricopriva, guardò a terra e poi sollevò lo sguardo allungando il collo come se volesse vedere la cima della parete.
In un attimo aveva proteso le mani e aveva iniziato ad arrampicarsi, tutto ciò fece tremare di paura Thomas.
Che aveva intenzione di fare?

Newt stringeva un rampicante che gli permetteva di issarsi abbastanza in alto per trovare con i piedi un punto d'appoggio da qualche parte nella pietra.
Si muoveva così velocemente che la faceva sembrare un'azione semplice.
Raggiunse il punto in cui i rampicanti terminavano, e Thomas sapeva che non avrebbe più potuto continuare.
Poi ad un tratto Newt girò la testa verso la telecamera e per la prima volta, dopo tanti mesi, Thomas potè riguardarlo negli occhi, come sempre si perse in essi ma fu risvegliato dalla voce di Newt.
«Io non so chi voi siate, ma spero che vi stiate divertendo a guardarci soffrire. Adesso ve la faccio pagare »
In un attimo Newt aveva mollato la presa dai rampicanti e si era dato una spinta con entrambi i piedi; precipitò per quasi sette metri di altezza e Thomas istintivamente chiuse gli occhi, udì solo il tonfo del suo corpo entrare violentemente in contatto con il terreno.
Il moro aprì lentamente gli occhi,ma non era sicuro di volerlo fare;alla fine si convise e guardò il monitor.
Newt era riverso su un fianco con una gamba sollevata e stretta tra le braccia.
Si dondolava avanti e indietro gemendo, quei gemiti però si erano trasformati in singhiozzi, un pianto così profondo e doloroso che strinse il cuore a Thomas.
All'improvviso Newt si lasciò sfuggire un grido d'angoscia, e poi si mise ad urlare.
«Vi odio! Vi odio tutti! Spero che andiate all'inferno! »
Thomas non ce la faceva più, avrebbe voluto spegnere il computer, ma prima voleva essere sicuro che qualcuno lo avrebbe aiutato.
Passarono un paio di minuti e vedere Newt che continuava a dondolarsi senza smettere di singhiozzare provocò in Thomas una tristezza tale che fece sì che qualche lacrima gli solcò il viso.
Era davvero distrutto per la situazione del suo Newt, e vederlo in quello stato, dopo aver tentato il suicidio, non lo aiutava per niente.
«Mi dispiace» aveva sussurrato tra un singhiozzo e l'altro, consapevole che il biondino non l'avrebbe sentito.
Qualche minuto più tardi nell'inquadratura spuntò Alby che correva come un forsennato, sicuramente perchè si era accorto della scomparsa del suo amico.
Non appena lo vide sbiancò.
«Newt! Che ci fai qui!? »
Thomas tirò un sospiro di sollievo e non appena il ragazzo dalla carnaggione scura sollevò da terra Newt spense il computer sicuro che Alby lo stesse riportando al sicuro nella Radura.
Non poteva tollerare di vedere un secondo di più.

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