Capitolo II

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La sfiga di Elizabeth era appena iniziata. Qualche settimana dopo quel ballo nefasto, il signor Bennet ricevette infatti una lettera dal signor Collins, un suo parente di professione ecclesiastico, che si autoinvitava a passare una quantità di tempo indefinita a Netherfield, di cui tra l'altro era erede, visto che all'epoca le donne non erano ancora state certificate come persone.

Le giovani Bennet non conoscevano il signor Collins e si auguravano che fosse perlomeno simpatico, visto che erano rinchiuse in casa tutto il giorno con la madre, che parlava a oltranza di temi di cui, non capiva, non fregava nulla a nessuno.

Invece il signor Collins si rivelò pesante tanto quanto lei, nonostante fino a quel momento quell'evenienza sembrasse irrealizzabile.

In realtà i Bennet non sapevano che il prete Collins era stato mandato lì dalla sua benefattrice lady Catherine, che poi era pure la sua amante, per mettere in atto un piano satanico: al fine di allontanare i sospetti circa la loro tresca, lady C. voleva che Collins sposasse una delle ragazze nonostante fossero sue parenti, visto che nel XIX secolo non era ancora stato certificato che sposarsi tra cugini è illegale fino al secondo grado di parentela.

All'inizio Collins dimostrò un'ingenuità che si addice perfettamente a un prete nel credere di poter puntare a Jane, la figlia maggiore nonché la più bella, simpatica, generosa, docile, altruista, caritatevole e un sacco di altre cose superfiche.

Jane, però, gli fece capire, coi suoi modi tutti gentili, che non c'era trippa per gatti e non ci sarebbe mai stata, così Collins capì che si doveva ridimensionare e indirizzò la sua corte verso la sorella numero due.

Elizabeth, che non era tanto posata quanto Jane, lo liquidò in 0,3 secondi senza troppe cerimonie.

«Eli, so che le donne, esseri risaputamente semplici, di solito non accettano le proposte di matrimonio al primo tentativo. Nonostante io sia un prete, non sono così sprovveduto. Però va be', dai, siamo cugini, con me non c'hai bisogno di fare tante cerimonie. Dimmi subito di sì e la chiudiamo qui».

«Va che mi sa che non hai capito...».

«Massì che ho capito. A voi donne piace che vi facciano la corte, siete delle vanitose. Tutte uguali siete».

«No, guarda, ti assicuro di no...».

«Dai, smettila di fare la menosa».

A Elizabeth iniziavano a girare le ovaie a elica e, quando l'illuso di Collins tentò l'approccio fisico, gli smollò una cinquina in pieno volto.

«Senti, bello, mo' m'hai popo rotto 'er cazzo. Sei un cesso, mi stai alquanto sulle palle e, perdipiù, sei pure un prete. Non mi sposerei con te manco se fossi l'unica alternativa a una vita da zitella, che tanto, guarda, sono già ben incamminata su quella strada. La stronza di mia madre non fa altro che ricordarmelo. Quindi, adesso mollami che se no rischi di pigliarti un'altra centra».

Di fronte a cotanta dimostrazione di tamarraggine, il signor Collins battè in ritirata senza farselo ripetere due volte, mentre Elizabeth si godeva il successo accendendosi un bel sizzone alla finestra del bagno, attenta a non farsi sgamare dalla rompipalle di sua madre.

Orgoglio e precipizioWhere stories live. Discover now