Capitolo XII

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Il giorno dopo, alle 11:00 in punto della mattina, i Gardiner ed Elizabeth erano davanti alla villa di Pemberley, puntuali come degli orologi svizzeri. Alla visita prendevano parte anche un pullman di giapponesi armati di pali-selfie, una coppia di tedeschi sulla sessantina che calzavano sandali Quechua e calze di spugna e una guida e una guida bionda, sui venticinque anni davvero troppo entusiasta della vita.

«Ah zi', ma sicura che 'sta cacata la dobbiamo proprio fare?» sussurrò Elizabeth alla signora Gardiner con la delicatezza che la contraddistingueva, mentre la biondina distribuiva le audioguide e lanciava gridolini come una cheerleader uscita da una pessima commedia americana. 

«Poi popo con 'sti cinesi dovevamo capitare, zi'. Ma che voglia c'avemo?!»

«Senti, Eli, prima di tutto questi non sono cinesi, e poi ormai siamo qui. Ma poi qual è il problema, hai paura di incontrare il signor Darcy in nostra presenza e non riuscire a non arrossire dall'imbarazzo?».

«Io?! Ma figurati! Mi sa che non hai popo capito...».

«Bah, a me sembra che ti stai lamentando un po' più del solito per 'sta visita».

Un paio d'ore più tardi il gruppo aveva già fatto il giro della villa e di Mr. D. manco l'ombra. Elizabeth notava come iniziava a diventare impaziente.

La guida condusse il gruppo di turisti fuori per iniziare il tour dei giardini ed ecco che, finalmente, Elizabeth scorse una figura di nero vestita vicino a una delle statue di marmo che adornavano il dehors della villa.

Anche Darcy la vide e diventò più rigido della statua. Anche Elizabeth si irrigidì per un momento, ma si riprese quasi subito e rifilò una gomitata nel fianco della zia.

«Oh, zi', è lui, è lui!».

«Ma chi, quello vestito da becchino? Eli, si sta avvicinando, cerchiamo di mantenere l'aplomb».

«Ecco, zi', bra', vedemo de no fa' figure demmerda».

Intanto Darcy aveva raggiunto a grandi falcate le due dame e il signor Gardiner, che si manteneva un po' a distanza dietro di loro.

«Signorina Bennet,» disse con una riverenza «non mi aspettavo di vederla qui. Qual buon vento...».

«Va be', daje, dacce un tajo con 'ste stronzate. Questi sono i miei zii, i signori Gardiner. Siamo qui in ferie, quindi vedi di stare giù di dosso».

Mr. Darcy alzò le palme delle mani in segno di tregua.

«Scusa, Eli... Voglio dire, signorina Eli... Voglio dire, signorina Bennet. Visto che siete qui in vacanza con i vostri zii, vorrei approfittare dell'irripetibile occasione per invitarvi a prendere il tè questa sera alle 17:00. Sarei lieto di presentarvi una persona».

«Oh, mado', spero che non sia un'altra vecchiarda come tu' zia, quella che si fa il prete...».

A quel punto toccò alla signora Gardiner assestare una gomitata nelle costole di sua nipote, anche se il signor Darcy non sembrava essersi scomposto per i toni vivaci della giovane.

«No, veramente intendevo mia sorella Georgiana».

Prima che Elizabeth potesse ribattere, la signora Gardiner accettò al posto suo: «Le siamo grate, signor Darcy e accetteremo volentieri, così lei e mio marito potrete parlare di caccia e altre cose da uomini, mentre noi signorine facciamo la conoscenza della sua incantevole sorella... Vero, Elizabeth, cara?».

«Oh, come no, non sto nella pelle».

«Perfetto, allora,» disse Darcy, il cui sguardo indugiava sulla giovane Bennet, la quale, da parte sua, lo ignorava totalmente, «informerò la servitù. A più tardi».

E con un'altra reverenza, mr D. si allontanò, a grandi falcate proprio come si era avvicinato.

Orgoglio e precipizioМесто, где живут истории. Откройте их для себя