act one; first day

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Felix stava tornando a casa dopo una pessima giornata trascorsa a scuola. Detestava quella routine che andava avanti da più di quattro mesi ormai, ultimamente era tutto più pesante perché continuavano a fare verifiche e ad interrogarlo, in più aveva avuto anche i corsi pomeridiani perché se si fosse azzardato a non frequentarli la coordinatrice lo avrebbe rimandato in entrambe le sue materie, dato che era una frana e quello era l'unico modo per arrivare a una misera sufficienza. Era esausto, aprì il cancello di casa e neanche rientrò nell'abitazione, camminò fino ad arrivare sul retro e si distese su una delle sdraie che si trovavano di fronte alla piscina. Aveva vissuto in quella villa fin da piccolo, era stata costruita dal suo bisnonno e dopo i lavori di ristrutturazione più che una vecchia casa messa su molti decenni prima sembrava un'abitazione lussuosa ed invidiabile, non gli mancava niente. La sua infanzia era stata pressoché normale, avrebbe tanto voluto un fratello o una sorella con cui passare le giornate ma i suoi genitori erano troppo impegnati per pensarci, e ormai era troppo tardi.

Non si era mai sentito solo, usciva sempre per giocare con gli altri bambini e aveva molti amici, in quell'ultimo periodo non riusciva a vederli spesso perché erano tutti impegnati, per quel motivo detestava l'inverno. Ora che ci pensava, fuori faceva un po' troppo freddo, sarebbe stato meglio rientrare. La casa, ovviamente, era vuota, i suoi genitori erano entrambi due dottori. Sua madre era un chirurgo, suo padre lavorava al pronto soccorso e gestiva le emergenze più gravi, vivendo in una città non era raro che arrivassero spesso persone in condizioni gravi al suo ospedale. Forse cominciava a sentirsi solo in quel periodo. Durante l'infanzia non aveva mai avvertito quella sensazione, ultimamente gli pesava avere sempre casa vuota. Doveva invitare qualche amico.

Andò a darsi una sciacquata, gli sembrava di sentire ancora il vento freddo che lo aveva perseguitato durante il ritorno a casa sulla sua pelle, per quel motivo una doccia calda era l'ideale. Si mise dei vestiti comodi, si asciugò i capelli e andò a stendersi sul letto. Tirò fuori il cellulare dallo zaino e provò ad accenderlo, si ricordò solo in quel momento che si era scaricato quella stessa mattina, ormai la batteria di quell'aggeggio era andata. Gli dispiaceva sempre chiedere dei soldi ai suoi genitori, vedeva quanto si impegnavano per guadagnarli e l'unica cosa che faceva lui era il nulla più assoluto, quindi faceva del suo meglio per cercare di non aver bisogno di cose nuove ed inutili ogni giorno. Lo mise a caricare, aspettò che si accendesse e corrugò le sopracciglia. Aveva sei chiamate perse da parte di Jeongin. Era il suo migliore amico, ed era strano che lo avesse chiamato così tante volte.

Ovviamente la prima cosa che fece fu cercare di ricontattarlo, il cellulare dell'altro era occupato. Si mise a giocare e cercò di non pensare a quella situazione, ci riuscì finché il gioco non si bloccò dato che Jeongin lo stava chiamando. "Va tutto bene?" domandò, non appena rispose. "Jeongin?"

"Hai sentito?" chiese, non sapeva a cosa si riferisse quindi non rispose. "Accendi la televisione, metti il telegiornale."
"Che canale?" si alzò con calma e cercò il telecomando, doveva essere sepolto sotto il cumulo di roba che c'era sulla sua scrivania.
"Dio, Felix, qualsiasi andrà bene, ne stanno parlando ovunque." sembrava abbastanza scosso. Finalmente riuscì a trovare il telecomando, accese l'interruttore e successivamente la TV, poi si sintonizzò su un canale casuale. Stavano trasmettendo un servizio straordinario, era confuso.
"Ma che cosa stanno dicendo?" domandò spaesato. In un primo momento, non ci credette. Mosse il mouse del computer che lasciava sempre acceso, lo schermo si illuminò, cercò — come aveva detto Jeongin — una qualsiasi pagina che si occupava di gestire le notizie del giorno e lesse un articolo. Non riusciva a parlare, lui e il suo amico non dicevano niente da un bel po' di tempo.

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Scienziato Americano scopre un Asteroide che potrebbe distruggere la Terra

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È successo nella tarda sera, David Cranford — laureato in astronomia, astrofisica, ingegneria aerospaziale e tutt'oggi ancora iscritto all'università — era nel suo laboratorio insieme al proprio team di ingegneri e fisici ad osservare il cielo, quando ha notato un corpo celeste non identificato e sconosciuto potenzialmente pericoloso. Ha subito comunicato il suo resoconto a chi di competenza e non ci è voluto molto prima che la notizia si diffondesse in tutto il mondo.

the end of the world - changlixDove le storie prendono vita. Scoprilo ora