act eighteen; mild

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Erano i genitori di Felix alla porta, che non appena raggiunsero il figlio per salutarlo si resero conto della presenza di due sconosciuti nella loro casa. "Piacere, ci conosciamo?" la madre era abbastanza confusa, se ci fossero stati dei ragazzi non si sarebbe meravigliata troppo, ma quei due erano fin troppo adulti per poter essere amici di loro figlio e non li aveva mai visti prima di allora, cosa stava succedendo?

"Loro sono i miei genitori." Changbin si sentì in dovere di parlare, mentre sua madre si avvicinò a quella di Felix per stringerle la mano.

Dopo le presentazioni, il minore parlò. "Possiamo andare in salotto?" doveva assolutamente spiegargli cosa stava succedendo. Ovviamente accettarono, e alla fine si ritrovarono in quella grossa stanza da soli. "So che siete confusi perché quei due sono qui, perché lei si è messa a fare come se fosse a casa sua e ha addirittura preparato la cena e perché ci sono le loro valigie in mansarda — no, forse quelle non le avete ancora viste, ma posso spiegare."

La donna sorrise e, incredula, parlò a bassa voce. "Credevamo fosse solo... una visita? Cosa c'entrano le valigie?"

Sospirò e si sedette sul divano, i due lo seguirono. Era sempre molto nervoso quando doveva parlargli. "Come sapete, loro hanno mandato Changbin a vivere da solo, non perché lui lo volesse ma perché... lo hanno obbligato, ecco. Ora si sono scusati e sono restati in contatto al telefono per giorni interi, si sono anche già visti una volta, hanno bisogno di un posto dove stare e mi chiedevo se —."

"Felix, non abbiamo neanche idea di che persone siano." cominciò a parlare l'uomo.
"Io mi fido di Changbin."
"Lui è un bravo ragazzo." stavolta parlò la donna. "Ma la cosa di cui non mi fido è lasciarvi in casa con quei due mentre noi siamo via."

Cominciava ad innervosirsi. "Il punto è questo, siete sempre via. E non sembra strano perché ci ho fatto l'abitudine, lo sapete? Changbin mi è stato vicino per queste due settimane, mi ha aiutato molto più..." non sapeva se dirlo o meno. "Mi ha aiutato tantissimo. Ora vi sto chiedendo di permettermi di ricambiare il favore, io penso che se lui avesse i suoi genitori qui sarebbe più felice, voglio solo che sia felice." i due non sapevano cosa dire. "Mamma." sospirò. "Io voglio che voi abbiate un bel rapporto con i genitori del mio fidanzato, non che pensiate che siano delle brutte persone. Se Changbin mi ha chiesto questo favore è perché ci tiene e io mi fido, aveva paura di dirmelo perché credeva che avreste pensato che voglia solo usarvi, lui è un ragazzo d'oro, non merita tutto questo. Ha già sofferto abbastanza."

L'uomo annuì. "Dovremo parlare noi con loro." si alzò dal divano e guardò sua moglie. "Andiamo?"
Felix rimase in salotto, ben presto vide Changbin uscire dalla cucina. "I tuoi genitori hanno detto..."
"Lo so, ci parleranno loro." sorrise e lo guardò. "Come stai?"
"Non lo so." rispose sinceramente, si avvicinò a lui e poggiò la testa contro la sua. "Non ne ho idea, sono contento ma in ansia, sembra passata un'eternità da quando sono stato con loro anche se l'inferno è durato solo pochi mesi. Non credo sia finito, onestamente."
"Changbin." disse piano, abbracciandolo. "Anche se non dovesse andare bene, verrò ovunque con te perché ti amo e tutto ciò che voglio è stare con te."
Sorrise e lasciò che il suo capo riposasse sulla spalla del più piccolo. "Grazie, Felix."

Una quindicina di minuti dopo, sentirono delle grosse risate provenire dalla cucina. Decisamente confusi si avvicinarono alla porta per origliare, Changbin controllava dalla serratura che nessuno andasse ad aprire e Felix teneva l'orecchio poggiato contro il legno. "Ora vado a chiamarli." disse di colpo la madre del più piccolo, sollevandosi. Changbin si alzò senza avvertire e per sbaglio batté la testa contro il gomito del suo fidanzato. Si lamentò in silenzio e l'altro cercò di scusarsi in modo silenzioso, la donna aprì subito la porta e li beccò lì davanti. "Ragazzi." era confusa. "Abbiamo scoperto che io e tua madre eravamo insieme a scuola guida, trent'anni fa. Non è una strana coincidenza? Mi sembrava di averla già vista!" quello significava che era andata... bene? Changbin era incredulo, guardò Felix e sorrise. "Venite a mangiare il riso o si raffredda, è ottimo, ne abbiamo già provato un po'."

