𝟑𝟖. 𝐒𝐨 𝐠𝐢𝐚̀ 𝐜𝐡𝐞 𝐦𝐞 𝐧𝐞 𝐩𝐞𝐧𝐭𝐢𝐫𝐨̀

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"Hey tesoro! Ti ho chiamato per parlarti delle vacanze di Pasqua! Ormai manca praticamente una settimana ed io e Gemma non vediamo l'ora di conoscere il tuo ragazzo!" A quelle parole di mia madre iniziai a sudare freddo

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"Hey tesoro! Ti ho chiamato per parlarti delle vacanze di Pasqua! Ormai manca praticamente una settimana ed io e Gemma non vediamo l'ora di conoscere il tuo ragazzo!" A quelle parole di mia madre iniziai a sudare freddo. Mi ero completamente scordato di Pasqua, teoricamente sarei dovuto tornare a casa dei miei. Con Louis. Come mio fidanzato. Ovviamente era un'altra delle sue genialate, era capace di creare solo problemi. Ora cosa mi dovevo inventare? Dovevo dire a mia madre che ci eravamo lasciati?

"Emm... Mamma veramente, a proposito di Pasqua e del mio ragazzo..." In quell'istante sentii la porta del bagno spalancarsi di colpo, mi voltai istintivamente lasciando il discorso a metà. Vidi Louis fissarmi con occhi spalancati. Lo vidi mimarmi con le labbra un "ti prego" e io mi ritrovai ad aggrottare la fronte. Cosa voleva dirmi? Lui evidentemente percepì che non avevo capito così mi si avvicinò e unì le mani a mo di preghiera e questa volta mimò un "per favore".

"Harry? Harry sei ancora lì?" la voce di mia madre al telefono mi riscosse.

"Emm... Mà va bene se ti richiamo dopo? Adesso sono un po' impegnato" risposi continuando a fissare negli occhi Louis che abbozzò un timido sorriso.

"Ma Harry..." attaccai senza lasciare che finisse il discorso. Incrociai le braccia e guardai Louis sospirare e buttarsi sul nostro letto con le braccia distese sopra la sua testa e le gambe a penzoloni. Aspettai che dicesse qualcosa ma lui rimase zitto ed immobile, solo i nostri respiri rompevano il silenzio della stanza.

"Allora?" sbottai minaccioso quando non riuscii più a tollerare quella situazione "Vuoi darmi una ragione valida del perché ho sbattuto in faccia il telefono a mia madre?"

"Perché sei una persona maleducata?" mi chiese sarcastico senza però guardarmi, ma continuando a fissare il bianco soffitto sopra la sua testa.

"Lou sono serio" mi morsi la lingua quando mi uscirono quelle parole. Da quando avevamo litigato non l'avevo più chiamato così, solo Tomlinson o al massimo con un ironico LouLou. Lo sentii sospirare, ma finalmente si decise a girare la testa nella mia direzione.

"Fammi venire con te" Alzai le sopracciglia confuso.

"Dove?"

"A Pasqua. Fammi venire con te. Fammi venire a casa tua" Spalancai gli occhi incredulo.

"Che cosa?" Mi rendevo conto che gli stavo rispondendo a monosillabi, ma davvero in quel momento non riuscivo a pensare ad altre parole più adatte.

"Per favore Haz" mi disse con tono supplicante e non riuscii ad impedire al mio cuore di fare una capriola a quel soprannome "Lo so che non ho alcun diritto di chiederti una cosa del genere, ma non posso tornare dalla mia famiglia"

"Perché non vai da Josh?" gli chiesi allora io.

"Perché la sua famiglia non mi vuole più vedere dopo... Beh lo sai. Josh mi ha proposto più di una volta di andare in vacanza noi due insieme, ma alla fine le vacanze sono l'unica opportunità che ha per stare con la sua famiglia e io non voglio togliergliele" mi spiegò. Provai quasi tenerezza al sentire quelle parole, a quanto tenesse al suo amico, ma cercai di mandarla giù quasi subito.

Stanza 258Where stories live. Discover now