Capitolo 2

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La mia immaginazione mi aveva già portato a vedere me e il bell'irlandese che ci rotolavamo nudi sulla sabbia, lontano da occhi indiscreti, quando un rumore attirò la nostra attenzione, facendoci bloccare, poco prima che le nostre labbra si sfiorassero.
Avevo ancora il profumo di mare portato dalla pelle di Aidan nelle narici, quando udii una voce provenire dall'esterno. Una voce femminile. A interrompere quell'atmosfera di intimità che si era creata ci si mise anche la caffettiera, che con il suo borbottio annunciò che il caffè era pronto.
La presa della mano di Aidan sulla mia coscia si allentò e mi accorsi che un lampo di delusione gli balenò negli occhi screziati di nocciola, prima che li distogliesse da me.

«Permesso, c'è qualcuno?» La stessa voce che avevamo sentito poco prima era ora più vicina e potei individuare a chi apparteneva: una bellissima donna con i capelli tinti di un biondo color miele e due grandi occhioni blu, contornati da ciglia rese lunghe grazie a un uso sapiente del mascara.
Sapevo di averla già vista, anche se non ricordavo dove.
«Oh, eccovi qui! La porta era aperta, quindi mi sono azzardata a entrare. Sono passata solo a recuperare una cosa che la mia cara nonnina mi ha detto di aver dimenticato qui.»

Aidan si alzò e andò in contro alla sconosciuta, porgendole la mano. «Molto piacere, sono Aidan Byrne, il nuovo proprietario. Lei appartiene alla famiglia dei precedenti proprietari?»
«Esatto. Sono Amelia, mia nonna Ornella mi ha mandata a riprendere un vecchio scrigno. Mi ha detto di avergliene già parlato, quindi, se non ci sono problemi, vado a recuperarlo e tolgo subito il disturbo.»
Amelia sbatté le palpebre in maniera seducente, indicando con quel suo sguardo che si sarebbe portata via volentieri anche Aidan, ma lui si limitò a sorriderle, cortese.
«Ha bisogno di una mano?» si offrì.
L'altra mi rivolse un sorriso falso, che non nascondeva il fatto che avrebbe preferito che io non fossi presente a quell'incontro. Infatti non si era neanche presentata. Mi venne in mente dove avevo visto Amelia: faceva la modella per una nota marca di intimo e non era raro vedere una sua foto su un cartellone pubblicitario. Si trattava di immagini in cui indossava completi super sexy e provocanti, che le stavano in maniera eccelsa, grazie al suo corpo perfetto.

«Scommetto che ne vorrebbe anche due» mi ritrovai a commentare, pentendomene subito, dato che Amelia mi rivolse un'occhiata assassina. Per la serie, come inimicarsi una persona di spicco in meno di due secondi. Non che me ne importasse più di tanto, dato che non avevo bisogno di una raccomandazione nel campo della moda dell'intimo.
Di solito non ero così impulsiva, forse il mio comportamento era legato al risentimento che sentivo dato che Amelia aveva interrotto il mio momento con Aidan. Erano secoli che non baciavo un uomo e lei si era messa in mezzo. Ero abbastanza certa che non saremmo mai state amiche.

«Amelia, ti presento Lia» intervenne Aidan, ignorando il risentimento che serpeggiava tra me e l'altra donna.
Ci stringemmo la mano per pura formalità, poi lui l'accompagnò nella camera da letto, dove si trovava lo scrigno della nonna di Amelia.
Non mi sfuggì la risatina di scherno e lo sguardo che mi rivolse la modella prima di lasciare la stanza con Aidan.
Se non fossero tornati nel giro di tre minuti, sarei andata a cercarli.

Non ce ne fu bisogno, perché i due furono presto in cucina. Amelia reggeva tra le mani un oggetto di legno pesante e dall'aria antica.
«Bene, la ringrazio per la sua gentilezza» mormorò lei, sbattendo di nuovo le sue lunghe ciglia a beneficio esclusivo di Aidan.
«Si figuri, sua nonna ha il mio contatto, nel caso in cui si ricordasse di aver dimenticato altri oggetti che vorrebbe recuperare.»
«Oh, l'abbiamo già disturbata abbastanza, nonnina mi ha assicurato che non accadrà più in futuro. Piuttosto, mi chiedevo se» Amelia fece una pausa e posò lo scrigno sul tavolo. L'oggetto era infatti troppo pesante da permetterle di compiere altri gesti, come quello di prendere Aidan per un braccio e sporgersi verso di lui, con il seno in fuori, quasi avesse intenzione di sbatterglielo in faccia. Qualcosa mi diceva che se io non ci fossi stata gli avrebbe sbattuto in faccia anche altro.
«Ecco, mi chiedevo, Aidan, posso chiamarti così e darti del tu, vero?»

Once Upon a SummerWhere stories live. Discover now