Capitolo XI

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I primi cinque giorni di ferie furono divertenti. I Gardiner erano gli zii preferiti di Elizabeth, soprattutto quando non dovevano fingere di essere genitori responsabili. Si sbronzarono ogni sera, facendo il tour di tutte le locande in tutti i paesini in cui soggiornarono.

Il giorno numero sei, però, arrivarono a Pemberley. Nel torpore della cappa di fumo che si era formata nell'abitacolo della carrozza alla quarta canna che lei e i Gardiner avevano rollato e fattisi passare, Elizabeth non riusciva a smettere di pensare al nome della località a cui erano diretti. Le ricordava qualcosa, ma, sballata com'era, non si ricordava cosa.

Parcheggiarono la carrozza davanti alla locanda, sistemarono i bagagli nelle loro stanze e poi scesero al bar per l'aperitivo.

«Uè, oste,» disse il signor Gardiner, con la solita spavalderia che gli usciva al quinto Spritz «cosa c'è da fare da queste parti? Sai, siamo appena arrivati».

«Ma, guardi, non è che da queste parti ci si ammazzi proprio dalle risate, però, se proprio non avete nulla da fare, potete andare a visitare la tenuta dei Darcy».

Elizabeth si strozzò con il sorso di Negroni che aveva appena fatto e glielo sputò addosso.

«Chi? Cosa? Come?».

«Sì, i Darcy,» confermò l'oste, mentre si asciugava con i fazzolettini che teneva sul bancone «l'unica attrattiva di questo posto di merda sono loro e la loro villa gigante. Da lunedì a venerdì, dalle 11:00 alle 14:00 è aperta al pubblico».

Poi rovistò un po' nelle tasche e allungò al signor Gardiner un biglietto da visita che riportava a lettere cubitali DARCY & CO, per info e prenotazioni chiamare o mandare WhatsApp al 666 666 666.

«Ci faremo un pensierino» disse la signora Gardiner, sfoggiando il suo sorriso migliore.

Elizabeth l'afferrò d'istinto per un braccio: «No, zi', non ci possiamo andare».

La zia la guardava, sorpresa: «Perché no?».

Quando capì di aver tradito troppa emozione, lei cercò di darsi un tono.

«Niente, così... Chissà che palle, no? Sì, va be', una villa, un parco... Cazzo cene... Voglio dire, potremmo fare qualcosa di meglio».

«Tipo cosa? Questo signore ha appena detto che non c'è niente da fare in 'sto posto del cazzo».

«Tipo bere».

«Ah regazzi', gi'beviamo tutto il giorno. Se per un paio d'ore andiamo ad acqua, vai tra che non ci arrugginiamo. Dai, oh, mica ti abbiamo portato dietro per fare la palla al cazzo. Dammi qua sto bigliettino. Lo chiamo io, 'sto signorone di stirpe».

La signora Gardiner tirò fuori dalla sottoveste il suo Nokia 3330, ma, mentre stava digitando, si bloccò e guardò fisso sua nipote.

«A meno che...».

«A meno che... Cosa?» chiese Elizabeth, con una smorfia di insofferenza.

«A meno che non si sia qualcosa tra te e 'sto Darcy. È per questo che non ci vuoi andare?».

Elizabeth si puntò un indice sul petto, con occhi stralunati e un'espressione fintamente indignata.

«Io? Con quello? Impossibile...Si vede proprio che non lo conosci».

La zia fece una smorfia di non curanza, finì di digitare il numero e si portò il telefono all'orecchio.

«Sarà, ma domani a quest'ora l'avrò conosciuto e poi vedremo».

Orgoglio e precipizioWhere stories live. Discover now