7. Re degli inganni

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Il re pronuncia una sola parola.

"Resterai."

Il respiro mi resta impigliato in gola. Fisso il giovane sovrano di tutti gli stregoni, incapace di credere a quello che ha appena detto. Lui ricambia con occhi limpidi. Non ha paura di abbassare lo sguardo fino a me.

Perché ha accettato? Per la sua ebbrezza d'ideali, per la follia che gli attribuiscono? O forse è solo un dispetto alla sorella maggiore?

Non so quale di questi volti gli appartenga di più. Il ragazzo immaturo che si diverte a farsi beffe della corte? Il sognatore che spera, un giorno, di conoscere il cielo e le sue stelle? Il pazzo che abbandona la sicurezza della reggia per avventurarsi nei vicoli più sporchi della città e si finge qualcuno che non è? Scruto il corpo mollemente abbandonato sul trono, la sua bellezza spettinata, in cerca di una risposta che non riesco a trovare.

Questo mi destabilizza. Sono abituata a inquadrare in fretta tutti coloro che incontro. È importante per trovare i punti deboli e saperli riutilizzare se, no, quando viene il momento. Bevin, però, sfugge a tutte le categorie in cui tento di incasellarlo. È imprevedibile, cristallino e oscuro al tempo stesso. Darei qualsiasi cosa per saper leggere dietro il sorriso ambiguo che mi rivolge.

All'improvviso lui scoppia a ridere. Il suo petto robusto sussulta sotto la stoffa spiegazzata della camicia aperta. È di nuovo quel suono buono che ho imparato a riconoscere nella notte appena trascorsa, la melodia del mio complice di fughe notturne. "Che c'è, Chani? Sei rimasta senza parole? Parla ancora, ti prego. Mi piace il tuo accento."

"Io... non me lo aspettavo."

"Non sei contenta? Era quello che volevi."

"Molto. Sono molto contenta. Grazie. Farò di tutto per meritarmi questa occasione."

Morrigan e Cormac non sono dello stesso parere. Si scambiano un'occhiata molto eloquente.

"Ti fidi di lei?" attacca il principe, senza sforzarsi di mascherare l'incredulità.

Bevin appoggia il mento su un pugno chiuso. "Perché no? Di certo la nostra amica straniera non ha mire sul trono, né appartiene a una famiglia di traditori e usurpatori."

Morrigan posa una mano sul braccio del marito e interviene: "Quello che dici è ingiusto!"

"Quello che dico è vero." C'è amarezza nel tono del re. "Io non dimentico né il male né il bene che mi è stato fatto. Ma ci sono delle cose che non potrei scordare nemmeno se mi impegnassi con tutte le mie forze, e altre che vorrei tanto essere in grado di riportare alla memoria, e invece se ne sono andate per sempre. Come il volto dei nostri genitori."

La donna bianca diventa di pietra. Il gelo cala sulla corte e mette a tacere ogni mormorio, ogni frusciare appena accennato. È come se qualcuno avesse gettato un incantesimo nella sala per trasformare tutti in perfette statue.

Bevin è l'unico che si muove ancora e si raddrizza contro lo schienale di diamante. "T'invidio, sorellina. Perché tu li ricordi, mentre io posso solo fidarmi quando dici che ho i lineamenti di nostro padre e i colori di nostra madre."

Cormac contrae i pugni. La sua voce risuona nel salone, tagliente. Contiene tutta la sua dignità offesa. "Ho fatto quello che ho potuto per rimediare ai torti di mio padre, ma nessuno può riscrivere il passato."

Senza aspettare che sia il suo sovrano a congedarlo, il principe volta la schiena al trono e s'incammina a grandi passi verso l'uscita. Posso vedere il suo profilo fiero, le spalle dritte in una posa altera. Morrigan emette un sospiro e si affretta a raggiungerlo. Una delle guardie poste a sentinella della porta li lascia passare e richiude il battente dietro di loro.

DescentWhere stories live. Discover now