Brividi.

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Era inverno e come tutte le mattine dovevo andare a scuola. Oggi mi svegliai più stanca del solito, con i brividi che mi attraversavano la pelle è una voglia incredibile di starmene al caldo. Ovviamente non potevo.
Facendo l'università non mi potevo permettere di saltare nessun corso, e rimpiangevo sempre le superiori.
Mi alzai goffamente dal letto, sentendo fitte al mio stomaco. Avevo fame. Scesi di sotto senza sentire alcun rumore, come sempre dopotutto, siccome vivevo sola in una piccola e non troppo accogliente casa.
Lasciai l'abitazione dei miei genitori non appena ebbi la maggiore età. Mi servivano i miei spazi.
Accesi il gas e mi preparai una tazza di the caldo con dei biscotti. Prima di sedermi a tavola per gustare la mia colazione andai fuori a prendere il giornale posizionato sul tappetino
davanti casa mia.
"Nuovo morto nei pressi di New York. La vittima riporta una profonda ferita sulla gola e vicino al suo corpo è stata trovata una rosa bianca sporca di sangue. Si pensa sia la stessa persona che continua a uccidere una donna ogni mese. New York continua ad essere immersa nella paura. Troveranno questo pericoloso criminale?"
Lessi attentamente l'articolo di giornale ogni volta sempre più interessata della precedente.
Cinque mesi fa cominciarono a scrivere quegli articoli e in quel periodo furono uccise cinque ragazze.
Ogni volta vicino al corpo veniva messa una rosa bianca macchiata di sangue della vittima e ogni volta mi chiedevo il perchè.
Mi chiedevo spesso l'aspetto di quell'uomo, come facesse a non lasciare mai nessuna traccia, come faceva a continuare sempre senza rimorsi.. Ma il più delle volte mi chiedevo il suo nome.
Io lo chiamavo 'il volto della paura'.
Come mai? Perchè riusciva sempre a spaventare l'intera New York e dintorni, e la gente solo a pensare a tutto quello che aveva fatto, rabbrividiva.
Quando la gente camminava si guardava intorno spesso e attentamente, non volendo essere la prossima persona.
Pensavano fosse un uomo, abbastanza giovane ma esperto che osservava bene e a lungo la sua vittima prima di colpire. Brividi. Meglio non pensare a queste cose di mattina.
Così continuai a sfogliare le pagine del giornale finendo di sorseggiare il mio the caldo.
8.10
Tra venti minuti sarei dovuta essere all'università.
"Merda"
I miei passi rimbombavano pesantemente per le scale mentre raggiungevo la mia camera il più in fretta possibile.
Raggiunsi l'armadio e presi una camicetta scozzese da mettere sopra una canottiera grigia, un paio di jeans attillati e le mie Vans nere.
Andai in bagno a truccarmi con una striscia di eye-liner mascara per occhio, per poi cominciare a lavare i denti.
Fatto il tutto presi la chiavi di casa e mi avviai verso la porta di ingresso, diedi un ultimo sguardo alla casa giusto per controllare di non aver dimenticato niente e infine chiusi la porta.
Un freddo pungente mi attraversò la pelle.
"La giacca, cavolo"
Entrai di corsa e presi al volo la giacca dandomi della stupida da sola.
"Almeno le chiavi della macchina le ho prese?" borbottai.
Entrai nella macchina e in fretta, per non fare tardi, spinsi sull'acceleratore.
"Giusto in tempo."
Camminai verso l'ingresso e la folata di calore fu abbastanza per farmi rilassare. Mi guardai intorno cercando Melany.
Mi stava aspettando davanti al bar e quando mi vide un sorriso comparve sul suo volto, mi raggiunse per stringermi in un abbraccio.
- Ehi Jess! -

- Melany! Così mi fai male. - dissi ridacchiando.

- Rovini sempre tutto! - sbuffò cercando di trattenere un sorriso.

- Oh ma zitta! Che abbiamo ora? -

- Chimica! Meglio andare subito! -

Annuii, concordando pienamente. Quindi ci dirigemmo verso la classe di chimica avanzata.

- Hai letto il giornale stamattina? - mi chiese Mel.

- Si -

- Quell'uomo mi mette paura, se ci adocchiasse? Se fosse di questa scuola? -

Mi irrigidii immediatamente, sapendo che era possibile siccome tre mesi prima un corpo era stato trovato dietro il cortile dell'edificio. Chiusero la scuola per quasi un mese.

Il volto della paura.Hikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin