Prologo - 5 mesi prima

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"Scapperò" prometto in un soffio.

È la prima parola che dico da quando siamo entrati nel rifugio. Nel pronunciarla, la mia gola sfrega contro l'oro gelido del collare che la serra.

Il mio nuovo padrone tira le labbra in un sorriso. Sono così sottili che spariscono in un filo appena più scuro della pelle diafana intorno. "Non credo che lo farai."

Incrocio le braccia sul petto e resto trincerata nel mio silenzio. Non ho bisogno di sbraitare per dimostrare la mia forza; sarà lui a pentirsi di avermi sottovalutata quando non mi troverà più e saprà di aver perso i quattro soldi che ha speso per il mio acquisto.

L'uomo si muove con disinvoltura per l'ambiente del rifugio, molto più raffinato rispetto a quelli in cui sono stata finora. Da una credenza estrae due calici, con ogni evidenza avanzi di prima, e li riempie di vino rosso.

Solleva un bicchiere per lo stelo e me lo porge. Il profumo morbido del liquido, dalla venatura dolceamara, accarezza la mia sete e solletica il mio palato.

Rimango immobile al centro della stanza.

Lui fa ondeggiare il vino nella pancia del calice. "È buono. Non come certe riserve che ancora si conservano, ma se la cava. Proviene dal miglior vigneto rimasto attivo in Dordogna."

Digrigno i denti. Non berrò mai quella roba.

L'uomo si accomoda su una poltroncina imbottita con un movimento elegante, quasi felino. Scola il contenuto di un bicchiere e appoggia l'altro su un tavolino di marmo accanto a sé.

Tutto di lui e di quello che lo circonda parla di un benessere insolito. Ma ancora più insolita è la solitudine che regna in queste stanze, tra le tende di velluto pesante e i mobili in legno di pregio: non c'è nessuno oltre a me e l'uomo che mi ha acquistata. Nessuna compagnia e, per quel che ho potuto vedere, anche nessuna traccia di armi.

Nella mia esperienza, ciò significa una sola cosa: quest'uomo è pazzo.

Lui sorride e studia con dolcezza il calice ancora pieno. "Capisco. Sono stato sciocco io a pensare di offrirtelo. A mia discolpa posso dire che da queste parti non c'è quasi più nulla di bevibile o commestibile che non sia prodotto da manodopera schiavile."

La risata in cui si esibisce va a supporto della mia ipotesi sulla sua follia.

Se non altro, è un punto a mio vantaggio. Fuggire da questo buco non sarà difficile, se davvero siamo soli. Potrei farlo anche stanotte e portare via qualcosa di prezioso da scambiare lungo la strada. I calici sembrano di buona fattura, ma rischiano di rompersi facilmente. Potrei ripiegare su quei candelabri che decorano le mensole; sono pronta a scommettere che si tratti di vero argento.

Per nulla scoraggiato dal mio silenzio, l'uomo continua a parlare. "Pensavo che neanche tu avresti saputo resistere alla tentazione del buon vino."

Stavolta mi prendo la briga di rispondergli. "Che cosa ne sai, di me?"

Un lampo gli accende i piccoli occhi chiari. Una luce furba, volpina. "So tutto."

"Se fosse vero non avresti comprato me. Non con la scelta che c'era al mercato di Marsiglia."

L'uomo si alza in piedi e passeggia con calma verso di me. "So quello che hai fatto e so come ti chiamano. Conosco il tuo passato, almeno tutto quello che è successo negli anni tra la tua prima assegnazione in quella tenuta ad Arcachon e la cattura nei pressi di Mont Maudit."

Non vorrei, ma il mio cuore accelera i battiti. La sicurezza che provavo fino a poco fa s'incrina. "Allora perché?"

Ormai l'uomo è di fronte a me. Sembra sfidarmi. Non come i padroni precedenti, che si reputavano superiori e nel sottovalutarmi finivano per offrirmi le opportunità di cui avevo bisogno. Lui mi fronteggia da pari a pari.

Il suo è lo sguardo di un predatore che sa di avere davanti un suo simile.

