15. The one where it's time to say goodbye.

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Harry e Louis passarono gli ultimi tre giorni stando costantemente insieme, dividendosi solo quando il più grande doveva andare al lavoro. Il mattino del terzultimo giorno, Louis aveva portato Harry verso il sentiero di Pizzolungo, in modo tale da visitare l'Arco Naturale. Il più piccolo fu sorpreso di scoprire che quella struttura rocciosa in forma di arco, si era formata per cause naturali. Il pomeriggio si erano poi spostati verso la Grotta di Matermania. Il penultimo giorno, invece, i due percorsero il sentiero dei Fortini, concedendosi un tuffo una volta arrivati, per rinfrescarsi dopo quel faticoso cammino.

L'ultimo giorno, come di consueto, si svegliarono nudi l'uno tra le braccia dell'altro e quella volta, più dei precedenti giorni, sembrarono non volersi staccare, sembrarono non voler lasciare andare l'altro per nessun motivo al mondo. E quando Harry fece finalmente per allontanarsi, lasciando così andare il più grande che doveva andare al porto da Ciro come ogni mattina, Louis lo fermò, spingendolo nuovamente sul suo petto per stringerlo ancor più forte di prima, nascondendo il naso tra i suoi capelli. «Non ci devo andare» mugugnò, assonnato.

Harry sollevò il volto dall'incavo del suo collo per guardarlo confuso. «No?»

Louis scosse la testa e sospirò, chiudendo gli occhi. «Oggi niente lavoro, né da Ciro né al bar» il più piccolo sollevò lo sguardo per guardarlo negli occhi, notando così quanto fosse serio. «Mi dedicherò soltanto a te, per tutta la durata di questa giornata. Riuscirai a sopportarmi?» ridacchiò per mascherare la tristezza con la quale si era svegliato quella mattina, pensando che quella sarebbe stata l'ultima volta in cui avrebbe respirato il profumo di Harry, l'ultima volta in cui, una volta aperto gli occhi, si sarebbe trovato di fronte il volto rilassato di Harry.

Quest'ultimo gli fece un piccolo sorriso, tornando a poggiare la guancia sulla sua spalla, sospirando malinconicamente quando toccò il ciondolo della campanella che Louis non aveva mai tolto dal suo collo e che lui stesso gli aveva regalato, qualche settimana prima. «Grazie» sussurrò, mordendosi forte il labbro inferiore mentre la mano di Louis si spostò tra i suoi capelli per massaggiargli lentamente la cute, le labbra di posarono invece sulla sua fronte per baciarla ripetutamente. Louis non rispose perché altrimenti lo avrebbe ringraziato a sua volta per ciò che gli aveva fatto vivere in quei due mesi e non si sarebbe più fermato, proprio come aveva fatto Harry qualche giorno prima. Il più grande chiuse gli occhi al ricordo, perché ricordava ogni singola sua parola, dato che si era svegliato non appena Harry gli aveva stretto la mano, ma non aveva aperto gli occhi, era rimasto immobile e aveva finto di dormire mentre ascoltava quel discorso e mentre sentiva il sul cuore rischiare di spezzarsi in mille pezzi da un momento all'altro. Non sapeva in che modo era riuscito a trattenere le lacrime e non sapeva neppure in che modo era riuscito ad evitare di stringere Harry fra le sue braccia quando aveva sentito la sua voce spezzarsi per le lacrime.

«Cosa faremo oggi?» Harry lo distolse dai suoi pensieri e gliene fu grato.

«Pensavo di andare a pranzo da Gelsomina, se ti fa va» propose.

Harry sorrise e annuì, lasciandogli un bacio sul collo. «Certo che mi va.»

«Harry?» a quel richiamo, il più piccolo sollevò nuovamente il volto per guardarlo. «Oggi voglio vederti solo sorridere» sussurrò Louis, poggiando una mano sulla sua guancia e accarezzandogliela col pollice. «Puoi promettermelo?»

Harry deglutì e si morse poi il labbro inferiore, non sapendo cosa rispondergli. Non poteva prometterglielo perché sapeva che ci sarebbero stati momenti in cui la voglia di sorridere sarebbe stata pari a zero. «Non posso promettertelo, ma posso provarci» gli rispose sincero, poggiando le dita intorno al suo polso per accarezzarglielo dolcemente e mostrandogli un piccolo sorriso.

Somewhere in Southern Italy.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora