Chapter Thirteen

65 5 0
                                    

Il giorno successivo arrivò davvero in fretta. Era venerdì e questo voleva dire solo una cosa, il weekend di gara sarebbe iniziato a breve. Quella mattina mi presentai al lavoro più presto del solito dato che avevo chiesto il permesso di finire qualche ora prima in modo da presentarmi al circuito in tempo per le seconde prove libere.
Il tempo passò lentamente. Quella giornata era iniziata male a causa del mal di testa con il quale mi ero svegliata e che mi stava ancora infastidendo ma finalmente era arrivata l'ora di uscire. Preparai lei mie cose e corsi in bagno a cambiarmi. Indossai una polo della McLaren che Dorian mi aveva dato la mattina precedente da indossare come portafortuna e un paio di jeans neri. Uscii di corsa cercando nel frattempo le chiavi della macchina in borsa. Fortunatamente per strada non incontrai molto traffico ed in uno schiocco di dita arrivai al circuito.
Appena raggiunsi il box di Dorian sperai di trovarlo lì ma, non fu così, era già in pista per le prove "tu devi essere Alethea", un uomo apparve dietro di me "si sono io, beh mi sembra piuttosto ovvio" risi strofinandomi la nuca con fare imbarazzato "bene perfetto, Dorian mi ha parlato di te e mi ha chiesto di tenerti d'occhio mentre finiva le prove" disse lui mentre con una mano mi faceva segno di seguirlo "sai, Dorian ci ha parlato molto di te in questi giorni, stava diventando insopportabile, ma adesso capisco perché" aggiunse lui. Ero davvero imbarazzata. Dorian aveva parlato di me? Devo ricordarmi di farglielo presente.
Dopo avermi fatto fare un giro veloce del box mi accompagnò nel motorhome dove, con mio grande disappunto trovai la famiglia di Dorian, non sarebbe finita bene vista la mia scarsa capacità di comunicazione. Ci misi circa mezz'ora ad ambientarmi, un tempo record conoscendomi, ma decisamente adeguato. I suoi genitori sono delle persone fantastiche, solari e gentili, mi hanno accolto come se fossi parte della famiglia da sempre e questo non è decisamente da dare per scontato.
Eravamo concentrati sulla corsa quando le telecamere inquadrarono una macchina divisa a metà nel centro della pista. Tutto durò una frazione di secondo, non ce ne rendemmo nemmeno conto. La macchina venne poi investita da un'altra che si ribaltò e successivamente da un'altra ancora che ne uscì quasi totalmente illesa. Riconobbi subito le auto, Red Bull, Ferrari e Renault.
La gara venne sospesa immediatamente. Medici, ambulanze e tutti i soccorsi del caso invasero la pista cercando di fare tutto il possibile per salvare la vita dei piloti maggiormente feriti. Non riuscii a stare ferma dov'ero, dovevo vederlo. Corsi fuori dal motorhome raggiungendo il più in fretta possibile il box trovandoci la monoposto di Dorian già parcheggiata mentre lui poco distante si stava togliendo il casco. Feci qualche passo in avanti prima di fermarmi di nuovo indecisa su cosa fare. Dorian si girò verso di me. Le lacrime gli rigavano il volto, era distrutto, e come dargli torto. Ricominciai a camminare percorrendo i pochi passi che ci separavano per poi tirarlo verso me e stringerlo in un abbraccio. Lui cominciò a singhiozzare pesantemente sulla mia spalla mentre a scadenza quasi regolare ripeteva dei "no, non lui". Incapace di gestire quella situazione in quel luogo decisi di portarlo con me nel motorhome.
Appena arrivati i suoi genitori corsero ad abbracciarlo ringraziando ogni divinità che stesse bene e, dopo aver cercato di rassicurare il figlio, ci lasciarono soli andando, suppongo, a trovare le famiglie dei piloti coinvolti nell'incidente. A quel punto mi sedetti sul divano facendogli segno di raggiungermi "andrà tutto bene tesoro, lo sai vero?" dissi io mentre cercavo di asciugare le numerose lacrime che continuavano a scendere dai suoi occhi caramello "purtroppo è qualcosa che accade, è il rischio del mestiere. Qualche volta si vince, qualche volta si perde, in tutti i sensi. Stavolta è toccato a lui, a loro. Ringrazia il cielo invece, tu stai bene, e giuro che se ti fosse accaduto qualcosa non me lo sarei mai perdonata" terminai io prima di accarezzargli leggermente la guancia guardandolo negli occhi "era il mio migliore amico, la mia roccia, non è qualcosa che potrò superare" rispose lui singhiozzando "non parliamo al passato, restiamo positivi, starà bene". Mi avvicinai a lui dandogli un leggero bacio per rassicurarlo "io sono qui, non vado da nessuna parte. Fanculo tutto il discorso di ieri sera, io ti voglio Dorian, voglio passare ogni singolo secondo della mia vita con te, nel bene e nel male. Quello che è successo oggi mi ha fatto pensare, non voglio perderti senza averti vissuto". Non passò nemmeno mezzo secondo dal termine del mio discorso che lui attaccò le labbra alle mie dando inizio ad un bacio disperato, bisognoso che voleva dire solo una cosa, resta.

Sleeping With A F1 Pilot || Dorian BoccolacciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora