45. Così vicino, così lontano

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Arno scatta in avanti, ma io sono più veloce.

Mi aspettavo il suo attacco, sapevo da dove sarebbe arrivato e come. Scarto di lato per portarmi fuori dalla sua traiettoria, gli fermo il polso destro e affondo le dita tra i suoi tendini. L'uomo è colto di sorpresa, si divincola.

Un clangore delicato e il coltello cade a terra.

Con uno spintone costringo Farkas al di fuori del circolo del tempietto. Lui scivola sul pavimento lucido della terrazza.

Mi chino a raccogliere la sua arma. La soppeso.

Nessun pensiero. Nessuna emozione. Sono pronta a fare quello che devo.

A qualche metro di distanza, il Re degli Accattoni fa forza sui gomiti per raddrizzarsi. Riesce a malapena a mettersi seduto, con una smorfia di dolore che presumo sia dovuta alla costola rotta. Non appena lo spasmo involontario che gli ha contratto il viso si appiana, però, il modo in cui mi fissa mi sorprende.

Non c'è paura in lui.

"Sei brava. Chi ti ha insegnato a combattere?" sghignazza.

Non rispondo. Il mio palmo calza l'impugnatura del coltello alla perfezione.

"È stato quell'uomo? Quello che cerchi?"

Cosa?

I miei muscoli si congelano. La mia concentrazione si sgretola, la presa si allenta attorno all'arma, e non c'è nulla che io possa fare per riportare le cose a posto, com'erano un attimo fa. Prima di riuscire a controllarmi, chiedo: "Che ne sai tu di Lionel?"

Farkas si esibisce nel suo sorriso preferito. "Sono il Re degli Accattoni. È mia premura informarmi sui segreti di tutti i diseredati che bazzicano per i bassifondi di Ys." Tossisce, deve prendere un respiro rumoroso. "È questo che il giovane re ti ha promesso per comprarti? È Lionel il tuo prezzo?"

Il nome di Lionel sulle sue labbra ha un suono diverso. Quasi offensivo.

Digrigno i denti. "Tu non..."

"C'è stato un Lionel, mesi fa, che frequentava la mia corte."

Tutto si ferma.

Tutto.

Socchiudo la bocca, ma la mia gola non emette suono.

Il Re degli Accattoni mi ha in pugno e lo sa. Il suo occhio vivo sfavilla di piacere malcelato. "Era entrato in città con nome e documenti falsi. Per un po' aveva lavorato alle serre, ma aveva davvero un brutto carattere. Perciò finì da me. Un tipo alto, piuttosto robusto, biondo."

Il cuore martella nel petto così forte da farmi male. "Adesso dov'è?" trovo un filo di voce per rispondere.

"Lionel è morto" sentenzia Farkas.

Qualcosa dentro di me si spezza.

Per sempre.

"No." Il fiato mi trema sulle labbra. "No, non è vero."

Arno è squassato da un nuovo colpo di tosse. È a terra, senza più il suo coltello, ferito e ansante. Ma affila parole come lame mortali e me le scaglia addosso con perizia. "Un giorno non si presentò a svolgere l'incarico che gli avevo assegnato. Mandai un paio dei miei a cercarlo, ma scoprirono che era stato arrestato ed espulso."

Eri qui. Poco prima che io varcassi quel portale, tu eri qui. Se solo fossi arrivata prima...

"Allora non lo sai. Non sai se sia vivo o morto" dico.

"Scherzi? Io non abbandono i miei uomini, se sono così validi. Il buon vecchio Connor tentò di riportarlo indietro, ma era troppo tardi." Le parole muoiono in un rantolo sofferto, ma subito Farkas si riprende. "Era stato preso dai cacciatori di schiavi fuggiaschi. Il suo cadavere sfigurato era appeso a un albero poco lontano dal campo profughi."

DescentWhere stories live. Discover now