C601:Nec praesenti credere fortunae cum quid vesper ferat incertum sit.

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 Isabella stava aspettando ormai da quasi mezz'ora. Era agitatissima e non riusciva a tener ferme le mani, tanto che, per trattenerne il tremito, le aveva strette l'una nell'altra e le teneva saldamente premute contro il ventre.

Aveva lasciato le sue due figlie alla sua dama di compagnia più fidata, ma quella separazione, per quanto abbastanza breve, la metteva in forte ansia. Tuttavia, quella che si presentasse completamente sola a palazzo era stata una delle clausole indiscutibili decise dal re di Francia.

Con una ciocca di capelli rossi che le scivolava davanti agli occhi, mentre cercava di guardare fuori della finestra, pur non sapendo da dove suo figlio Francesco sarebbe arrivato, la donna cominciò a farsi mille domande.

Voleva fidarsi di Luigi, ma in quei giorni aveva avuto più di un segnale che l'aveva messa in guardia. Era arrivata a quel 9 ottobre molto meno baldanzosa e sicura di sé, rispetto alla sera in cui era riuscita a parlare a quattrocchi col francese per discutere del futuro del figlio.

Dall'accettarlo come suo fantoccio lì a Milano, il re era passato a proporre di lasciarlo a Pavia, per poi concludere, giusto un paio di giorni prima, che sarebbe stato meglio, almeno per qualche tempo, che il ragazzino, di otto anni appena, passasse prima un periodo di formazione in Francia, in modo da imparare gli usi e i costumi che avrebbe dovuto poi imporre ai suoi sudditi.

Isabella aveva cercato prima di rifiutare, poi di proporsi per accompagnare il figlio in quel viaggio di formazione, ma, alla fine, rischiando di vedersi portar via le altre due bambine, aveva piegato il capo a quanto Luigi aveva decretato, ovvero che Francesco sarebbe andato in Francia da solo – per un anno o due al massimo, aveva promesso il monarca – per poi tornare come nuovo Duca di Milano.

Le piangeva il cuore, all'idea di dover ridire subito addio al figlio, ma non aveva trovato altro da fare. Era stata messa alle strette, senza possibilità di scegliere concretamente un'altra alternativa.

Era stata un'ingenua a pensare di essere in grado di strappare un accordo migliore a una volpe come il francese. Quando aveva capito di essere persa, aveva provato a prendere tempo, nella speranza, così, di poter contattare un emissario napoletano e coinvolgere anche la sua famiglia, però le era stata negata ogni procrastinazione. Se non avesse accettato, e subito, allora Francesco avrebbe fatto una fine ignobile, senza uscire mai vivo dalla torre in cui era rinchiuso.

Trovandosi a dover scegliere tra due possibilità entrambe per lei dolorose, l'Aragona aveva deciso di provare almeno a salvare la vita del bambino e così ora si trovava in uno dei saloni del palazzo di Porta Giovia in attesa di poter salutare Francesco prima della sua partenza.

Quello era stato solo il coronamento dell'inganno perpetrato da parte del re di Francia nei suoi confronti. Il primo segno di incrinatura Isabella l'aveva notato quando Ambrogio da Rosate era stato sì isolato e interrogato, per la morte di Gian Galeazzo, come aveva suggerito lei, ma era poi stato rilasciato praticamente subito, senza nemmeno un breve processo.

All'inizio la donna aveva voluto credere che Luigi fosse stato costretto a rilasciarlo perché le prove indiziare non erano sufficienti ad andare oltre, ma, con il senno di poi, si era dovuta arrendere alla verità dei fatto: il fermo dato all'alchimista, così come tutte le chiacchiere, i sorrisi e le belle parole altro non erano stati che fumo negli occhi per confonderla e indurla a fidarsi abbastanza dal cadere in trappola.

Mentre sentiva il cuore fremere, nell'udire qualche passo appena fuori dalla porta, Isabella deglutì, sentendosi all'improvviso impreparata a quel momento. Aveva atteso così a lungo e così accoratamente di poter riabbracciare il figlio che adesso che stava per farlo quasi non sapeva cosa provare.

Il legno pesante della porta cigolò e un ragazzino pallido e magro fece capolino, sorretto da una guardia per lato.

"Avete un'ora." disse una voce smorta, alle spalle di Francesco, con forte accento francese.

Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo. (Parte IV)Where stories live. Discover now