9. Sussurri di tenebra

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"Sembri un'altra persona, adesso che sei riposata. E come ti sta bene quel vestito!"

Mairead mi ronza intorno come un'ape in primavera, lasciandosi dietro una scia di profumo buono. I suoi occhi chiari luccicano di contentezza sincera.

"Sei bella, Chani."

Lo so, purtroppo. Ho imparato presto quanto sa essere crudele la bellezza. Anche il fiore più seducente può avere veleno nella propria linfa, e sotto i raggi del sole un pugnale affilato splende come una stella.

"Grazie" rispondo a Mairead con voce piatta.

Per nulla scoraggiata dal mio tono, la ragazza si addentra nella stanza. La luce azzurrata proveniente dall'esterno si riflette sul metallo delle decorazioni che impreziosiscono la sua uniforme da guardia reale e sui morbidi boccoli castani. Si lascia cadere sul letto con un tonfo attutito e dondola per saggiarne la morbidezza. "Sei sistemata bene, no? Sei contenta?"

"Molto, grazie."

"Non c'è bisogno che resti così sulla difensiva. Non sto fingendo, sai? Sono davvero contenta che Bevin abbia deciso di accoglierti."

"È che l'ultima volta che ho visto un'uniforme come la tua era addosso a un uomo che minacciava di rispedirmi sulla superficie." Sembra così intenzionata a chiacchierare con me che quasi mi dispiace dirle che non mi interessano nuove amiche. Soprattutto, non mi interessano amiche streghe.

Mairead si mette dritta e congiunge le mani in grembo. "Fosse per Bevin, faremmo entrare a Ys chiunque lo voglia. Ma i cittadini non sono così d'accordo e... beh, i problemi di spazio ormai saranno chiari anche a te. Non c'è modo di costruire ancora, sotto la barriera."

Evito di guardarla. "Non ti devi giustificare."

"Invece sì. Quello che succede sulla superficie è terribile, e Ys è stata isolata troppo a lungo, qui al riparo degli abissi. Noi dovremmo fare qualcosa per aiutare la gente di lassù" s'infervora.

Terribile. Questa parola mi fa scappare un sorriso, che subito viene male interpretato come un segno d'assenso. Mairead ricomincia con la sua filippica.

Terribile. Pronunciata così è solo una manciata di vocali e consonanti. Non ha niente a che vedere con quello che davvero significa nascere e crescere sotto lo spietato, meraviglioso sole della superficie, in una terra fatta di avanzi del passato e rimpianti. Non assomiglia allo spettacolo infuocato dei tramonti sul Porto Vecchio, quando la luce agonizzante lascia segni rossastri sui banchi del pesce ormai vuoti e sulle pedane del mercato degli schiavi.

Non ascolto più quello che Mairead dice, ma studio il modo in cui lo dice, le sue mani che si agitano nell'aria per sottolineare i concetti. L'idealismo della strega risuona con tutta la schiettezza della sua gioventù. Deve avere la mia età, vent'anni o giù di lì. Di certo è la persona più giovane che abbia visto al servizio del re. È per la loro straordinaria convergenza di idee?

Controllo un'ultima volta il mio riflesso nello specchio. Il piccolo orologio d'oro da parete segna le sette di sera e decido che è il momento di interrompere la cascata di parole di Mairead. "Spero che presto molti si convincano a pensarla come te. Ti ringrazio per la compagnia, ma adesso credo di dover andare."

La ragazza scatta in piedi. L'interruzione non sembra averla turbata. "Oh, sì. Sono qui per accompagnarti da Bevin."

Mi rassegno all'idea di dover sopportare la sua compagnia chiacchierina ancora per un po' e prego qualsiasi divinità abbia influenza sotto la barriera che alla cena reale non sia invitata anche la piccola guardia petulante.

Fuori dal mio piccolo appartamento, il palazzo freme di attività, una piccola città dentro la città. È un brulicare di uomini e donne indaffarati, un lampeggiare continuo di sguardi diffidenti o apertamente ostili.

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