17. Moments

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Forse le cose stanno esattamente così:

quelli che vale la pena di amare veramente

sono quelli che ti rendono estraneo a te stesso.

Quelli che riescono a estirparti

dal tuo habitat e dal tuo viaggio,

e ti trapiantano in un altro ecosistema,

riuscendo a tenerti in vita in quella giungla

che non conosci e dove certamente

moriresti se non fosse che loro sono lì

e ti insegnano i passi, i gesti e le parole:

e tu, contro ogni previsione, sei in grado

di ripeterli.

(J. Fante)


"Haz, che ci facciamo di nuovo qui?"

"Ssssh, fa silenzio ed entra, svelto!"

"Ma sono quasi le quattro del mattino.... Che intenzioni hai?"

Harry mise la mano sinistra sulla bocca di Louis, guardandolo col naso arricciato e le labbra strette per non scoppiare a ridere, come se fossero complici dello scherzo più epico di tutti i tempi. Con la mano libera se lo tirò dietro e lo fece avanzare nella stanza, per poi mollarlo e chiudere la porta dall'interno, con due giri di chiave.

Il respiro che Louis lasciò andare dalle labbra ancora arrossate risuonò come un'eco in tutto il locale, mentre permetteva all'odore di carta e inchiostro di impadronirsi delle sue narici, facendosi strada nel suo petto. Si rese conto, mentre Harry si voltava di nuovo a guardarlo, illuminato su metà viso solo dalle luci dei lampioni che attraversavano la vetrina, i ricci voluminosi bagnati appena da un velo chiaro e dorato, che quello fosse il primo odore che associava ad Harry. Lo stesso che gli aveva raccolto addosso quando si era ritrovato il suo volto tra le dita, subito dopo la caduta, in un punto che era appena cinque passi dietro di lui. Lo stesso che emanava appena rientrava a casa da lavoro, che gli si posava sulle labbra assieme al suo sorriso, che ritrovava con le narici nell'incavo del suo collo e sui vestiti che non finiva mai di mettere in ordine, perché il riccio li accatastava ovunque. La libreria era il loro posto, una specie di magia speciale che esisteva soltanto per loro, e il fatto che quella notte assurda Harry lo avesse portato nuovamente lì, contravvenendo a ogni regola, guardandolo con quelle iridi verdi che sembravano accendere le lampadine di tutto il negozio simultaneamente, con un bagliore e dei riflessi mille volte più intensi di quelli di tutte le campane di vetro che avesse mai visto rifulgere e animarsi attorno a delle candele, gli stava mozzando il respiro. C'erano soltanto loro, una storia che si scriveva con la velocità e la profondità di un bisogno, di una passione che bruciava alimentandosi con qualsiasi cosa riuscisse a toccare, due vite che rinascevano incontrandosi, scontrandosi e mischiandosi, circondate dalle voci di migliaia e migliaia di altre, vere, immaginarie, possibili, neppure lontanamente probabili, ma che sembravano solo tracce sbiadite e inghiottite dalla carta e dal tempo rispetto al calore che stavano sprigionando quei due respiri, sempre più vicini in quella stanza fredda e immersa nella penombra.

Due cuori a battere così forte da rimbombare da una parete all'altra, due paia di occhi che riflettevano l'uno il colore dell'altro diretti a cercarsi, a volersi, a spogliarsi e a mordersi. Perché i segni di quello sguardo Louis se li percepiva già sulla pelle, più affilati, caldi e profondi dei graffi che il più piccolo a volte gli lasciava sulla schiena quando facevano l'amore. Le labbra che baciavano prima con le parole che con i movimenti.

"Hai presente quando hai voluto ballare di nuovo quella canzone in camera nostra? Perché avresti voluto baciarmi ma non ci eri riuscito?"

I polpastrelli di Harry percorsero delicatamente la linea che dalle dita di Louis risaliva il suo braccio, la spalla, il collo, per arrivare sullo zigomo con una scia di sfioramenti delicati che nel corpo del più grande si tradussero in brividi, messi a tacere tutti dalla mano di Harry sulla guancia, col pollice a strofinare il mento e le sue labbra socchiuse.

Còmo si yo fuera el sol (LARRY AU)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora