Capitolo 78

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Laila pov
"Nonno ti prego!" Cerco di liberarmi il braccio ma la sua presa è ferrea.
"TI PREGO!" Sto piangendo, i singhiozzi mi scuotono mentre mi trascina via dal salone di ingresso, la mia voce acuta di isteria.
Mi lascio cadere a terra e mi ritrovo in ginocchio, il pavimento gelido sotto ai glutei in mezzo alle gambe, il polso ancora immobilizzato nella sua mano.
Per un momento sembra non accorgersene nemmeno, e continua a camminare, trascinandomi dietro di se a peso morto.
La lettera di poche righe che Theodore Nott mi ha inviato solo mezz'ora fa, stretta tra le dita, accartocciata, bagnata di lacrime.
Poche frasi, poche parole.
"Draco è in infermeria. Ce l'ha mandato Potter. È grave. Pensavo dovessi saperlo. Nott."
Non diceva altro.
Sta bene?
Stavo correndo attraverso il salone per raggiungere la porta di ingresso quando la sua mano mi ha afferrata.
"Ti prego... Ti imploro... Non ti ho mai chiesto nulla... Ho sempre fatto tutto ciò che mi è stato richiesto.... Ma ora ti prego, ti scongiuro... Io devo andare da lui.... È ferito... Gli hanno fatto del male... Io... Io ho bisogno di sapere che sta bene..." Piango rumorosamente mentre i singhiozzi interrompono la frase.
Con la mano libera mi asciugo le lacrime che scendono copiose, tiro su col naso.
"Ti giuro. Ti giuro che se mi fai andare... Io sposerò Philip. Farò tutto quello che vuoi. Ma ti prego..." Gemo. La voce arresa, il corpo afflosciato.
Le lacrime continuano a scendere silenziose sulle mie guance.
Mio nonno mi guarda, mi osserva attentamente, come mi vedesse per la prima volta.
E io scorgo in lui, per la prima volta, un po' di umanità.
Mi lascia il polso.
Mi strofino il viso con entrambe le mani, con l'unico risultato di peggiorare la situazione, bagnandomi il viso di salato e sporcandomi le mani di muco e trucco.
"Io... Ti prego.... Farò tutto ciò che vuoi. Sposerò Philip. Farò dei bambini. Starò al mio posto. Porterò onore nella famiglia... Ma DEVO andare... Per favore..." La mia voce sembra abbassarsi a ogni supplica.
Lo guardo dritto negli occhi.
"Io lo amo..." Sospiro.
Mi copro il viso con le mani, piegandomi in avanti fino a toccare con le nocche il pavimento freddo. Dondolo senza sosta cercando di calmare il dolore che sento dentro.
Farò tutto.
TUTTO.
Sarò la sua Bambolina.
Una perfetta donna sottomessa e servile.
Se mi farà andare da lui.
Ogni cosa.
Ne vale la pena.
Devo vederlo.
Devo sapere che sta bene.
Devo stargli vicino.
Devo dirgli che lo amo.
Dirgli che non vorrei mai passare la vita lontano da lui.
Sto arrivando Draco. Te lo giuro. In un modo o nell'altro entro sera sarò lì.
Una mano forte mi tira su il viso, e lo trovo li, in ginocchio davanti a me, che cerca di aiutarmi ad alzarmi.
In ginocchio.
Mio nonno è in ginocchio.
Il capofamiglia. L'uomo d'onore che non si piega a niente e nessuno.
È in ginocchio di fronte ad una diciassettenne in lacrime.
Il viso preoccupato, gli occhi quasi... Dolci
"Hai un'ora... Poi ti rivoglio qui. Ti voglio al sicuro."
E non appena mi lascia, mi smaterializzo.

