Capitolo 8

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Mi svegliai con le narici piene dell'odore di qualcosa che veniva arrostito sul fuoco.

Alla fine mi ero appisolata e non avevo idea di quanto tempo avessi dormito. Allungai la mano e presi il cellulare appoggiato sul comodino accanto al letto. Erano quasi le nove di sera, il mio pisolino poteva considerarsi concluso! Chissà se Aidan aveva cenato senza aspettarmi, dato l'orario. In quel caso non l'avrei di certo biasimato.

Andai in bagno a sciacquarmi la faccia e mi passai le dita tra i capelli, cercando di restituire al mio aspetto una parvenza di decenza. Lanciai un'occhiata fuori dalla finestra del bagno che era sfarzoso quanto le altre stanze, con marmi dall'aria costosa e una grande vasca idromassaggio in un angolo, dove ci sarebbero state comodamente due persone. Ciò che vidi non fece che aumentare le mie strane fantasie su cosa si potesse fare con tutto quello spazio nella vasca. Non stavo esattamente pensando a una gara tra piccole papere di gomma.

Aidan era sul retro della casa, davanti a un grosso barbecue in pietra e stava finendo di arrostire due grosse bistecche sul fuoco. Non erano state quelle però a far aumentare la mia temperatura corporea, ma la visione di Aidan senza maglietta. Ok, non era la prima volta che me lo trovavo davanti così e probabilmente non sarebbe stata neanche l'ultima. Quante volte ancora me lo sarei ripetuta? Ero proprio senza speranze.

Avrei dovuto gettare il buonsenso alle ortiche e divertirmi con lui ma non ne ero capace. Idiota com'ero sarei rimasta lì a sbavare dietro al mio nuovo amico, arrossendo come una scolaretta quando mi avrebbe rivolto una battuta sconcia e friggendo per la gelosia se avesse intrapreso un flirt o una relazione con un'altra donna.

Scesi le scale e lo raggiunsi in giardino, rimproverandomi mentalmente perché provai una punta di disappunto notando che si era rimesso la maglia.

«Eccoti qui. Stavo tornando a chiamarti. Sono passato circa mezzora fa e ho bussato, ma non ho ottenuto risposta. O meglio, niente a parte il tuo dolce russare.»

Sentii le guance in fiamme e Aidan mi scoccò uno sguardo divertito. «Ti ho presa in giro, non stavi russando.»

Il mio imbarazzo se ne andò solo per un attimo, perché lui affermò: «Però ronfavi così beata che non ho voluto disturbarti.»

Silenzio.

«Sei diventata tutta rossa, che carina!» esclamò, continuando a guardarmi con aria compiaciuta negli occhi scuri.

Misi le mani sui fianchi e cercai di assumere un'aria severa. «So che sono un'ospite in casa tua, ma ti pregherei di rispettare la mia privacy.»

Lui scoppiò a ridere e mi strinse in un abbraccio. Odorava di fumo e carne arrostita. «Che c'è?» gli chiesi, cercando di divincolarmi dalla sua presa, che si dimostrò molto solida.

«Sei così tenera, Leia.» Quell'uomo non mi pareva tanto equilibrato. Passava dal considerarmi l'oggetto del suo desiderio sessuale al parlarmi come se fossi stata un cucciolo tenero ed ammaestrato. La cosa rischiava di farmi impazzire. Perlomeno dal giorno dopo avrei ripreso i miei turni al bar e all'edicola. Tra il lavoro e le faccende domestiche non sarei dovuta stare tutto il giorno a subire le provocazioni di Aidan.

Alla fine riuscii a divincolarmi con la scusa che se non ci decidevamo a metterci a tavola le bistecche si sarebbero raffreddate.

Aidan aveva preparato un tavolo all'aperto e la temperatura era molto piacevole, adatta a una cena di quel tipo.

«Ti andrebbe di recuperare la bottiglia di vino rosso che c'è in cucina, mentre io metto queste belle bistecche nei piatti?»

Annuii e rientrai in casa.

Once Upon a SummerWhere stories live. Discover now