16 (pt.1). Carved dreams

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T'amo per la tua saggezza

che non è la mia,

per la salvezza,

t'amo contro tutto quello che ci illude,

per questo cuore immortale che io non posseggo,

tu credi di essere il dubbio e non sei che ragione

tu sei il sole forte che mi inebria

quando sono sicuro di me.

(P. Éluard)

Madrid, Calle de las Navas de Tolosa 8, venerdì 20 ottobre 2017, ore 19

"Tu sei completamente fuori. Non era affatto necessario, perché lo hai fatto?! Dai, è pesantissima, almeno lasciala portare a me!"

"Avresti continuato a fissarla per ore e a gironzolare per il negozio, tornando a sbirciarla ogni cinque secondi fingendo che non ti importasse di lasciarla lì e di essere concentrato sui tuoi amati pigmenti. Ho soltanto velocizzato le operazioni."

"Ma costava uno sproposito, e poi non era importante....Dai cazzo, mi fai sentire in colpa. Lou, almeno mollala a me per aprire la porta!"

"Ooooh piantala, per favore, ma quanto chiasso fai? E poi dannazione Haz, perché pensi sempre che le cose che piacciano a te non abbiano importanza, mentre quelle che piacciono agli altri devono essere il centro della loro vita? La guardavi incantato, è veramente bella, non potevo lasciarla lì. Con quanto sto risparmiando vivendo da te, ne posso comprare dieci di queste. Quindi smettila di lamentarti, fammi solo un bel sorriso e libera un angolo di tavolo. Adesso la proviamo."

Harry sbuffò rumorosamente, tirandosi via dal collo la sciarpa e lanciandola assieme alla tracolla e ad una busta di plastica sul divano per eseguire la richiesta di Louis.

"Vieni Lou, mettiamola direttamente nello stanzino. La voglio lì dentro."

Louis sorrise e la gioia raggiunse gli occhi in un istante. Seguì il più piccolo che gli aprì la porta della stanza da disegno che aveva creato per lui e lasciò finalmente il peso sul tavolo con un piccolo tonfo. Si fece indietro di un passo per ammirarla, soddisfatto.

Una macchina da scrivere nera, una Mignon della Union Typewriter Company praticamente nuova, ancora lucida e con i tasti dal bordo argentato che brillavano nella penombra della piccola stanza, come se chiedessero di essere sfiorati, di essere sporcati di inchiostri, pensieri, segreti di vita vissuta.

Harry stava a braccia conserte, il mento quasi contro il petto, le guance in fiamme e gli occhi che saltavano da Louis alla macchina da scrivere, mentre ondeggiava sul posto indeciso su quale gamba scaricare il peso. La luce che filtrava dalla parte finestrata della parete sembra convogliarsi tutta nel colpire le sue iridi fatte d'acqua torbida, piena di speranze che Louis voleva interpretare e pescare in quei silenzi ogni giorno, per lasciarlo senza parole, per ricevere solo baci e sorrisi, come quello con cui in quel momento Harry gli si stava avvicinando, allacciandogli le braccia dietro il collo per nasconderlo contro le sue labbra.

Louis lo strinse per prendersi quel bacio, quel calore che si propagava in tutto il corpo mentre le loro lingue si incontravano, e per rilassarsi in un sospiro quando Harry si scostò quanto bastava per soffiargli sulle labbra socchiuse un "Grazie Lou."

Pensò di non aver mai avuto bisogno di nient'altro di diverso, nelle sue giornate, rispetto a quel corpo abbracciato al suo, a quegli occhi che ridevano anche quando lui restava in silenzio, all'odore di quei ricci che ritrovava sempre accanto a sé. Ricevere sempre una risposta al "Dove sei?" che inviava per messaggio quando usciva dall'ospedale, raggiungerlo in una qualche parte della città, baciarlo di slancio facendolo roteare leggermente sul posto per la foga, prendersi la sua risata in risposta a qualche battuta su come fosse vestito o sulla faccia che avesse mentre lo aspettava.

Còmo si yo fuera el sol (LARRY AU)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora