Capitolo X

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Il girono dopo, Darcy sparì dalla circolazione senza lasciare manco un bigliettino. Elizabeth fu informata da Charlotte.

«Ho sentito la carrozza andarsene stamane all'alba, ma nessuno sa niente. Lady Catherine, boriosa com'è, addurrà la scusa che il nipote aveva degli affari urgentissimi a Londra, sicuro».

Anche il soggiorno di Elizabeth era quasi finito. Passò gli ultimi due giorni a fumare di nascosto nell'orto con Charlotte, ma, nonostante fossero fatte la maggior parte del tempo, non le raccontò mai di ciò che era successo nel boschetto tra lei e «quel coglione di Darcy», come aveva deciso di rinominarlo.

Al momento dei saluti ci furono baci e abbracci, qualche lacrimuccia e poi via, al galoppo verso Netherfield.

Quando arrivò a casa, però, già dal vialetto fu accolta da urla di mocciosi in overdose di zuccheri.

Appena varcata la soglia, le urla si intensificarono e lei, anche un po' fischiona per l'ultimo sgamello fumato nella carrozza che l'aveva condotta fin lì, con tutti i finestrini alzati per fare cappa e sballarsi di più, venne travolta in pieno volto da quel marasma, da cui, magicamente, riemerse la signora Gardiner, ovvero sua zia.

«Elizabeth!» le urlò in un timpano, mentre l'abbracciava.

«Uè, zia,» la salutò Elizabeth, mentre se la scrollava di dosso «cazzo ci fai qua? Vedo che ti sei portata dietro pur ei marmocchi. Bene, tutto molto bello».

La zia le diede una pacca così forte che le fece uscire una spalla.

«Minchia, Eli, sempre la solita zitellona acida. Guarda che io e il mio caro marito, il signor Gardiner, siamo venuti qui a smollare la prole, caricare te sulla carrozza e partire per la ragione dei laghi. All'inizio volevamo andare Scozia, ma poi mio marito, il signor Gardiner, si è ricordato che gli sto un po' sul cazzo e non ce l'avrebbe fatta a sopportarmi per tutto un viaggio così lungo, quindi abbiamo cambiato meta. Cosane dici, eh, Eli?».

«Ma veramente io...».

«Dai, Eli, non iniziare a tirare le storie come tuo solito. Tanto cosa c'hai da fare, che è una vita che non fai un cazzo. Tanto i bagagli già fatti celi hai, basta cambiarli di carrozza e tac, si parte. Uè, pirletti,» aggiunse poi, rivolta a uno de molteplici figli «smettila di rompere i coglioni alla cameriera, che ti deve sopportare mentre noi andiamo in vacanza e se si licenzia noi poi non possiamo partire, quindi vedi di smettere di fare il cazzone».

Per farla breve, Elizabeth ebbe giusto il tempo per salutare la sua famiglia prima di salutarli di nuovo. Per lo meno ebbe l'occasione di scambiare due parole con Jane e fu ben poco felice di constatare che era ancora la piagnona che aveva lasciato venti giorni prima e continuava a piagnucolare cose senza senso su «quello stronzo di Bingley».

Se solo sua sorella avesse saputo che la fonte di tutto il suo dolore non era lui, ma piuttosto quel coglione di Darcy... Ma no, non poteva dirglielo in quel momento, avrebbe portato a troppe domande a cui Elizabeth non aveva la minima sbatta di rispondere.

Così si stipò nella carrozza, stretta in mezzo ai coniugi Gardiner, per le seguenti ventisette ore e rimpianse di non aver fumato di più prima di intraprendere quel viaggio surreale.

Orgoglio e precipizioWhere stories live. Discover now