Capitolo V

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Ma l'attrazione per Elizabeth ricomparve nella mente di Darcy il giorno dopo, più forte che mai. Si svegliò pensando a lei e se ne sorprese. Cercò di distrarsi, ma il pensiero di lei non se ne voleva andare.

«Basta,» si diceva Darcy «perché penso a questa qua? Non mi piace per niente, è solo una sbruffoncella che crede di poter andare in giro a fare bbrutto al primo che le capita a tiro. Figurati se io mi lascio ammagliare da una ragazzina foruncolosa con i modi da zarra di periferia... Ma va', no, mica mi può piacere una così. Io ho una posizione da mantenere. Eppure, quegl'occhi da Bambi, quello stacco di caviglia, quei modi leggermente grezzi... No, no, basta, non devo pensare più».

Decise quindi di uscire per una passeggiata, ma, proprio nella hall dell'ingresso, incrociò Bingley.

«Ehi, Darcy, vecchio amico, proprio te cercavo. Vieni, andiamo a fare due passi che ti dico tutto».

Per un po' camminarono in silenzio per il parco della villa, poi Bingley si decise a parlare: «Senti, bello, non so come dirtelo... Mi piace una, pure io credo di piacerle, però non so come comportarmi... Cioè, boh, vorrei fare la proposta alla sua famiglia, ma non so come...».

Darcy bloccò subito l'amico: «Scusa, zio, ma in che senso "la proposta"?».

Bingley, visibilmente in difficoltà, iniziò a gesticolare in modo compulsivo, sudava freddo, era paonazzo. Darcy, di fronte a quello spettacolo imbarazzante, evitò che l'amico si mettesse ulteriormente in ridicolo. Lo condusse a una panchina di pietra nascosta tra gli alberi, lo fece sedere e tirò fuori dal taschino interno del frac una bombetta che si era preparato in previsione della sua passeggiata solitaria.

«To', va',» disse, passando all'amico la torcia accesa «fatti un tiro, così ti rilassi un po', che mi sembra che stai un po' sparando fuori. Cos'è che stavi farfugliando prima di 'sta tizia, di 'sta proposta... Allora, andiamo con ordine: prima di tutto, dimmi chi è».

Bingley, però, faceva il timido e non si sbottonava, al che Darcy prese di nuovo in mano la situa: «Va be', dai, ho capito che oggi ti va di fare il prezioso. Facciamo che lo so già chi è, la Jane Bennet. C'ho azzeccato, vero?».

L'amico, già un po' rincoglionito dal fumo, fece cenno di sì.

«Io la amo, Darcy».

«Uella, che esagerazione, "amare"... Ma va', questa è la canna che parla. Erbetta buona, mica il copertone che ti fumi te. Infatti, guardati, come sei conciato: hai fatto due tiri e stai già parlando di amare una che hai visto mezzo minuto. Cià, passa qua, che se no te la fumi tutta e ti devo riportare a casa in braccio».

«No, bro, tu non capisci, non sei mai stato innamorato. Io la voglio sposare, ma non so come dirglielo. Come si procede in questi casi, devo andare da suo padre a chiederle la mano».

«Senti, zio, ma tu l'hai visto suo padre che personaggio è? E sua madre, che non smette mai di parlare? Va che quella sarà tua suocera per tutta la vita... Per non parlare delle cognate, poi: due hanno il quoziente intellettuale di un comodino, quella piccola si crede un piccolo Einstein e in realtà è scema pure lei. Poi c'è la Eli... Guarda, non farmi manco iniziare con la Eli».

«Veramente io pensavo che ti piacesse...».

«Piacermi, ma quando mai! Secondo te mi può piacere una così? A me, che ho avuto solo dei gran pezzi di figa tra le mani!».

«Se, vabbè, mo' l'esagerato sei tu. "Ho avuto solo pezzi di figa gnè, gnè, gnè"... Ma smettila, va', che quella che ti sei fatto l'anno scorso in vacanza a Bath era un palo della luce. Poi è inutile che fai tanto il di più, ho visto ieri come la guardavi...».

«Bro, lascia perdere che ieri stavo tutto 'mbriaco, mi sarei limonato pure mia madre. Comunque il punto non è se io mi farei o no la Eli, il punto è che né io né te ci possiamo impegolare con una famiglia del genere. Li hai visti pure tu, sono imbarazzanti, oltre al fatto che non hanno il becco di un quattrino. Se ti sposi una delle figlie, con la tua rendita annuale, ti sfrutteranno come se fossi il loro libretto degli assegni con du' gambe e du' braccia. Scordatelo, zio. Per quanto ti possa piacere la tipa, fattela passare che è meglio, ascoltami a me, che ne so un botto e sono pure più ricco di te, quindi so come se ne approfitta poi la gente quando tu c'hai il cash e loro no. Tutti scrocconi sono, fidati».

«Darcy, ma a questo proposito, per quella storia dell'affitto...».

«Se, vabbè, dai, affitto... Torniamocene a casa, va', che hai fatto due tiri e stai già delirando».

Così i due amici tornarono verso la loro umile villa e ognuno si ritirò nei propri appartamenti a convincersi di quanto poco valesse la pena di spendere energie, tempo e soprattutto denaro per una qualsiasi delle Bennet.

Bingley, tutto fatto, quando si persuase che Jane non meritasse le sue attenzioni, cadde in un sonno profondo e sognò che si sarebbe sposato con una gnoma verde, forse marziana, avrebbero avuto una schiera di piccoli gnometti verdi e sarebbero vissuti per sempre felici e contenti in una casetta scavata dentro un fungo gigante in cui Darcy sarebbe stato ospite fisso... Già, ospite, perché anche lui sarebbe vissuto per sempre felice e contento senza mai pagare l'affitto.

Orgoglio e precipizioМесто, где живут истории. Откройте их для себя