Capitolo 14

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L'espressione sul volto di Aidan aveva qualcosa che mi convinse a rivelargli delle lettere. Mi guardava con gli occhi scuri leggermente socchiusi, un sorriso appena abbozzato sulle labbra. Le stesse labbra che mi avevano baciato. Le labbra dell'uomo che diceva di essersi innamorato di me e mi aveva definita la sua ragazza.

Sentii il cuore riempirsi di un nuovo calore, una speranza. Dopo anni il mio lato da inguaribile romantica stava riaffiorando dalla profondità dove era rimasto sepolto a seguito della delusione con il mio ex.

Trassi un lungo respiro, poi infilai una mano sotto la t-shirt e ne tirai fuori il fascio di lettere, per mostrarlo ad Aidan.

«Prima ho trovato queste» dichiarai, porgendogliele.

Lui le prese con delicatezza. «Sono le lettere a cui si riferiva Ornella?»

Mi strinsi nelle spalle. «Non le ho ancora guardate. Le ho trovate nell'angolo con il roseto. Stavano in una scatola di latta che aveva l'aria di essere lì da un bel po'.»

«Penso che dovremmo restituirle al legittimo proprietario. Ornella, in questo caso.» Il tono di Aidan era convinto.

Io invece morivo dalla curiosità di sapere quale fosse il contenuto di quei messaggi. Il loro ritrovamento e il comportamento dell'anziana mi avevano ricordato un romanzo che avevo letto.

«Se non diamo almeno un'occhiata, come facciamo a sapere se quelle lettere appartengono a lei?»

Lui aggrottò la fronte e sfiorò il rametto essiccato infilato nel nastro che teneva insieme le lettere.

«Questo è un ottimo indizio» disse la frase socchiudendo gli occhi, con il tono di un improvvisato Sherlock Holmes.

Lo guardai senza capire e lui precisò: «Questa pianta si chiama anche Ornello e il nome Ornella deriva proprio da qui.»

Lo guardai, sorpresa. «Mi spieghi come fai a sapere una cosa così specifica? Nemmeno io che sono nata e cresciuta in Italia ricordavo il nome di quella pianta.» Il mio tono era più d'ammirazione che altro.

«Greta è un'amante della poesia e letteratura italiana. La prima volta che vidi quella pianta le chiesi come si chiamasse e lei mi spiegò anche che un poeta aveva tratto ispirazione dal suo nome per inventare quello per un suo personaggio femminile.»

«Quindi credi che sia un indizio sufficiente a far capire che le lettere appartengono ad Ornella?»

Lui piegò le labbra in un sorriso e mi incalzò: «Tu però non ti accontenti di semplici ipotesi, quindi scommetto che saresti curiosa di leggerle, non è così?»

Giunsi le mani e sbattei le ciglia un paio di volte, sperando di convincerlo: «Anche solo una, giusto per capire se le appartengono davvero.»

Lui ci pensò su un attimo e io insistetti: «Le abbiamo trovate sul terreno di tua proprietà, quindi è come se ti appartenessero.»

Lui ridacchiò ed esclamò: «Leia, se non esistessi dovrebbero inventarti!» La sua risata terminò con un sorriso che non potei fare a meno di ricambiare.

Istintivamente allungai una mano per prendere la sua, poi, dietro mio suggerimento, rientrammo in casa per leggere le lettere.

Certo, sarebbe stato molto più suggestivo farlo in riva al mare con la sola luce della luna a illuminare i fogli, ma quello che i romanzi e i film magari non insegnano è che gli spruzzi di acqua salata potrebbero danneggiare la carta e i raggi lunari non sono sufficienti per leggere senza dover strabuzzare gli occhi in continuazione.

Ci sedemmo al grande tavolo della cucina, uno accanto all'altra.

Aidan fece scivolare il plico di lettere verso di me. «Come on, Leia, a te l'onore» mi esortò.

Once Upon a SummerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora