CHAPTER 3: Strangers in the night

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- Eccoci finalmente. - 
[Alleluia!]
{ ♪ IT GOES LIKE THIS: THE FOURTH, THE FIFTH, THE MINOR FALL AND THE MAJOR LIFT; THE BAFFLED KING COMPOSING HALLELUJA...HALLELUJA....HALLELUJA....HALLEELUUUUJA ♪....} 
[...piantala.]
{Hey, io fame...non potevamo fermarci a comprare qualche chimichangas durante il tragitto?}
[Non fai altro che pensare al tuo stomaco! Perchè non andiamo a dare qualche calcio nel sedere piuttosto??]
{Ho FaAaMeEeEeEeEe.....!!}
- Hey, hey! Potete piantarla di lamentarvi? - esclamò Wade sospirando esasperato. 
- Bene, cari lettori...ricordate quando vi ho detto di avere due voci nella testa?-
[In teoria non glielo abbiamo detto noi ma l'autrice.]
{Ciao autrice! Ciao anche a voi lettori sopravvissuti ai primi due capitoli! :)} 
[Taci.]
- Beh, non ha importanza chi l'abbia detto.- disse Wade agitando una mano - Comunque, ve lo ricordate? Ecco, penso sia arrivato il momento di presentarvele. Una la chiamo "vocina sempre cerca di soddisfazione"...-
{Di soddisfazione? Io ho a cuore solo le tue esigenze, bello.} 
-...e l'altra la chiamo "vocina intelligente".  Proprio come la coscienza di Pinocchio. Avete presente, no? -
[Già, infatti dovresti darmi ascolto più spesso.]
Wade scrollò le spalle. 
- Sono sempre in disaccordo tra loro ma una cosa in comune ce l'hanno: sono entrambe insopportabili. -
{[HEY!]}
[Aspetta...ma dov'è il tuo borsone?]
Alla domanda della sua vocina intelligente Wade si rese conto di non avere più indosso la sua borsa delle armi. Si voltò sperando di trovare il taxi ancora fermo alle sue spalle, ma per sua sfortuna il veicolo era sparito insieme alla sua riserva di pistole. 
Per un attimo considerò l'opzione di chiamare Dopinder per farlo tornare indietro ma visto l'incidente dell'ultima volta decise di evitare. 
- Ah, dannazione! Vorrà dire che dovrò farmi bastare le munizioni che ho con me. - disse il mercenario estraendo due pistole dalla sua cintura e controllando se fossero cariche.
[Abbiamo sempre le nostre spade nel caso i proiettili non ci dovessero bastare.]
- Sì, giusto. - disse Wade assecondando la sua vocina intelligente.
- Massimo sforzo. - mormorò tra sé e sé, pronto a compiere la sua grande impresa, ma non fece in tempo a entrare nell'edificio che una giovane dai capelli ricci gli venne incontro di corsa. 
- Lei! Si può sapere che diamine fa qui impalato? Corra! Questo è un posto terribile e pericoloso! - esclamò la ragazzina. 
- In effetti sono qui per questo. - replicò Wade e solo in quel momento lei si accorse del fatto che lui fosse armato. Indietreggiò spaventata. 
- Non preoccuparti, non ho intenzione di farti del male. Sono venuto qui per radere questo posto al suolo. - spiegò l'uomo riponendo le armi al loro posto nella cintura e alzando le mani come a voler ribadire il concetto. La ragazza sembrò riflettere su quello che aveva appena sentito. 
- Posso...chiederle un favore? - domandò all'improvviso spiazzando il mercenario che, non sentendosela di dire di no a una povera ragazzina sotto evidente stato di shock, si limitò ad annuire. 
- Io...mi sono salvata per miracolo grazie a una ragazza. Se dovesse davvero riuscire a distruggere questo posto...mi promette che le ricambierà il favore da parte mia? Salvi la ragazza dai capelli rossi, la prego. E la ringrazi per me, le dica che sono Cassie, lei capirà. - detto ciò la riccia sparì nella notte, correndo il più velocemente possibile, lontano da quell'orribile luogo. Wade rimase fermo per qualche secondo, confuso. Le informazioni che gli erano state date erano fin troppo generiche per i suoi gusti. Decise che, nel caso, la cosa migliore sarebbe stata sbloccare tutte le celle in modo che chiunque potesse salvarsi la pelle da solo prima che lui facesse saltare tutto. 
E così fece. Intrufolatosi all'interno del laboratorio, dopo aver messo al tappeto qualche uomo, armeggiando con i computer trovati nella stanza adibita al controllo dei prigionieri, riuscì ad aprire le prigioni facendo automaticamente scattare gli allarmi. Messi in allerta, alcuni scienziati cercarono subito dei modi per scongiurare la perdita di tutte le cavie del laboratorio mentre altri se la diedero a gambe levate. Anche Hector, costretto a occuparsi di questioni “tecniche”, ordinò a Jasper e Kevin di assicurarsi che la giovane dai capelli rossi ritornasse nella sua cella e si dileguò per risolvere altri problemi decisamente più imminenti. I due trascinarono la ragazza, ancora una volta, verso la sua prigione ma quando lei vide in lontananza le sbarre del luogo in cui era relegata a vivere iniziò a pensare che se voleva scappare quello sarebbe stato il momento giusto per farlo. Hector non c'era e gli altri scienziati erano fin troppo indaffarati a salvarsi la pelle per occuparsi di lei. Le sarebbe bastato mettere fuori gioco i tipi che l'affiancavano e poi avrebbe potuto fuggire. Il rumore di un'esplosione poco lontano fece distrarre uno dei due uomini che la teneva ferma. La ragazza ne approfittò quindi per pestargli il piede, scappare dalla sua presa e rubargli, con una mossa fulminea, la pistola che teneva riposta nel fodero della cintura. Si allontanò poi di alcuni passi puntando l'arma contro i suoi opponenti. I due uomini la guardarono e l'ombra di un sorriso sardonico illuminò i loro volti convinti di poter avere la meglio. 
Uno dei due sferrò un pugno mirato al volto della prigioniera che lei schivò prontamente assestando una gomitata nello stomaco dell'aggressore e facendolo piegare in avanti dal dolore. Con le mani unite, strette sul manico della pistola, la ragazza atterrò lo stesso uomo con un colpo alla testa. Poi abbassandosi scansò un calcio da parte dell'altro scagnozzo e strisciando una gamba al suolo colpì le caviglie della guardia facendola cadere. Alzatasi nuovamente, con due rapidi colpi di pistola, finì entrambi definitivamente. Infine, dopo essersi guardata intorno, accertatasi che non ci fosse nessun altro contro cui combattere, si fece strada, a passi felpati, tra i corridoi. Il laboratorio attorno a lei era in fiamme, pezzi di muro e soffitto si scrostavano e crollavano sul pavimento bloccando i corridoi mentre le persone scappavano e correvano da tutte le parti cercando di mettersi in salvo da quello che era diventato un vero e proprio inferno vivente. Eppure la rossa sembrava non accorgersi di nulla intenta com'era nella sua impresa di raggiungere l'uscita e la tanto agognata libertà attesa fin troppo a lungo.
Dietro di lei Wade, a distanza di sicurezza, la seguiva con cautela, incuriosito. L'aveva adocchiata poco dopo aver causato un'esplosione nei laboratori principali, danneggiando le strutture con cui venivano torturati i prigionieri. L'aveva vista mentre veniva trascinata da due energumeni in un corridoio e, preso da un sentimento improvviso di altruismo, aveva pensato di intervenire in suo soccorso ma fu sorpreso nello scoprire, proprio mentre era in procinto di colpire i due uomini, che la giovane era stata in grado di ribaltare la situazione anche da sola. 
[Secondo me è lei.]
{Lei chi?} 
[Te ne sei già scordato? La tipa di cui ci ha parlato quella ragazza prima che entrassimo.]
