19. Miedo

8.6K 245 1.3K
                                    

Sarei già andato davvero lontano,

tanto lontano quanto è grande il mondo,

se non mi trattenessero le stelle

che hanno legato il mio al tuo destino,

così che solo in te posso conoscermi.

E la poesia, i sogni, il desiderio,

tutto mi spinge a te, alla tua natura,

e dalla tua dipende la mia vita.

(J. W. Goethe)

NOTA AUTRICE: Finito il capitolo, soffermatevi un istante sul box dei saluti. Troverete una cosa che vorrei sapeste. Buona lettura <3

Madrid, Aeroporto di Madrid-Barajas, venerdì 3 novembre 2017, ore 18

Non pensava che quella mattina, svegliandosi, avrebbero avuto un'altra prima volta del genere. Louis lo realizzò soltanto qualche secondo più tardi, dopo aver aperto gli occhi ed essersi sentito sullo zigomo lo schiaffo di quel verde rischiarato dal sole. Harry non lo stava abbracciando, non stava dormendo, non se ne stava andando. Lo stava semplicemente fissando, gli occhi sgranati al massimo, arrossati come se avesse pianto e non stesse sbattendo le palpebre da un po', una singola mano a palmo aperto posata sulla sua spalla, come a non interrompere del tutto il contatto che li aveva confortati quella notte ma senza mostrare troppo calore. Quella era un'occhiata di paura, di indecisione, piena di tanti dubbi diversi, ma non smetteva di dargli calore. Anche in quel gelo che calò tra loro dopo aver mormorato "buongiorno" con voce impastata. Anche dopo averlo visto alzarsi dal letto con un mugugno scontroso, diretto in bagno.

La prima volta che si trovava in imbarazzo davanti ad Harry. Mai, neppure quando lo conosceva da appena qualche minuto, si era sentito incapace di decidere cosa fare, come prenderlo, da dove cominciare. In quel momento, persino alzare leggermente la voce per chiedergli se volesse un po' di caffè gli sembrò fuori luogo.

E quel "si, grazie" ricevuto in risposta terribilmente distaccato e asettico.

Fu la prima volta che fecero la valigia assieme, che condivisero quella camera senza lanciarsi gli indumenti per scherzo, senza rincorrersi, senza prendersi in giro per poi cercarsi con le dita e baciarsi, o anche semplicemente sfiorarsi. Louis aveva voluto in ogni modo un contatto accidentale, la frazione di secondo di calore che la pelle di Harry gli dava e che lui aveva imparato a conservarsi addosso per ore. Niente.

E anche se nella pila di vestiti puliti che Harry gli aveva passato aveva infilato comunque diversi suoi maglioni e delle felpe in cui Louis avrebbe potuto nascondersi per intero, come se ormai le ritenesse una sua proprietà, il più grande non riusciva a trovarselo accanto. Quando Harry aveva scandito, senza nessun colore nella voce "Vado a lavoro." ed era sparito oltre la porta, quella mancanza di saluto lo aveva fatto sentire solo al mondo. Privo di voce, di battito, di qualsiasi tipo di via d'uscita.

Aveva atteso il suo rientro con un sorriso, vicino alle loro valigie e con nella tracolla dei dolcetti per il viaggio. Con la sua camicia più bella, uno dei jeans blu notte che Harry preferiva e un cardigan dello stesso colore lasciato sbottonato sul petto, lo aveva aspettato guardando la porta come se fosse lo spettacolo più bello che avesse mai visto. E lo era davvero.

Il più piccolo però era rientrato senza degnarlo di uno sguardo, il capo chino verso le scarpe, diretto in camera a cambiarsi come se una voce silenziosa gli avesse ordinato di filare via in silenzio. Ogni piccolo gesto era sembrato a Louis organizzato a tavolino per esasperarlo e torturarlo. Il bun più piccolo in cui Harry aveva raccolto alcune ciocche di capelli, lasciando gli altri liberi di ricadere in massa sulle sue spalle, la maglietta bianca sotto la camicia di flanella con un motivo tartan rosso lasciata aperta, gli skinny jeans neri strappati sulle ginocchia e le Converse nere, persino lo smalto nero e il numero improponibile di anelli, almeno sette. Ogni cosa era messa lì appositamente per prostrarlo, per spingerlo a supplicare un perdono che non sapeva più come formulare.

Còmo si yo fuera el sol (LARRY AU)Where stories live. Discover now