Capitolo 10

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Decisi che, per evitare inutili sospetti e ulteriori accuse da parte di Amelia, avrei permesso che controllasse nella mia camera. Poi però, mi chiesi se non fosse il caso di aspettare che tornasse Nathan. Del resto ora la camera era abitata da lui e non volevo che trovasse da ridire sul fatto che avessimo violato la sua privacy.

L'ennesima frase per nulla gentile da parte della modella mi spinse a prendere una decisione definitiva.

«Seguimi» lo dissi come se fosse un ordine e non un invito.

Una volta arrivate davanti alla porta della mia camera – ormai avrei dovuto chiamarla la camera di Nathan – non ci dovemmo nemmeno porre il problema che la porta fosse chiusa a chiave, perché non c'era mai stata fin da quando ero piccola.

Non ci fu nemmeno bisogno di cercare chissà quanto perché, non appena entrammo nella stanza, Amelia esclamò: «Lo sapevo che l'avevi preso tu. Brutta bugiarda!» Pensai che mi avrebbe schiaffeggiata oppure presa per i capelli, invece fece uno scatto in avanti fino al comodino, dove era posato uno scrigno di legno intagliato che non avevo mai visto in vita mia. Era simile a quello che Amelia era venuta a recuperare a casa di Aidan qualche giorno prima, forse leggermente più piccolo.

«Voglio controllare una cosa, dato che ho capito che non ci si può fidare di una come te. Chissà se Aidan sa di essersi preso in casa una ladra.»

«Si può sapere cosa cazzo state facendo?»

La voce che aveva urlato quelle parole apparteneva a Nathan, che fece irruzione nella stanza, un'espressione furiosa sul volto.

Esitò giusto un momento di troppo alla vista di Amelia, mentre si rendeva conto che quella bellissima donna bionda che frugava nella stanza che aveva affittato era la stessa che ammiccava provocante dalla rivista abbandonata sul letto.

Ciò diede il tempo ad Amelia di sollevare il coperchio dello scrigno e scoprirne il contenuto, con un'espressione più contrariata che scandalizzata.

«Dove sono finite le lettere di mia nonna?» strillò, voltandosi verso di me e Nathan, con in mano qualcosa che non assomigliava affatto a delle corrispondenze appartenute a un'anziana signora.

Sì, perché quello che Amelia reggeva in mano era...

Mi accorsi che Aidan era di fianco a me solo quando sentii una serie di frasi incomprensibili ma urlate uscire dalla sua bocca. L'avevo già visto discutere con suo cugino, ma in quel momento era davvero furente. La volta precedente mi aveva già inquietata vederlo alterato, ora faceva davvero paura. Ero sempre più sicura di non voler farlo mai arrabbiare con me in quel modo.

I suoi occhi sembravano ancora più scuri, offuscati dall'ira, e saettavano da ciò che Amelia teneva in mano, a Nathan e infine a me. Anche se non conoscevo il gaelico, sapevo che ciò che aveva fatto Nathan era sbagliato e che la rabbia di Aidan era giustificata.

Il nuovo inquilino della mia stanza aveva portato della droga in casa della mia famiglia.

«Sentite, io non capisco nulla di ciò che state dicendo» intervenne Amelia, gettando il sacchetto sul letto e mostrando a tutti l'interno dello scrigno, vuoto. «Qui c'erano delle lettere molto importanti per mia nonna.» Fece un sospiro che sembrò fin troppo teatrale e riprese: «Hanno un enorme valore affettivo per lei.»

Nathan si strinse nelle spalle. «Chiedi ad Aidan. Io ho trovato lo scrigno abbandonato fuori da casa sua e l'ho preso pensando di poterci fare qualche soldo.» Rivolse un'occhiata sprezzante al cugino. «Tanto lui non ne avrebbe di certo sentito la mancanza.»

«Tu non sei a posto!» sbottai.

Amelia mi interruppe, scortese: «Senti, fatti da parte che non c'entri nulla in questa storia.» Mi diede le spalle, escludendomi e si rivolse agli uomini: «Quello scrigno conteneva delle lettere, voglio sapere se uno di voi due le ha buttate.»

Once Upon a SummerWhere stories live. Discover now