Capitolo 7

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Rimasi in silenzio, aspettando che Aidan intervenisse, dicendo a suo cugino di smetterla. Eppure il padrone di casa mi guardava, in attesa.

«Non credo che spetti a me prendere una decisione in proposito. È casa di Aidan, la scelta sta a lui.»

«Invece sono convinto che tu abbia tutto il diritto di dire la tua, dato che vivrai in questa casa con me» calcò il tono sulle ultime due parole e mi rivolse un'occhiata allusiva. Ricambiai il suo sguardo, perdendomi nei suoi occhi scuri e profondi, ripensando al fuggevole contatto tra le nostre labbra e mi ritrovai mio malgrado a fantasticare di proseguire quel gesto. Aidan mi fece l'occhiolino e io avvampai, dandomi della stupida perché l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era che non vedevo l'ora che Nathan se ne andasse, per rimanere sola con lui.

«Ok, ragazzi, quando avete finito di spogliarvi a vicenda con gli occhi, ricordatevi che io sono qui e ho bisogno di un posto in cui stare.»

Nathan era il classico tipo che credeva di essere simpatico solo perché era bello. Più stavo in sua compagnia, più mi rendevo conto che non sarebbe stato poi così piacevole averlo come coinquilino.

«Se proprio devo dire la mia, do ragione a tuo cugino, che non mi pareva molto convinto di tenerti qui.»

Nathan ci rimase male; evidentemente non era abituato a sentirsi dire di no, ma io sostenni il suo sguardo.

«Dici bene, Leia» mormorò Aidan, posando la sua mano sulla mia con un gesto casuale. Ci scambiammo un sorriso complice e Nate si lamentò di nuovo: «Ragazzi, siete assurdi. Aspettate almeno che me ne sia andato per lasciarvi andare. Ho capito che state insieme e non volete un intruso tra di voi.»

«Noi non stiamo insieme!» esclamai io, nello stesso momento in cui Aidan affermò: «Ecco, bravo, vedi di levare le tende al più presto.»

Nate si strinse nelle spalle e si alzò. «Almeno avete un albergo da consigliarmi?»

Feci mente locale, era molto difficile in quel periodo dell'anno trovare una stanza libera.

«Prova a chiedere in paese» liquidò la faccenda Aidan, alzandosi in piedi. «Ora se vuoi scusarci, Leia deve sistemare le sue cose.»

«Cavolo, quanta fretta. Posso anche rimanere a dare una mano a te e a Leia.» Ammiccò nella mia direzione, in maniera allusiva.

«Per te è Lia» sbottò Aidan, secco. «Ci penso io a darle una mano, se resti qui ci sei solo d'intralcio.»

Dopo un'altra debole protesta Nate si decise ad andarsene.

Quando rimanemmo soli, Aidan propose: «Ti faccio vedere la tua stanza, ok? Se non ti piace puoi scegliere quella che preferisci.»

Lo seguii su per le scale, inoltrandomi in quella splendida tenuta che non avevo mai avuto l'occasione di vedere tanto da vicino.

«Le foto non le rendono giustizia, è stupenda» osservai, sollevando gli occhi al soffitto, ammirando le travi a vista. Inciampai nell'ultimo gradino e non finii lunga distesa sul pavimento del corridoio solo perché Aidan mi afferrò al volo.

«Grazie» mormorai, scostandomi da lui, che però mi trattenne saldamente per la vita.

«Che c'è?» gli chiesi, mentre avvicinava il suo volto al mio. Non volevo farmi cogliere alla sprovvista un'altra volta, ancora non avevo pensato a come ripagarlo per il bacio rubato.

Lui si limitò a passarmi il pollice sul neo vicino alle labbra, poi scosse la testa, come se si fosse all'improvviso ricordato di qualcosa.

Riprendendo a camminare, dandomi le spalle, disse: «Stai lontana da Nathan. Potrà sembrare simpatico, ma con le ragazze è un vero bastardo.»

Once Upon a SummerWhere stories live. Discover now