"Io non ho bisogno di una schiava. Ho bisogno di te."

Questa volta sono io a ridere, facendo vibrare il metallo del collare. "Avevo ragione. Sei pazzo."

"Ho bisogno di una persona con il coraggio che hai dimostrato durante la rivolta sulle montagne. Il lavoro che ho in mente per te è un po'... particolare."

"Qualunque cosa tu stia progettando, non ti aiuterò solo perché mi hai acquistata."

"Oh, no. Tu mi aiuterai perché le storie sul tuo passato non sono le uniche che so."

Per la seconda volta in meno di un minuto, il mio cuore cambia il ritmo della sua corsa. Traditore, il mio pensiero corre a una sera d'estate, al profumo dell'erba bagnata e dei fiordalisi selvatici, a un sorriso che svanisce nel buio e si perde.

"Vedo che hai capito." Il mio nuovo padrone allarga il proprio sorriso.

Possibile? Quello che ho sempre cercato, l'unica cosa che voglio, è sulla punta della lingua di quest'uomo? E lui me la darà, se io...

"Che cosa vuoi che faccia?" Riconosco il suono della mia voce prima ancora di rendermi conto di aver parlato.

"Innanzitutto siediti con me a quel tavolo, bevi il vino che ti ho offerto e parliamo come due persone in affari."

I miei movimenti sono speculari ai suoi quando prendiamo posto attorno al tavolino. La sedia è morbida, rivestita di velluto. Non sono abituata a simili comodità.

Con un frullo vezzoso della mano, l'uomo mi indica il calice ancora pieno.

Io stringo le dita attorno allo stelo e, con un unico movimento, gli getto addosso il vino.

"Sono disposta a parlare di affari" ringhio. "Ma alle mie condizioni. E di sicuro non di fronte a un bicchiere di qualcosa che è costato sangue e frustate agli schiavi di Bergerac."

Rivoli rossi e profumatissimi colano tra i capelli neri del padrone; disegnano sentieri scuri sui suoi lineamenti scavati, fino a scendere a macchiare il pizzo bianco che borda la sua camicia e gli accarezza il collo.

"Il fuoco non si è spento, allora" sussurra lui, quasi soddisfatto.

"E mai si spegnerà."

È la cosa più importante. Tutto ciò che mi resta di Lionel è contenuto in questo insegnamento.

"Era quello che volevo sentire. Anche se non avevo preventivato di dover gettar via una camicia per scoprirlo." La calma impassibile che, finora, ha mantenuto distesa la sua pelle s'increspa. Come un brivido, un lampo di intelligenza irrequieta attraversa il suo sguardo chiaro.

"Ti avevo avvertito" rispondo.

Lui passa un palmo sul viso nel tentativo di asciugarlo. Ottiene solo di cospargere il vino in modo più uniforme. "Sei la donna di cui ho bisogno. Così come io sono l'uomo di cui tu hai bisogno per ottenere quello che vuoi. Cerchiamo di andare d'accordo, va bene?"

"Sarà difficile, visto che non conosco nemmeno il tuo nome. O sei di quelli che preferiscono essere chiamati padrone?"

Una smorfia piega la sua espressione. "Per la Dea, no. Renard andrà benissimo."

Benvenuti nel mondo di "Descent"!Questo libro mi è costato molte lacrime

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Benvenuti nel mondo di "Descent"!
Questo libro mi è costato molte lacrime. Forse non esistono città sotto il mare e popoli di fieri stregoni, ma la realtà spesso supera la fantasia quando si tratta delle sofferenze che siamo in grado di infliggere ai nostri simili. Molti dei temi contenuti nelle prossime pagine sono ciò che mi fa sentire spaventata e indifesa e arrabbiata nei confronti del mondo in cui vivo.
Se le avventure di Chani riusciranno ad appassionarvi, fatemelo sapere con un commento, un messaggio, una stellina. Se vi sarò entrata nel cuore almeno un po' avrò raggiunto il mio scopo.

DescentWhere stories live. Discover now