"Legami e verità."

1K 42 6
                                    

Due settimane di speranze inutili.
Ogni giorno speravo di trovarlo seduto sulla poltrona rossa della mia stanza o in palestra ad aspettarmi.
Ogni giorno.
La sua mancanza la sentivo dentro le ossa, soprattutto durante l'allenamento. Era stato sostituito da Natasha e Steve, che si alternavano per insegnarmi le loro tecniche in battaglia. Steve aveva detto che sarebbe tornato da solo e che nessuno doveva cercarlo. Sicuramente lo conosceva meglio di me, ma qualcosa mi diceva che lui aveva bisogno di qualcuno che gli stesse accanto.
Persino Klaus ogni tanto ululava davanti alla sua stanza. Mancava anche a lui. Durante il giorno mi mostravo tranquilla e sorridente con gli altri, ma la notte era impossibile fare sogni tranquilli.
Si, ero diventata più forte fisicamente ma mentalmente ed emotivamente ero debole e vulnerabile.
Facevo sogni confusi sul mio passato e al mattino non riuscivo mai a ricordarli.
L'unica cosa che mi teneva sveglia era il profumo, dolce e inebriante, che aveva lasciato sul mio cuscino.

Ero seduta sul bancone in cucina, con in mano una tazza di caffè bollente, e ammiravo dalla finestra la neve cadere. Mancavano due giorni al Natale e lui era da solo, chissà dove.
"Nora posso portare con me Klaus a fare una passeggiata?" chiese Sam già pronto per uscire fuori e al suo fianco Klaus, seduto a terra che scodinzolava.
"Fallo correre per un po'. Lui ama la neve." risposi abbozzando un sorriso e tornai a guardare i fiocchi bianchi scendere dal cielo.
"Sei sola"
Strabuzzi gli occhi e mi guardai intorno per capire da dove venisse quella voce, ma non c'era nessuno in salotto. "Finalmente ti ho trovato" disse nella mia mente.
"Chi sei?" dissi a bassa voce per non farmi sentire, anche se ero completamente da sola dato che gli altri erano in palestra a testare le nuovi armi e divise progettate da Tony.
"Non mi riconosci? Dovresti saperlo Lea". Di nuovo quel nome.
Scesi dal bancone e misi la tazza vuota nel lavabo e aprii il getto dell'acqua per sciacquarmi il viso.
"Sono al quanto deluso da te Lea. Mi hai dimenticato."
"Chi sei?" dissi con le mani premute alla testa. Il dolore che provavo era simile a quando riapparivano i ricordi. "Ti avevo insegnato a dipendere solo da te stessa Lea e tu mi hai disobbedito".
Con le mani a forma di pugno iniziai a picchiare sul piano della cucina, così da sovrastare il dolore alla testa e ci riuscii.
"Nora va tutto bene?" risuonò la voce di Jarvis in cucina, facendomi spaventare. "Si, credo..." risposi ancora confusa.
Chi era? Stavo impazzendo o una voce nella mia testa mi aveva parlato? Era possibile?

Una donna dalla tunica bianca dai ricami dorati sulle spalle teneva per mano una bambina. Di fronte a loro c'era un uomo anziano, con un occhio bendato, vestito come i re dell'antica Roma. "Odino, ti ringrazio molto per questo favore" disse la donna, tenendo per mano una bambina dai capelli biondi tendente al bianco. Quella bambina ero io. "Per me è un onore, avere qui ad Asgard, la figlia di Atena."

La figlia di Atena? Stavo delirando.
"Nora ti senti bene?" disse Natasha entrando in cucina, aprendo il frigorifero prendendo una bottiglietta di coca cola, "Credo di avere la febbre alta" risposi toccandomi la fronte, e non sbagliavo affatto. "Vai a riposarti. Io cerco qualche medicinale e te lo porto" mi disse sorridendo e così feci. Andai nella mia stanza e, dopo aver chiuso la finestra che abitualmente aprivo tutte le mattine, mi misi nel letto. Con la testa appoggiata sul suo cuscino.
"Fidati di me e ti mostrerò qualsiasi cosa tu voglia"
Ancora quella voce... Erano sicuramente gli effetti della febbre. "Non sono un effetto collaterale della tua influenza umana, Lea. Sono reale e devi fidarti delle mie parole"
"Dimmi chi sei" sussurrai con gli occhi chiusi "Stasera sul tetto mi mostrerò a te e solo a te" poi sparì di nuovo.
Aveva approfittato della mia debolezza ed era entrato nella mia testa, portando con sé qualche frammento del mio passato. Non avevo forze per impedirglielo. Era più forte di me ed io ero vulnerabile.
"Ti ho portato una pastiglia antinfluenzale" disse Natasha, dopo aver bussato alla porta che avevo lasciato semi aperta, "Lasciala pure sul comodino" risposi io portandomi la coperta sotto il mento.
Si mise a sedere sulla poltrona rossa e quel gesto, portò alla mia mente il primo giorno nella torre.
"Come stai?" mi domandò appoggiando i gomiti sulle ginocchia con le mani strette fra loro, "Ho solo un po' di febbre, Nat" risposi in modo evasivo, "Parlo di Barnes" specificò.
Al suono del suo cognome sentii un brivido provenire dallo stomaco.
"Non c'è niente fra me e lui Natasha" dissi a denti stretti "Io non ti ho chiesto questo però.." rispose lei abbozzando un sorriso di sfida.
Dovevo ricordarmi, ogni volta, che lei era una spia e sapeva bene come estorcere delle informazioni alle persone.
"Non lo so Nat... Non ho mai provato sensazioni simili prima d'ora e sinceramente, non so nemmeno come gestirle" confessai arrendendomi. Forse parlarne con lei mi avrebbe aiutata. Forse.
"Non devi gestirle Nora. Certe situazioni vanno vissute e basta" disse lei e quasi mi lasciò senza parole, "Sei troppo dura con te stessa, esattamente come lui lo è con se stesso e con le persone che lo circondano... Ti ha mai parlato del suo passato?" mi chiese ed io scossi la testa, "Forse è per quello che è andato via. Ha bisogno di trovare il coraggio di parlarne apertamente con qualcuno, che non sia Steve.". "Ha detto che potrei avere paura di lui.." confessai pensando all'ultima conversazione con Bucky, "Ne ha passate tante Nora... Tempo al tempo e capirai" disse e alla fine mi sorrise, ricordandomi il mio mantra.
"Ti manca?" mi chiese e fu inevitabile annuire, "Tornerà" disse dopo avermi stampato un bacio sulla guancia e mi lasciò riposare.

Magnetic.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora