16 (pt.2). Carved dreams

11.8K 282 929
                                    

"Giacca sbagliata?"

Louis posò una mano al centro della schiena di Harry, strofinando forte vedendo che il più piccolo rabbrividiva già da un po'.

"Cos- oh, no, tranquillo, è che non pensavo si alzasse tutto questo vento. Niente di che."

Harry stava con le braccia conserte al petto, riscaldandosi la pelle con le proprie mani nel tentativo di trattenersi dentro il poco calore rimasto.

"Dai, scambiamoci la giacca. Prendi la mia, è un po' più pesante. Almeno durante il tragitto."

"No, Lou, davvero non c'è bis-" Harry non ebbe neppure il tempo di finire la frase, perché Louis gli aveva abbassato la giacca dalle spalle fino al gomito quasi, e aspettava che lui allargasse le braccia per sfilargliela del tutto. Teneva già la propria appesa al braccio, pronta per essere indossata.

Non servì a molto, perché il più piccolo rimase intirizzito per tutto il tempo e neppure il viaggio nell'auto riscaldata di Niall lo aiutò granchè. Si stava raffreddando per il brusco sbalzo di temperatura tra mattina e pomeriggio, e nonostante Louis lo abbracciasse e cercasse di trasmettergli calore, l'unica traccia che ne restava in Harry era sulle sue guance, che si tendevano in un sorriso riconoscente. Così Louis fece fermare Niall al Villa Magna, proponendo ad Harry di dargli una mano a svuotare la stanza per riscaldarsi. Poi avrebbe chiamato un taxi per ritornare a casa loro. Liam scese con loro e, dopo aver salutato Niall e Ed che andavano a prendersi qualcosa in un bar, corse in camera propria, raccomandando a Louis di prendersi cura del suo adorato cappellino e lasciando i due ragazzi soli nel corridoio dell'hotel.

Louis fece scattare la porta con la card e guardò la camera con un sorriso consapevole sulle labbra. Era un posto impersonale e freddo, abituato a vedere centinaia di viaggiatori, che per lui sarebbe sempre stato un pezzettino di quella casa immateriale che condivideva con Harry. Molte delle loro prime volte erano e sarebbero rimaste sempre lì, e non riusciva a immaginarsi un momento diverso dallo svuotare quel posto di tutta la sua roba assieme ad Harry per salutarlo e lasciarselo alle spalle.

Io non sono più di passaggio. Ho smesso di essere uno straniero. Io vivrò qui. Sto con Harry, e resterò qui tanto da portarmi addosso questa città, anche quando dovrò tornare. Non smetterà più di essere metà della mia vita.

Louis si voltò, infilò le mani calde sotto la giacca che aveva prestato ad Harry e gli accarezzò i fianchi, sorridendo mentre strofinava il suo naso contro quello del più piccolo.

"Prima di mettere in ordine, secondo me ti serve un bagno caldo."

"Lou, dai, non voglio che perdi tempo. Mi sentirò meglio lo stesso, vedrai..."

Louis non gli lasciò finire la sua solita lista di scuse, perché gli bloccò il viso con una mano per avvicinarsi e baciarlo, cercando la sua lingua con la propria. Tutto il calore di cui aveva bisogno iniziarono a sprigionarlo i loro corpi in quell'istante, mentre le mani approfondivano la presa l'uno addosso all'altro e le labbra si univano e si allontanavano solo per tornare con più forza a incontrarsi.

In un ansimo tra un bacio e l'altro, mormorando appena nel respiro carico di desiderio di Harry, Louis disse con un tono sospirato come non ne aveva mai usati:

"Cazzo, erano ore che volevo darti un bacio come si deve."

"E io erano ore che pensavo al modo in cui avevi suggerito di usare la vasca che c'è di là."

Louis gli rise contro le labbra ed Harry tornò a baciarlo, perché quel sorriso era come un sapore che lui non poteva accettare di perdersi, di non sentire sulla lingua.

"Se non mi lasci, non posso arrivare al bagno."

"Hai cominciato prima tu. Lasciami tu." Louis si lasciò sfuggire un'altra risata e, invece di lasciarlo, gli strinse le braccia attorno al bacino e con un movimento fluido lo sollevò, facendolo aderire al proprio corpo eccitato. Harry si avvinghiò subito, le gambe allacciate alla vita del più grande, le mani dietro la nuca a giocherellare con le sue ciocche di capelli, la bocca che non riusciva a lasciare la sua, che non accettava neppure di farlo parlare.

Còmo si yo fuera el sol (LARRY AU)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora