12. Eyes open

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Forse noi due ci cercavamo

molto più di quanto noi stessi pensassimo.

E così abbiamo finito per prendere

la strada più lunga e più contorta.

Forse io

non avrei dovuto fare quello che ho fatto.

Ma non ho potuto farne a meno.

E volevo dirti che la sensazione di intimità e tenerezza

che ho provato per te, è stata un'emozione

che non avevo mai sentito prima nella mia vita.

(H. Murakami)

Madrid, calle Fuencarral, giovedì 12 ottobre 2017, ore 11:30

Questo andrà bene? O magari serve più grande....Dio, non ci capisco niente. Vabbè, a casaccio, tanto dovrei farcela comunque, uno vale l'altro. Devo solo sbrigarmi, o rischio di non fare in tempo e combinare più danno che altro. Tutta la questione, in generale, è già più un disastro che altro.

Louis ripose le cose che aveva in mano in un piccolo carrello, si stropicciò un occhio tirandosi poi indietro i capelli e iniziò a trascinarlo verso la cassa, in fondo al negozio in cui si trovava. Il giorno prima non era riuscito a mettere naso fuori dalla camera d'albergo, né a mangiare qualcosa né a chiudere occhio per più di un paio d'ore sparse nel corso della giornata. Si arrovellava, controllava il cellulare in attesa di un messaggio di Harry che sapeva già di non avere il diritto di ricevere, giocherellava con le chiavi del suo appartamento e con quel piccolo pianoforte che non aveva vita, come lui ormai senza il riccio nei paraggi. E c'era un pensiero che proprio non riusciva a scacciare, un dato di fatto innegabile ovunque posasse lo sguardo. La felpa verde da cui non riusciva a separarsi, quell'elastico nero attorno al polso che a volte sembrava ustionarlo o stringergli le vene in una morsa, solo perché il battito del suo cuore gli arrivasse alle orecchie. Quella stanza ormai intrisa di ogni sorta di ricordo, di occhi verdi, di risate, di un profumo inconfondibile, di mani incollate addosso e di labbra che avevano fame di tutto. Ogni singola cosa gli stava dicendo che qualunque fosse il prezzo della verità che si stava tenendo dentro per proteggere Harry, non sarebbe mai stato salato come quello che stava pagando privandosi di lui. Era stato come occludersi definitivamente i polmoni, farsi murare dentro un luogo senza via d'uscita che non aveva neppure pareti fisiche. Si era dato da solo forse il motivo più importante per detestarsi. E niente era riuscito a distoglierlo. Non le telefonate delle sorelle che aveva rifiutato. Non Liam che aveva bussato alla sua porta in tre momenti diversi della giornata. Nulla. Si era chiuso dentro col suo dolore, con la sua indecisione, con la certezza che qualunque passo avesse fatto, sarebbe stato falso, destinato a ferire quella persona che aveva iniziato a difendere prima ancora di conoscerla.

Quando davvero aveva avuto la sensazione di star morendo dentro la sua stessa pelle, di aver perso anche quel barlume di scopo a cui si stava aggrappando da quando aveva lasciato la Francia, era esploso. Per poco non aveva tentato di radere al suolo la camera. Aveva detto basta a quella reclusione, alla paura di Javier che gli serpeggiava sempre tra i muscoli, alla voce rotta della madre di Harry, al presentimento che non lo abbandonava mai di averlo ormai condannato a stare peggio di quanto non fosse mai stato. Se Louis doveva dargli il pugno più mortificante di tutti, non sarebbe stato quello il momento. Ed era egoista, si, immensamente e profondamente incapace di pensare ad altro che alla sua voglia di riavere Harry con sé. Perché ne era sicuro, ormai la sua anima glielo faceva presente come se fosse un messaggio inascoltato abbandonato in una segreteria: se lui era stato in quel modo, Harry forse stava persino peggio. Aveva bisogno di lui. Anzi, forse aveva bisogno di qualcosa di più grande persino di lui, di più intimo. Aveva bisogno di una scelta. E non avrebbe mai potuto farla da una camera d'albergo.

Còmo si yo fuera el sol (LARRY AU)Where stories live. Discover now