Cheater.

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Mi sveglio e la prima cosa che vedo è la luce della luna che colpisce le lenzuola.

Smith non c'è e appena mi torna in mente quello che abbiamo fatto, una senzazione di felicità mi pervade.

Mi alzo dal letto, mi metto l'unica camicia di Smith che è ancora intatta, e vado a cercarlo.

Giro per la casa, che è enorme, per poi soffermarmi su delle foto in corridoio.

Ci sono Smith e due altre persone che suppongo siano i suoi genitori.

Inoltre c'è una foto di lui con una ragazza, bellissima come lui.

Esco in veranda e vedo Smith seduto sul dondolo.

Lo raggiungo e mi siedo vicino a lui.

"Cosa fai qui tutto solo?" Gli chiedo mentre rivolgo il mio sguardo alle stelle.

"Non riuscivo a dormire e non volevo svegliarti... Magari mi stavi sognando." Mi risponde lui, voltandosi verso di me.

"Chi sono le persone nelle foto vicino a te?" Gli chiedo cambiando discorso.

Lui si morde il labbro e poi si alza in piedi.

"Vieni." Mi porge la mano e io la afferro.

Mi porta dentro casa e mi mostra le foto di prima.

"Questi sono i miei genitori, tutti e due un po' matti diciamo, mia madre è rinchiusa in ospedale, ha avuto un tumore e mio padre si è dato all'alcolismo." Mi spiega lui in modo freddo.

Io gli metto una mano sulla spalla e la accarezzo.

"Lei invece è mia sorella, ha quasi venticinque anni e ora vive con il suo fidanzato a New York. Dove sarei potuto andare anche io."

"E come mai sei qui?" Gli chiedo.

"Non voglio stare troppo lontano da mia madre." Risponde.

Annuisco, mi dispiace davvero per lui...

"Forza andiamo a letto." Sospira e mi prende la mano.

Raggiungiamo camera sua, lui si toglie la felpa e si butta sul letto.

Io sorrido e lo raggiungo.

Mi prende e mi bacia, poi ci sdraiamo, restando abbracciati.

Smith mi accarezza i capelli e giuro non vorrei mai che smettesse.

"Parlami della tua famiglia." Dice Smith.

"Beh siamo io, i miei genitori, che non ci sono mai e mia sorella che è la ragazza che hai conosciuto al ballo."

"Perché non ci sono mai?" Mi chiede.

"Per lavoro, io li adoro ma vorrei che gli importasse di più di me." Rispondo.
"Smith cantami qualcosa." Gli dico per smettere di parlare di me.

"Aspettami." Si alza e quando torna, ha una chitarra in mano.

Si siede a bordo del letto.
"Sono un po' arrugginito." Dice, per poi iniziare a suonare.

"Smith sei bravissimo." Commento io.

"Nah, ero molto più bravo prima." Si alza di nuovo e va a rimettere a posto la chitarra. "Vado a prendermi qualcosa da bere, tu vuoi qualcosa?" Mi chiede.

"No grazie." Rispondo dolcemente.

Appena se ne va, squilla un cellulare.

Lo cerco e vedo che sulla schermata del cellulare di Smith, appare il numero di mia sorella.

My sexy prof of mathWhere stories live. Discover now