Capitolo XVI

55 1 0
                                    

La coppia dell'anno arrivò a Longbourn la settimana seguente per porgere o propri omaggi alla famiglia Bennet.
Mr Bennet rientrò da Londra il giorno seguente al matrimonio, a cui egli stesso prese parte, tra lacrime e bestemmie.
Un paio di giorni dopo, approdò a Netherfield anche la carrozza di Mr Bingley e Mr Darcy, che si erano dovuti trattenere un po' di più nella city per "questioni di affari".
Lydia fece un ingresso trionfale, con un set di valigie Luis Vuitton e una pelliccia di ermellino, fingendo che tutto quello sfarzo non lo stessero pagando gli stessi Bennet e che il suo brand new marito non fosse un fannullone squattrinato.
Dopo i convenevoli di benvenuto e un tentativo di conversazione da parte del brand new cognato, a cui Elizabeth rispose con entrambi i media alzati, la secondogenita Bennet si defilò in giardino.
Raggiunse il punto del parco dove era sicura di poter avere un po' di tranquillità: il laghetto nascosto dagli alberi e circondato da panchine di pietra.
Elizabeth rovistò un po' tra le sottane, da cui estrasse una Moretti da 66 e un pacchetto di Lucky Strike e si mise comoda. Ma la sua pace dei sensi fu solo temporanea.
Ben presto, proprio mentre si accendeva una sizza e stappava la Morettazza con l'accendino, sentì le ruote di un a carrozza che si avvicinava e parcheggiava proprio all'ingresso di casa Bennet. Elizabeth si affacciò tra le fronde degli alberi giusto in tempo per vedere scendere dal mezzo il Signor Bingley, Darcy e, attenzione attenzione, Lady Catherine.
Elizabeth si rintanò nel proprio nascondiglio tra gli alberi.
<Anvedi che è venuta pure 'a vecchiarda a rompe'r'cazzo. Me c'è mancava solo lei, porca di quella puttana zoccola bastard...>.
Ma le sue imprecazioni furono interrotte da dei passi in avvicinamento e, pochi minuti dopo, fece il suo ingresso maestoso tra le fronde proprio Lady Catherine.
Elizabeth fece appena in tempo a nascondere la sigaretta accesa dietro la schiena.
<Oh, cara signorina Bennet, che piacere vederla> esordì la vecchia, con una faccia che lasciava trasparire tutt'altro sentimento. <Sua madre mi ha detto che probabilmente l'avrei trovata qui, dice che è il suo rifugio preferito>.
<E te pareva che pure l'altro vecchia nun se poteva fa' li cazzi sui per una vorta nella vita...>.
<Ho per caso interrotto qualcosa?> chiese Lady Catherine, alludendo alla birra appoggiata sulla panchina più vicina.
<Mah, veramente sì che mi hai interrotto, però... Ormai che sei qua...> le rispose Elizabeth e riprese a fumare, battendosene il cazzo dell'opinione che Lady Catherine poteva farsi (o che probabilmente aveva già) su di lei.
<Senti, giovincella,> esordì l'altra, con un cambio radicale nel proprio tono di voce <a me non mi freghi. Mio nipote mi ha espresso il suo desiderio di sposarti>.
Elizabeth scoppiò in una risata fragorosa.
<È per questo che sei venuta fin quando, zi'? Be', te potevi risparmia' er viaggio. Ho già detto allo scemo di tuo nipote che non c'è penzo popo a sposammelo>.
Lady Catherine sembrò sorpresa.
<Ah, no? Veramente il mio caro Fitzwilliam mi ha detto di recente che, in seguito al suo viaggio a Londra per recuperare quella sciagurata di tua sorella, la sua speranza in un mteimonio con te era più forte che mai>.
Elizabeth rise ancora più forte. Rise talmente tanto che la birra le uscì dal naso e il fumo le andò di traverso, scatenando uno spettacolo davvero penoso e indegno agli occhi di Lady Catherine.
<Ahò, bella mi', ye poi dire al "tuo caro Fitzwilliam" che se è andato a Londra a recupera' alla scema di Lydia per convincermi a sposallo, me sa popo che 'n'ha capito 'n'cazzo>.
Nonostante i toni coloriti di Elizabeth, Lady Catherine fu visibilmente sollevata da quelle parole.
<Grazie a Dio. Un matrimonio con una come te sarebbe stata una sciagura per lui>.
<Scusa, zi', ma 'na sciagura in che senso, famme capi'>.
<Eccerto.Non posso mica permettere che il mio caro nipote si sposi con una zoticona come te>.
<Ahò, ma zoticona a chi...>.
<Hai capito benissimo: sei una zoticona. Con quei modi da zarra, per non parlare dei tuoi brufolazzi... E la tua famiglia poi... Quell'inutile di tuo padre e quella rincoglionita vanitosa di tua madre. No, no, non sia mai>.
A quelle parole, non tanto per suo padre, nemmeno per sua madre, più che altro per l'affermazione sulla sua acne, Elizabeth perse il controllo.
Afferrò la bottiglia, la spaccò sulla superficie di pietra della panca e ne brandì il collo contro Lady Catherine.

