20. Collisioni

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Una scarica di energia magica si abbatte dove fino a un attimo fa mi trovavo io. Scardina la porta che separa le stanze della servitù dall'esterno, la sbriciola come fosse carta e non legno massiccio.

Con uno scatto mi getto nello squarcio aperto. Un piazzale brulicante di persone mi accoglie, luminoso nel suo rivestimento di pietra chiara. Mi lancio nel caos dei convogli dei rifornimenti e dei mercanti che affollano l'area, spingo un uomo e una signora senza alcun riguardo. Protestano, li ignoro.

Qualcuno grida quando il palazzo alle mie spalle sembra tremare nelle sue stesse fondamenta, e non sono certa di non essere io. La folla comincia a disperdersi come uno sciame impazzito.

Rinsaldo la presa sul manico del coltello e mi allontano di corsa verso gli edifici al di là del piazzale e il dedalo di stradine in cui si disperde Ys.

"Torna qui!" tuona la voce di Bevin, potente sopra gli strepiti della gente confusa e spaventata.

Tengo ancora troppo alla vita per obbedire.

Ho quasi raggiunto il riparo di un'abitazione vicina, quando qualcosa sibila vicino al mio orecchio. Mi riparo la testa con le braccia appena in tempo prima che una cascata di frammenti di pietra s'infranga contro il muro dell'edificio e m'investa in una nuvola di polvere.

Tossisco e mi volto.

Il re di Ys avanza nello spazio che ci separa. Sulla sua pelle si allungano venature luminose, crepe di magia rovente che il suo corpo fatica a contenere. Tremiti convulsi lo percorrono, scuotono i suoi pugni contratti.

"Torna qui, Chani" ripete, e solleva un palmo.

Al suo comando il selciato su cui poggiano i miei piedi inizia a ribollire come lava. Barcollo e arranco via, più veloce che posso.

Un rumore sordo mi spinge a voltarmi e me ne pento subito.

Dietro di me la pietra del terreno si spacca sotto la spinta irruente di radici che crescono e si agitano, animate da una forza vitale prepotente, fuori controllo. Come braccia nodose si allungano nella mia direzione, tentano di afferrarmi con dita di legno. Mi scappa un gemito quando un viticcio per poco non si arrotola attorno a una mia caviglia.

Bevin serra le dita in un pugno stretto. "Dove pensi di andare?" ruggisce.

"Via." Lontano da lui. Lontano da Ys.

Abbatto il coltello su una radice troppo vicina e la trancio di netto. Il pezzo staccato crolla a terra, avvizzito, ma al suo posto ne crescono altri due, rapidi come serpenti. Ripenso alla meraviglia del giardino immortale del re e capisco di aver visto solo una minima parte di quello che può fare.

Dio, non volevo questo.

Ho risvegliato la bestia selvaggia assopita dentro Bevin. E non ho idea di come fare a domarla. Il suo bel viso è stravolto da una furia che giaceva addormentata sul fondo della sua anima e ora sembra aver preso possesso di tutto quello che è.

Alec, l'unico uomo che forse può controllare Bevin, è lontano.

Sono alla mercé del re.

M'infilo nel vicolo più prossimo, stretto tra due facciate alte e ripide, separate da un'arcata. Sforzo la mia resistenza al limite, mi illudo di poter essere più rapida di lui e della sua magia.

Non scorgo nemmeno la radice su cui inciampo. Recupero subito l'equilibrio, ma per istinto apro entrambe le mani.

Un clangore metallico. Il coltello che stringevo scivola sul selciato, lontano da me. La lama manda tenui bagliori. Mi proietto in avanti per riprenderla, ma è in questo momento che il colpo mi raggiunge.

DescentWhere stories live. Discover now