Sedersi tutti a tavola insieme era stato un po' imbarazzante all'inizio, i vari genitori chiacchieravano tra loro e Felix e Changbin se ne stavano da soli, a parlare del film che avevano visto di recente. Il maggiore sorrideva più del solito, non avrebbe mai, mai immaginato che un giorno sarebbe stato allo stesso tavolo dei suoi genitori e del suo fidanzato, era surreale e bello, era piacevole, sentiva come se fossero tutti una grande famiglia. Quando la cena sembrava essere quasi finita, disse qualcosa. "Felix, non dovremmo prendere quelle cose?"

"Giusto!" esclamò, abbandonando la forchetta nel piatto. "Prendo anche le tue." corse al piano di sopra, dove avevano lasciato i loro zaini e poi ritornò velocemente in cucina. "Abbiamo pensato di fare dei regali a tutti voi, Changbin." lo richiamò con uno sguardo. "Vieni in salotto."

Andarono a svuotare tutto, c'era tanta roba inutile, presero solo ciò che ritenevano più di classe  e portarono tutto in cucina, nascondendo i gioielli nelle varie scatole. "Mamma, papà." Changbin gli lasciò i regali e Felix fece lo stesso con i suoi genitori. "Apriteli."

Ci furono un paio di reazioni stupite. "Ma dove li avete presi?" esordì la madre di Changbin.
"Ho sempre voluto un orologio di questo genere." stavolta commentò il padre di Felix. "Che bello."
La madre del minore sorrise. "Non dovevate. Anche se... avevo notato che c'era qualcosa di nuovo in te."
"La collana? Me l'ha regalata Changbin." disse, prendendo tra le dita il piccolo pendente. "Ma... quindi per quanto riguarda..."

"Tutto apposto! Loro resteranno qui, dopo vai a sistemare l'altra camera degli ospiti." la donna sorrise. "A volte penso che mi piacerebbe davvero riposare ma oggi abbiamo fatto nascere una bambina, te l'ho detto? Era piccolissima e l'ho anche tenuta in braccio, sua madre era così felice." si intristì e guardò suo marito.

"Se la godranno un sacco, giocheranno con lei tutto il tempo i suoi genitori." rispose il padre di Changbin, guardandolo. "E dovremmo fare così anche noi con i nostri figli, non importa se siano cresciuti." 

I giovani sparecchiarono mentre i loro genitori si rilassarono con un caffè in compagnia, anche loro ne bevvero un bel po', avrebbero voluto tutto fuorché passare l'intera notte a dormire. Andarono a sistemare la camera in cui avrebbero dormito i genitori di Changbin, Felix stava mettendo sul letto delle lenzuola pulite mentre il suo fidanzato era al cellulare a giocherellare. "È stata una giornata strana." disse, ad alta voce. "Da una parte mi sento più leggero ora, dall'altra... no, non c'è un'altra parte. Sono felice, tutto qui. Non mi importa di niente, né di quello che è successo, né quanto ho sofferto, ora sono felice ed è questo che conta." si sollevò. "Scusa se non ti ho aiutato."

"Non ti preoccupare, ho finito."
"Vado a farmi una doccia e ci vediamo in camera tua." disse, massaggiandosi la schiena. "Tieniti pronto per dopo."
"Cosa succede dopo?" lo vide uscire dalla stanza e sorrise.
Prima di andarsene definitivamente, Changbin sbirciò con la testa. "Lo sai." ridacchiò e si allontanò, prima di andare in bagno passò a prendere un'asciugamano nella sua camera da letto.
Stava andando verso la stanza in questione quando si scontrò con i suoi genitori, la madre lo abbracciò e lui ricambiò. "Stavamo andando in camera per riposare, qual è?"
"Quella alla fine del corridoio, Felix sta finendo di sistemare tutto."
La donna annuì e parlò a bassa voce. "Changbin, spero che sia tutto a posto."
"Io vi voglio bene." disse sinceramente lui. "Ma per tre mesi ho pensato che per voi non fosse così, sono stato molto male."
Stavolta fu l'uomo a parlare. "Non ho mai smesso di volerti bene."
Non sapeva se crederci. "Voi... mi avreste cercato anche se non fosse successo niente?"
"Ti pensavo ogni giorno." mormorò la donna. "Ogni giorno, guardavo la foto di te da piccolo appesa in salotto e pensavo che mi mancavi."
A quel punto gli veniva da piangere. "E perché non avete provato a capirmi? Avremmo tutti evitato di stare male." si voltò e si allontanò. "Devo andare a fare una doccia, buonanotte." aspettò che ricambiassero il saluto e andò a chiudersi nella piccola stanza.

Non lo disse a Felix, ma pianse un po'. Non capiva se fossero lacrime liberatorie o di tristezza, ciò che provò dopo era una sensazione strana e brutta, di puro vuoto.

the end of the world - changlixWhere stories live. Discover now