<Ahò, a vecchia demmerda,  ma con chi ti credi che stai a parla'?! Non disci più niente, ve'?! Nun ce l'hai er coraggio de ripete' quello che hai appena detto...>.

Lady Catherine, impietrita da quella reazione leggermente fuori luogo, in effetti non se la sentiva di ripete a Elizabeth ciò che pensava di lei, soprattutto con quel vetro rotto puntato dritto alla carotide.

<Signorina Bennet, la p-p-prego...> riuscì a balbettare.

<Ah, mo sono la signorina Bennet, cinque secondi fa ero una zarra, una zotica coi brufoli... Anvedi che gajarda, la milady...>.

<Signorina Bennet, la prego, m-m-mi lasci andare...>.

<E se te lasso anna', te che mi dai in cambio?>.

<S-s-scusi?>.

<Eccerto, a ve', se te lasso anna', io nun ce guadagno niente, famme capi'? Che me dai en cambio?>.

Di fronte a quelle parole, Lady Catherine si lasciò andare e forse puntò un po' troppo in alto.

<Le darò tutto quello che vuole, signorina, Bennet>.

Elizabeth si stupì, non avrebbe mai sperato in un risvolto così vantaggioso. Consapevole, quindi, di trovarsi di fronte a un vantaggio che non poteva lasciarsi fuggire, riflettè. E riflettè. E riflettè. No, in effetti Elizabeth non era una persona abituata a far funzionare il cervello, era più che altro una zarra, una zotica con l'acne, insomma.  E infatti, alla fine, se ne uscì con una delle stronzate più grandi che potesse mai dire.

<Sai che c'è, vecchia? Che mo m'è popo venuta voja de sposamme co l'imbecille der nipote tuo...>.

Lady Catherine annaspò.

<No, signorina Bennet, non mi può chiedere di dare la mia benedizione a una sciagura simile!>. Ma poi Elizabeth avvicinò un po' di più il bordo appuntito del vetro rotto al collo rugoso di Lady Catherine, che allora si corresse: <Voglio dire, certo, certo... Avete il mio consenso, prendetevi il mio Fitzwilliam, e pure parte del mio patrimonio, e pure la mia villa grande quanto la reggia di Caserta appena passerò a miglior vita... Anzi, no, prendetevela subito per crescere la futura nidiatya di figli che avrete con il mio caro, carissimo nipote!>.

La risposta così soddisfacente di Lady Catherine fece finalmente in modo che Elizabeth mollasse la presa: <Brava, a ve', vedi come se semo intese alla fine? Mo, però, te ne devi anna', che m'hai un po' rotto er cazzo>.

Ma Lady Catherine era troppo sconvolta anche solo per fare un passo. Al che, spazientita, Elizabeth si tirò su i mille mila strati di sottane e mimò un calcio rotante.

<A vecchia, vedi d'andattene, va'!!!>.

Spaventata da quell'ennesima mostra di zarraggine da parte della futura moglie del suo nipote preferito, Lady Catherine si risvegliò dall'incubo appena vissuto e corse a perdifiato verso la tenuta dei Bennet, lasciandosi alle spalle una Elizabeth piegata in due dalle risate.


Orgoglio e precipizioOn viuen les histories. Descobreix ara