Le persone non sono quello che credi

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«Nessuno mi aveva mai parlato di quel coso! » urlò Thomas alla dottoressa Paige.
Era entrato nel suo ufficio senza nemmeno bussare, ma non gli importava più di tanto, era pervaso da una rabbia così impetuosa che nemmeno riusciva a pensare lucidamente.
«Come prego? » chiese la dottoressa con una calma inaudita.
«Quella bestia! Quella dentro il Labirinto! » sbottò Thomas.
«Intanto ti chiedo di calmarti, non ho intenzione di tenere una conversazione in questo modo»
Lo informò lei.
Dopo aver aspettato che il ragazzo si calmasse cominciò a spiegare.
«Quella bestia si chiama Dolente e fa parte del Labirinto »
«Ha quasi ucciso un ragazzo » la interruppe Thomas cercando di contenere la rabbia.
«È questo il suo scopo, deve far sviluppare la zona della violenza nel cervello dei ragazzi »
La freddezza con cui la dottoressa Paige diceva quelle cose era spaventosa. Era possibile che non le importasse nulla che un ragazzo avesse rischiato la vita?
«Purtroppo Thomas credo che questo non sarà l'unico caso »
Stava scherzando vero?
«C'è bisogno di qualche sacrificio da parte dei tuoi amici per permetterci di trovare una cura che salverà l'intero pianeta »
«Voi non avete alcuna pietà » disse mettendo in quella frase tutto l'odio che riusciva a mostrare.
«Thomas, tu non capisci; c'è in gioco la salvezza del mondo intero. So che magari ti sembrerà sbagliato, ma tu non hai visto quello che c'è là fuori, tu non hai visto persone a te care morire davanti ai tuoi occhi »
Thomas continuava a guardarla male; forse aveva ragione, ma non riusciva a credere che i suoi amici dovessero subire tutto quello per poter salvare il mondo.
Ci doveva essere un'altra soluzione, no?
«Bene, se non hai nient'altro da chiedermi puoi uscire »
Thomas era davvero allibito, la donna che credeva fosse la più simpatica tra tutti quei medici non era altro che una di loro; insensibile, fredda e distaccata.

Per quel giorno ne aveva abbastanza, andò nella camerata e si distese sul letto.
Avrebbe voluto entrare nel Labirinto per spiegare ai suoi amici che tutto quello che stavano passando era solo un test, che dovevano tenere duro, che avrebbero salvato l'umanità; ma ripensandoci non ne era convinto nemmeno lui al cento per cento.

Ogni giorno che passava Thomas si sentiva sempre più triste, ogni settimana che passava si sentiva più solo, ogni mese che passava si sentiva sempre più distante da Newt; e senza accorgersene era già passato un anno.

Cercava il più possibile di stare lontano dall'uomo-ratto e dalla dottoressa Paige, perchè non voleva avere niente a che fare con quelle persone, ma si rese conto che ormai faceva parte di loro, perché li aveva aiutati a creare quel maledetto Labirinto; e anche se gli avevano nascosto la costruzione dei Dolenti Thomas si sentiva in colpa per tutto quello che i suoi amici stavano passando.
Non si ricordavano tutto quello che era accaduto prima del Labirinto, vivevano alla giornata non sapendo cosa il futuro gli avrebbe riservato, non sapevano nemmeno se ci sarebbe stato un futuro per loro.
Ed era per questo motivo che ogni sera, quando Thomas spegneva i monitor e andava a sdraiarsi non riusciva a smettere di sentirsi in colpa.

Passò un altro mese, e la dottoressa Paige gli aveva chiesto se voleva andare a vedere il ragazzo che sarebbe stato spedito nel Labirinto.
Più che chiesto glielo impose, quindi il ragazzo non ebbe scelta.
Rimase pietrificato quando vide entrare nella stanza Chuck.
«Avete veramente intenzione di mandarlo là? » chiese alla dottoressa infuriato.
«Affermativo »
«Ma Chuck è solo un ragazzino! V-voi n-non potete farlo! »
«Possiamo eccome Thomas »
Il tono di voce della donna stava cominciando a dargli sui nervi.
«Non mi avete nemmeno permesso di salutarlo! » sbottò lui.
«Non ti è bastato tutto il tempo che hai avuto con Newt per caso? »
Quella frase lo spiazzò.
Lei sapeva di loro due...
«C-che intende dire? »
«Sai bene cosa intendo Thomas, ti sembriamo degli stupidi per caso? Ti abbiamo osservato in questi anni, abbiamo osservato tutti voi »
Thomas stava cominciando ad avere paura, indietreggiò fino ad arrivare con le spalle al muro.
Stava cercando di rispondere in qualche modo, ma incespicava sulle sue stesse parole.
Ma era ostinato a non dargliela per vinta, tirò su col naso e si fece avanti a grandi passi.
«Tutto quello che vi importa è di trovare quella dannata cura! Voi non vi fate nessuno scrupolo a sacrificare dei ragazzini! Siete dei mostri! »
Si era avvicinato così tanto alla donna che non fece in tempo a vedere i due uomini che erano appena entrati nella stanza impugnando dei fucili.
Uno di loro lo prese per una spalla allontanandolo dalla dottoressa, ma Thomas, con una velocità che non credeva di possedere, si girò e gli diede un pugno sul naso.
L'uomo lo lasciò e si portò entrambe le mani sul naso che ora stava sanguinando, ma Thomas non fece in tempo a godere di quella sua piccola vittoria che si sentì pervaso da una fortissima scarica elettrica.
Era così stordito che non riusciva a reggersi in piedi e cadde a terra in malo modo.
Quelle scariche elettriche erano così dolorose che gli offuscarono anche la vista e faceva fatica a tenere gli occhi aperti.
«Portatelo via di qui »
Sentì a malapena la voce della dottoressa e subito dopo si sentì sollevato da terra.
Prima di essere portato fuori dalla stanza guardò dall'altra parte del vetro e vide Chuck disteso sul lettino di metallo già sedato.
Gli avevano portato via Newt, e adesso stavano facendo la stessa cosa con Chuck.
Una lacrima gli uscì dall'occhio e subito dopo calò nell'oscurità, forse era svenuto o forse era morto, non se ne curò più di tanto.

Newtmas || Ricordi svaniti nel nulla ||Where stories live. Discover now