"LASCIATEMI PASSARE!" Urlo con tutte le mie forze mentre spingo via quelli che mi stanno davanti.
"SPOSTATEVI! LEVATEVI DI MEZZO!" Sto correndo per i corridoi senza tregua, le lacrime agli occhi, il fiato corto, quel fottuto biglietto ancora stretto tra le mani.
"MALFOY! MALFOY!" Grido entrando in infermeria.
Appena lo vedo mi getto in ginocchio accanto al suo letto, appoggio le braccia al materasso, stringendogli una mano, e immergo il viso tra le lenzuola che odorano di pulito.
È solo.
Solo.
Nessuno è qui con lui.
Nessuno gli sta dicendo che andrà tutto bene.
Nessuno lo sta aiutando.
Cosa ti ha fatto?
"Draco..." Singhiozzo rumorosamente mentre gli stringo forte le dita ghiacciate.
"Ciao zuccherino..." Il tono è basso, un sussurro roco e spezzato dal dolore.
Draco è pallido, più del solito. Gli occhi rossi di pianto.
"Mio dio Draco..."
Con fatica sposta il braccio libero e comincia a carezzarmi i capelli, in modo lento.
"Vieni.... Abbracciami." Fa fatica a parlare.
Il suo petto si alza e si abbassa a fatica in quei respiri lenti e forzati.
Mi stendo sul letto accanto a lui, attenta a non fargli male. Appoggio un braccio sul suo petto, e lui mi abbraccia la schiena come può.
"Stai bene?" Sussurro col viso premuto sul suo collo.
"Ora si..." Losento rafforzare la presa sulla mia schiena, e mi sembra di vedere un debole sorriso.
"Non spaventarmi mai più così."
Lo stringo un po' di più.
"Io lo ammazzo. Ammazzerò Potter con le mie mani per averti fatto questo." Dico a denti stretti, stringendo gli occhi per non far uscire altre lacrime.
"No, già le mie mani sono sporche di sangue. Te lo assicuro, è impossibile da pulire..."
Mi sembra quasi di sentirlo ridacchiare debolmente.
Dannato pazzo...
Sorrido piano ripensando a quanto sia ossessionato dal pulito.
Passiamo qualche minuto così, poi dal nulla rompe il silenzio con un debole sussurro.
"Sol..."
"Cosa?" Alzo il volto per guardarlo.
Ha gli occhi chiusi, ma un lieve sorriso. Una lacrima che cola.
"Se fosse femmina, mi piacerebbe chiamarla Sol... Ha entrambe le cose che ci servono, la S, ed è una stella. E sarebbe il centro del mio mondo. Quindi, Sol..."
Lacrime di commozione mi scivolano sulle guance.
"Vorresti una bambina?"
"Che sia bella e intelligente come te..."
"Scorpius.... Se fosse un maschio, sarebbe Scorpius... E sarebbe biondo come quell'idiota di suo padre." Butto fuori in un fiato
Lacrime dolci gli scendono dagli occhi chiusi.
Entrambi abbiamo pensato a un futuro assieme, senza neppure parlarne.
Appoggio nuovamente la testa sulla sua spalla e chiudo gli occhi, lasciando scendere le lacrime.
"Ti amo Laila."
"Ti amo anche io Draco."
E nel silenzio ci addormentiamo.


Uno strattone mi fa cadere dal letto.
"Dove diavolo eri finita?!" Mio nono mi trascina giù, allontanandomi da Draco.
"Ti prego ti prego... Sta dormendo... Non posso andarmene mentre sta dormendo... Lascia che lo svegli. Lasciamelo salutare..."
"No."
Merda.
"Fammi almeno andare in bagno."
Ci pensa un attimo.
"Muoviti." Dice infine con un sospiro frustrato, prendendosi la radice del naso con le dita.
Corro nel primo bagno che trovo e non so per quale miracolo, ci trovo Hermione Granger.
"Granger! Ho bisogno del tuo aiuto. Carta e penna. Ho bisogno di qualcosa con cui scrivere. Ti prego."
Senza chiedermi nulla mi allunga una pergamena e una piuma.
Mi osserva preoccupata e sorpresa.
Scrivo in fretta le due parole che mi servono, strappo l'angolo di pergamena dove le parole si stanno asciugando e le restituisco la piuma.
La guardo.
Una nata babbana.
La abbraccio di slancio.
"Grazie... E sta attenta..."
Torno correndo in infermeria.
Draco è sveglio ora, e guarda in cagnesco mio nonno.
Si è tirato in piedi, trema.
Barcolla sul posto.
Le bende che gli circondano addome e petto sono piene di sangue.
"Fammelo salutare." Lo imploro stringendogli il braccio.
Mi guarda male.
"Sbrigati."
Mi avvicino a Draco e lo abbraccio.
"Stenditi. Non sforzarti" Ricomincio a piangere.
Devo sbrigarmi o si arrabbierà.
Devo muovermi.
E lui deve stendersi e dormire e riposare e guarire.
"Vuole portarti via. Ti farà del male. Tu resti qui Laila. Non te ne vai di nuovo."
Provo a spingerlo sul letto ma non mi cede.
"Draco ti amo. Ricordatelo."
"Laila non andartene. Non devi. Ti prego resta qui."
Lo bacio e lui mi carezza la guancia.
Lo guardo dritto negli occhi, e senza che mio nonno se ne accorga, gli infilo in mano il foglietto.
"Ti amo." Sussurro
"Ti amo Laila." Geme rassegnato.
Chiude gli occhi.
Appoggia la fronte alla mia, sospirando pesantemente.
Una mano possente sulla mia schiena.
Un risucchio.
Uno schiocco.
E sono a casa.

Un cuore purosangueWhere stories live. Discover now