{Ahhh, sì! Ora ricordo! Mhhh...potrebbe darsi ma come facciamo ad essere sicuri?} 
[Beh, ci aveva detto di cercare una ragazza dai capelli rossi.]
{Capelli...check! Li ha decisamente rossi.} 
- Okay...e con questo? Capisco che il rosso non sia comune come il castano ma è abbastanza riduttivo. Chi ci assicura che non ci sia un'altra ragazza dai capelli rossi in giro? Non stiamo cercando qualcuno da salvare? - borbottò Wade. - Stando a quello che ho visto questa non è di certo una ragazza che ha bisogno di essere salvata. -
{Magari è già scappata. Perchè preoccuparci per qualcuno che nemmeno conosciamo?} 
[Perchè è quello che abbiamo deciso di fare fin dall'inizio. Non è per questo che siamo qui? Per evitare che altra gente soffra come abbiamo fatto noi. Non sarebbe una contraddizione abbandonare qualcuno nel momento del bisogno proprio adesso?]
Il rumore di uno sparo echeggiò fra le fredde mura del salone catturando l'attenzione dell'uomo sull'ampio salone che si stagliava di fronte a lui facendogli notare che una nuova figura si era aggiunta a quella della rossa che ora si trovava a terra con una mano premuta sull'addome sanguinante. Davanti a lei si ergeva un uomo dai capelli neri con indosso un bianco camice macchiato di rosso; nella destra stringeva una revolver, puntata con estrema fermezza verso la giovane.
{Oh...} 
- ...cazzo. -
In un attimo Deadpool si ritrovò a mirare verso lo sconosciuto. 
- Butta la pistola a terra o sparo! - gridò ma il diretto interessato sembrò non sentirlo nemmeno. 
- Sei sordo, stronzo? Ti ho detto di gettare la pistola! - ripetè. 
Un colpo inaspettato generato da qualcuno alla sua sinistra fece volare di qualche metro il mercenario fino a fargli colpire con un tonfo il pavimento. Deadpool non fece in tempo a rimettersi in piedi che un energumeno si scagliò nella sua direzione. Lo schivò per un soffio, facendo una capriola alla sua destra. Vide lo scienziato afferrare la gola della ragazza e sollevarla da terra, fece per correre loro incontro ma si sentì afferrare per un braccio e scaraventare contro il muro, l'avambraccio del suo opponente schiacciato contro il suo collo, la schiena bloccata alla parete alle sue spalle. Sapeva di avere un solo colpo in canna, doveva riuscire a sparare allo scienziato prima che fosse troppo tardi. Non sentiva più l'ossigeno arrivare ai polmoni, stava soffocando. Doveva sbrigarsi. Con uno sforzo immane per le sue condizioni alzò il braccio quanto bastava per colpire l'uomo dai capelli neri. Il colpo andò a segno, prendendo il bersaglio in pieno petto, costringendolo a lasciare la giovane. Entrambi caddero a terra, l'energumeno venne distratto dalla visione del suo capo che veniva atterrato e indebolì la presa sul mercenario che ne approfittò per raggiungere una delle due spade che aveva con se e infilzarla nella spalla del suo opponente. Una volta libero gli bastarono pochi secondi per far stramazzare il nemico al suolo. Lo sguardo di Wade vagò in direzione dello scienziato steso a terra in una pozza di sangue; era solo, la ragazza era sparita. 
- Dov'è finita? - si domandò riponendo la spada nel suo fodero. 
[Se ne è andata.]
Tracce di sangue testimoniavano che, ferita, la giovane doveva aver abbandonato quel luogo appena le era stato possibile. 
- Non dev'essere andata lontano. - 
Il mercenario uscì dal laboratorio e avvistò la ragazza poco lontano, ferma in strada, piegata in avanti e appoggiata con il gomito contro un muretto davanti a lei. Una mano stretta contro il fianco sinistro.
Le si avvicinò.
- Tutto bene? - domandò senza ottenere, però, alcuna risposta. 
