Capitolo 16

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La mattina dopo mi svegliai al rumore di una voce femminile proveniente dal piano inferiore.

Aprii gli occhi e mi stiracchiai, mettendoci un po' per ricordarmi che avevo dormito in camera di Aidan. Mi ritornò alla mente anche la storia di Ornella ed Elia, così mi vestii in fretta, decisa a scendere, recuperare le lettere e andare in ospedale per parlare con l'anziana.

I miei piani andarono del tutto in fumo quando giunsi in cucina e vidi che la voce squillante che avevo sentito e che mi aveva svegliata apparteneva ad Amelia.

«Grazie per aver ritrovato le lettere della mia cara nonna. Ti sarò debitrice in eterno.» Aidan mi dava le spalle, quindi non si accorse della mia presenza. Invece Amelia la notò eccome, perché la vidi rivolgermi un'occhiatina prima di posare le sue labbra su quelle di Aidan e poi andarsene, come se nulla fosse.

Trattenni il respiro e aspettai un po' prima di palesare la mia presenza: intendevo mettere Aidan alla prova, volevo capire se mi avrebbe detto di quel bacio. Poteva sembrare un gesto innocente, ma per me, che ero reduce da una relazione costellata di bugie più o meno piccole, assumeva tutt'altra importanza. Mi ero confidata con lui, quindi speravo che avesse compreso il mio punto di vista e quanto tenessi alla totale trasparenza riguardo a certe questioni.

«Buongiorno» esordii, in tono neutro.

Lui si voltò e mi guardò a lungo, poi si avvicinò e mi prese tra le braccia. Lasciai che mi stringesse, in attesa che mi parlasse della visita di Amelia e di quello che aveva fatto al momento di congedarsi.

«Hai dormito bene?» mi domandò, fissandomi con l'aria di chi voleva aggiungere qualcosa. Però non lo fece, dato che il suo cellulare prese a squillare.

«Caitlin?»

Riuscii a capire a malapena un nome femminile all'inizio della conversazione, perché poi Aidan prese a parlare con un accento molto più marcato di quello che gli avevo sentito di norma, escludendo le sue conversazioni in gaelico con Nathan. Così mi allontanai per non sembrare quella che voleva stare lì a origliare a tutti i costi e andai fuori a vedere come se la stesse passando Attila.

Il cagnone era sdraiato al sole, con la lingua penzoloni. Quando mi vide si alzò e mi raggiunse, scodinzolando.

Tra di noi si stava instaurando un bel rapporto, ne ero felice.

Lo accarezzai per un po', mormorandogli qualcosa: «La prossima volta che vedi quella civetta girare intorno ad Aidan promettimi che la farai spaventare, ok? Noi due dobbiamo essere buoni alleati e lei ce lo vuole portare via.»

«Chi vuole portare via cosa?»

Sobbalzai sentendo la voce di Aidan dietro le mie spalle, così diedi un'ultima grattatina dietro le orecchie del cane e mi voltai a fronteggiarlo.

«Stavamo solo chiacchierando del più e del meno. Facciamo amicizia» risposi, stringendomi nelle spalle. «Hai già fatto colazione? Io ho una certa fame. Tutto ok al telefono?»

Lui inarcò un sopracciglio, poi però mi rispose: «Era mia sorella Caitlin. Lei e Greta volevano farmi gli auguri per il compleanno.»

«Capisco. Sono state molto carine a chiamarti.»

«Già.» Mi rivolse un grande sorriso, poi mi prese per mano. «Hanno fatto gli auguri anche a te. La prossima volta mi piacerebbe molto presentartele, se ti va di parlarci.»

Annuii. «Allora, la colazione?» Non sapevo cosa fare. Volevo andare sull'argomento Amelia, ma non osavo. Speravo davvero che mi dicesse lui della visita della nipote di Ornella.

«Ho aspettato te. Avevamo detto che avremmo fatto colazione in spiaggia, no?»

Quella sua frase mi fece venire in mente il ricordo della sera prima, quando tutto sembrava così nuovo e bello, senza niente che potesse complicare la situazione.

Once Upon a SummerWhere stories live. Discover now