Capitolo 452: Capies, tu modo tende plagas.

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Bianca non aveva intenzione di insistere troppo e quindi fu doppiamente felice di sentire la madre rispondere positivamente, quando le chiese se volesse presenziare anche solo per pochi minuti alla sua festa nei locali attigui alle cucine.

La Tigre aveva accettato soprattutto per distrarsi e dovette ammettere con se stessa che le cuoche e il servidorame aveva davvero trovato il modo di creare una buona atmosfera per festeggiare i diciassette anni di Bianca.

Dalle cucine erano state fatte uscire poche portate, ma molto buone e nella saletta interrata in cui si era deciso di tenere la festa si poteva sentire un profumo molto invitante.

Caterina aveva preso da mangiare e poi si era seduta in un posto defilato, in modo da non risultare troppo ingombrante, per paura che gli invitati potessero in qualche modo sentirsi in soggezione, vedendosela dinnanzi.

C'erano anche un paio di musici che fin da subito avevano dato il via alle ballate più movimentate che la Sforza avesse mai sentito. Sapeva che a Bianca quei ritmi frenetici piacevano e quindi non se ne sorprese più di tanto.

La festeggiata stava nel centro della pista da ballo improvvisata fin dalle prime note e alternava danze in cui restava da sola a farsi ammirare dagli altri, ad altre di gruppo fino a quelle di coppia.

La Contessa notò che alla figlia non mancavano mai i cavalieri per quel genere di esibizioni.

Alla festa c'erano anche quasi tutti i fratelli di Bianca. A parte Giovannino, che ovviamente era troppo piccolo per essere lì, mancava solo Cesare, che, evidentemente, aveva ritenuto quell'evento troppo mondano per un uomo di Chiesa quale si riteneva lui.

Sforzino si era messo accanto ai vassoi di cibo e divorava come un lupo tutto quello che gli capitava sottomano. Caterina poteva solo sperare che, crescendo, non gli venisse la stessa voracità anche verso il vino o altri vizi, altrimenti sarebbe stato un vero problema.

Bernardino non sembrava interessato ai balli - e forse, alla sua età, era anche normale - e stava passando gran parte del tempo a parlare con alcuni dei bambini della servitù.

Galeazzo, invece, che dalla battaglia contro i veneziani sembrava essersi fatto un uomo, si offriva volentieri come ballerino, quando si accorgeva che i cavalieri in pista erano troppo pochi rispetto alle dame.

La leggerezza che si respirava in quella saletta illuminata dalle torce a muro e satura degli odori della cucina e degli invitati - quasi tutti ragazzini o adolescenti, salvo qualche rara eccezione - un o' stonava con l'agitazione che la Tigre aveva nell'anima.

Mentre sorbiva lentamente un po' di vino, per aiutare i pezzi di stufato a scendere nello stomaco, continuava a ripensare al colloquio avuto con il dottore poche ore prima.

"Da quello che mi dite, non credo che siate incinta." aveva affermato, dopo che la donna aveva espresso le sue perplessità: "E se per caso lo foste, sarebbe comunque troppo presto per capirlo."

"Cosa pensate che sia, allora?" aveva domandato la Leonessa che, nonostante la cautela del medico, si era permessa di tornare a respirare normalmente, già molto sollevata.

L'uomo l'aveva osservata per un po', specchiandosi nei suoi occhi, e poi aveva alzato le spalle, per dire: "State attraversando un momento molto difficile. Vostro marito è morto da poco e io so quanto eravate innamorata di lui."

A quelle parole, Caterina aveva stretto i denti, ma aveva avuto la forza di commentare: "Quando è morto Giacomo, il mio corpo non ha dato segno di..."

"Eravate più giovane e meno provata." aveva tagliato corto il dottore: "Al momento vi vedo stremata e le febbri di quest'estate non vi hanno certo aiutata. Credo che il vostro corpo stia pagando il conto di tutto quello che gli avete fatto patire negli ultimi mesi. Dovreste stare più tranquilla."

Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo. (Parte IV)Onde histórias criam vida. Descubra agora