[Una domanda davvero molto intelligente...è ferita, zuccone! Mi sembra evidente che non stia bene.]
- Senti, ho...-  
- Muovi un altro passo nella mia direzione e giuro che te ne pentirai amaramente. - ringhiò la giovane voltando per la prima volta il viso in direzione di quello che per lei era ancora un perfetto sconosciuto. 
Wade fece un passo indietro ma rimase a guardarla in silenzio. 
- Credo che tu abbia bisogno di una mano. - commentò lui. 
- Non...non ho bisogno di niente. - rispose la rossa cercando lentamente di mettersi in piedi. 
- L'ho notato, sai? Ho visto come ti sei quasi fatta uccidere all'interno del laboratorio poco fa. - 
- E io ho visto come mi hai pedinata per tutto il tempo nei corridoi. Senti, si può sapere cosa diamine vuoi da me? -
- Nulla. Mi sembrava solo- 
- Cosa? Ti sembravo una donzella in pericolo? Mi dispiace deludere le tue aspettative ma sono cresciuta cavandomela da sola. Non ho bisogno di nessuno. Nè tanto meno di te, chiunque tu sia. - 
- In realtà, - cominciò il mercenario spostando la fabbrica del suo costume dal guanto per osservare il suo fidato orologio di “Adventure Time”- dovresti avere ancora circa qualche secondo...- 
- Ho detto che non ho bisogno di aiuto! Perchè non vai a farti...- la ragazza cadde priva di sensi sull'asfalto prima di riuscire a finire la frase.
- ...prima di svenire a terra dissanguata, sì. - concluse Deadpool sospirando. Scosse la testa e si abbassò per analizzare le condizioni della rossa. Le spostò delicatamente i lunghi capelli rossi, che le coprivano in parte il volto livido, notando il nome “Kate” cucito in malo modo sulla stoffa della maglietta che indossava, seguito subito dopo da un numero a tre cifre: “418”. Le appoggiò una mano sul petto. Il battito del suo cuore era lento ma presente. Diede un'occhiata veloce allo sparo che la ragazza aveva ricevuto. Non era una ferita molto profonda, sapeva come curarla ma stava perdendo troppo sangue. Doveva fare in fretta se voleva tenerla in vita. La sollevò prendendola in braccio. 
E' vero, il suo lavoro ormai era terminato, aveva fatto esplodere le aree di controllo nell'ultimo laboratorio crea mutanti a New York ma sapeva che se non avesse aiutato quella ragazza l'avrebbe avuta sulla coscienza, se non per la vita, almeno per un po'. In un certo senso lei era la trasposizione del suo passato, anche lui aveva trascorso anni terribili sotto tortura, chiuso in gattabuia, e sapeva come ci si sentiva. Se non fosse stato per il fattore rigenerante che aveva acquisito dopo quell'esperienza anche lui sarebbe potuto morire. Ma aveva avuto una seconda possibilità, gli era stata offerta una nuova occasione per cominciare una nuova vita che seppur non fosse bella come quella che aveva prima era pur sempre una vita. E se lui, insopportabile sicario dalla lingua lunga, l'aveva avuta, perchè non concederne una anche a questa povera ragazza?
- Tieni duro...Kate. - le sussurrò il mercenario dirigendosi di corsa verso il punto d'incontro che aveva stabilito dovesse essere il luogo di ritrovo dove Dopinder lo avrebbe aspettato terminato il colpo, ignaro di due iridi color ghiaccio che da lontano avevano silenziosamente registrato ogni suo movimento. 

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Note:

Hi! :)
A quanto pare Cassie ha fatto incontrare Deadpool e Kate.
Cosa ne pensate di questo capitolo? Credete che Hector sia morto? 🤔
Scrivetelo nei commenti! :3
Un bacione! ❤️

❀ 𝑺𝒂𝒗𝒆 𝑴𝒆 ❀《𝒊𝒏 𝒓𝒆𝒗𝒊𝒔𝒊𝒐𝒏𝒆》Where stories live. Discover now