3. The one with the cave.

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Poggiato col fianco contro il muro, Louis osservava Harry da lontano con un piccolo sorriso sulle labbra. Il riccio si guardava costantemente intorno come se stesse cercando qualcuno, e in quel caso cercava proprio il più grande che era lì fermo a fissarlo da qualche metro di distanza da almeno cinque minuti. Harry quella mattina indossava una canottiera bianca, con al lato una breve frase che Louis solamente poco dopo riuscì a decifrare, infilata in degli stretti bermuda di jeans. Gli occhiali da sole erano sistemati tra i corti ricci in modo tale da tenerli fermi, la bandana blu di Louis era sempre intorno al suo collo come se ormai quello fosse il suo posto fisso, le sue labbra erano corrucciate e la fronte corrugata mentre spostava lo sguardo prima a destra e poi a sinistra. Louis si morse il labbro inferiore quando Harry prese il cellulare solamente per qualche secondo, riponendolo poi nella tasca dei pantaloni, molto probabilmente per controllare che ore fossero e verificare quindi di essere in perfetto orario. Colui ad essere in ritardo di soli quattro minuti era Louis, ma nessuno poteva biasimarlo se decise di fermarsi in disparte ad osservarlo per un po', prima di sospirare ammaliato e staccarsi finalmente dal muro per avvicinarsi. Harry lo intercettò dopo qualche secondo e gli sorrise subito ampiamente, salutandolo con un cenno della mano. «Ehi!» gli disse, sorprendendo Louis quando si piegò leggermente verso di lui per dargli un piccolo bacio sulla guancia, proprio come il liscio aveva fatto la notte prima. «Buongiorno» sussurrò poi, tornando dritto e guardandolo negli occhi.

Louis sorrise a sua volta, imbambolandosi quando si ritrovò a fissare quel viso da quella ristretta vicinanza e non più da qualche metro di distanza. «Buongiorno. Sei pronto per la nostra seconda tappa? Hai già fatto colazione?»

Harry si morse le labbra eccitato da cosa quella giornata aveva in serbo per lui e annuì. «Si, ho fatto colazione in hotel. Tu, invece?» il riccio lo guardò titubante e in imbarazzo. «Avevi pensato di fare colazione insieme? Mi dispiace, non ci h-»

«Harold» Louis lo interruppe subito, prendendogli entrambe le mani e scuotendo la testa. «Stai tranquillo, abbiamo tempo per fare colazione insieme. Adesso andiamo, ci aspetta un bel viaggio e sono contento che tu oggi abbia messo delle scarpe da ginnastica. Ottima scelta» gli lasciò le mani e indicò le sue scarpe col capo, prima di ridacchiare e fargli cenno di seguirlo. Harry rimase però fermo sul posto, piuttosto scombussolato per il gesto appena compiuto dal ragazzo. Le loro mani erano state unite per qualche secondo ma quelle di Louis erano proprio come si aspettava che fossero: delicate e sottili e quasi aveva avuto voglia di portarsele alle labbra per lasciarci piccoli e impercettibili baci. «Harry? Che cosa stai aspettando?» Louis lo richiamò con un sorriso divertito nel notare il volto sconvolto del più piccolo, capendolo perfettamente perché anche lui continuava ad avvertire tra le dita le sue mani lisce, colme di anelli che avrebbe tanto voluto studiare per scoprire se avessero un significato, ascoltandolo parlare con quel suo modo lento e rauco di loro, senza mai interromperlo, senza mai annoiarsi.

Harry lo raggiunse e gli mostrò un piccolo sorriso. «Quindi dove andremo?» chiese, per evitare di continuare a pensare alle dita del maggiore.

«Andremo nel paese in cui vivo, Anacapri. E sono sicuro che ti piacerà il posto in cui poi ti porterò.»

«Intendi quindi casa tua?» Harry azzardò e lo provocò, sorridendo in maniera maliziosa per un motivo ben preciso. Aveva bisogno di capire se Louis fosse sulla sua stessa lunghezza d'onda, se anche lui volesse ciò che voleva lui. Aveva soprattutto bisogno di esserne certo così da non illudersi.

Louis sollevò entrambe le sopracciglia per quella inaspettata intraprendenza e ridacchiò, spostandosi la frangia dalla fronte con una mano. «A quella tappa ci arriveremo più in là Harold, non avere fretta» voltò il capo verso il ragazzo che gli camminava accanto e che proprio in quel momento fece lo stesso, entrambi esibendo un sorriso divertito. «Piuttosto, parliamo della tua ispirazione» cambiò argomento, tornando a guardare di fronte a sé. «Come sta andando?»

Somewhere in Southern Italy.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora