10. Mi mar

14.8K 364 1.5K
                                    

Ma per amare

dobbiamo imbarcarci su tutti

i progetti che passano,

senza chiedere nulla,

pieni, pieni di fede

nell'errore di ieri,

di oggi, di domani,

che non può mancare.

Dell'allegria purissima

di sbagliare e trovarci

sulle soglie,

sui margini tremuli di vittoria,

senza voglia di vincere.

Con il giubilo unico

di vivere una vita

innocente tra errori,

e che non vuole altro che

essere, amare, amarsi

nell'immensa altezza

di un amore che si ama

ormai con tanto distacco

da tutto ciò che non è lui,

che si muove ormai al di sopra

di trionfi o di sconfitte,

ebbro nella pura gloria

della sua certezza.

(P. Salinas)

La stazione, nelle prime ore pigre e assolate del pomeriggio, fu salutata da un urletto di Harry con la faccia spalmata sul finestrino.

"Oddio... c'è scritto Valencia! Lou, mi hai....siamo davvero a Valencia?"

Louis rise per l'espressione sorpresa e stupefatta di Harry, che continuava a spostare gli occhi sgranati da lui, al finestrino, alle cuffie che erano state scaraventate sul tavolino davanti a loro.

"Si raggio di sole, siamo a Valencia. E tenendo conto quanto io capisca poco di spagnolo, è un miracolo che non abbia sbagliato treno."

Nello scherzo, Louis si rese conto di come aveva chiamato Harry tra le risate e si schiarì la voce, per poi alzarsi e darsi da fare a tirare giù i borsoni, pregando che Harry non ci avesse fatto caso.

Harry era tramortito da tutte quelle informazioni ricevute contemporaneamente, e si strofinava nervosamente le mani sui jeans, tentando di elaborare. L'unica cosa che era certo di essere in grado di fare era aggrapparsi a Louis e baciarlo fino allo sfinimento. Implorò il proprio corpo di reagire e seguì il più grande verso il portellone del treno, tirandogli via dalla mano uno dei borsoni per aiutarlo.

Harry si guardò attorno estatico per tutto il tragitto, fino all'uscita, dove un'auto con il logo di un hotel sulla fiancata li stava aspettando.

Harry si bloccò di colpo, piantandosi in un punto del marciapiede.

"Lou, ma hai fatto tutto questo da solo, hai pagato chissà quanto, non posso..."

Louis alzò gli occhi al cielo roteandoli e allungò una mano per afferrare quella chiusa a pugno del riccio. Fece aderire i loro palmi e intrecciare le loro dita e si avvicinò scuotendo la testa.

"Haz, ce la fai a mantenere la calma per ventiquattr'ore? Ora lasciamo al tipo dell'hotel i bagagli, così li porta in camera, e andiamo a pranzare. Sono le tre, sto letteralmente morendo di fame. E poi dobbiamo fare varie cose. Sarà divertente, te lo prometto. Puoi fidarti? E smettila di pensare ai soldi. Il mio conto ammuffisce da chissà quanto tempo, inutilizzato. Non ho mai realizzato i miei desideri, prima che ci fossi tu con me a spingermi a farlo. E' l'unica cosa che voglio in questo momento. Può essere questo, il mio desiderio di oggi? Vederti sorridere e lasciarti andare, portarti a divertirti in un posto solo nostro?"

Còmo si yo fuera el sol (LARRY AU)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora