Dio Di Illusioni

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La ormai sempre più popolare sottocultura della Dark Academia ha varie opere rappresentative, ma possiamo affermare con certezza che i due pilastri principali della  stessa siano principalmente due: Dead Poets Society e Dio Di Illusioni, noto anche come The Secret History, scritto da Donna Tartt e in Italia edito da Bur.

Nelle prime due righe del libro ci viene svelato quello che altrimenti potrebbe sembrare uno spoiler: l'omicidio di Bunny, un amico dell'io narrante e delle altre persone coinvolte nel crimine. Ma non oserei dire che sia questo ciò di cui tratta davvero il romanzo. Anzi, l'omicidio, per quanto sia apparentemente lo snodo della trama, è invece solo parte di un quadro più grande. Ciò di cui il libro tratta davvero è la pretenziosità, il desiderio di trovare la felicità in uno stile di vita più profondo, la ricerca del pittoresco a ogni costo.

Richard Papen, il narratore, nato e cresciuto in California, con una vita tanto nella media quanto poco stimolante, viene ammesso in un college del Vermont specializzato in materie umanistiche e riesce a entrare insieme a pochi altri in una classe elitaria che si occupa di greco antico, gestita da un insegnante dall'aria ambigua e affascinante.

Tanto Richard quanto i suoi compagni, che lui idealizza per la loro cultura ed estetica vecchio stampo, si lasciano trascinare dagli insegnamenti del professare, cercando di dare vita a un'esistenza ideale nella realtà materiale; questo viene in particolare accentuato dalla narrazione stessa, ricca di descrizioni suggestive. Lo stile di scrittura è infatti molto fluido e quasi sensoriale, si adatta perfettamente al contesto della storia quanto ai suoi protagonisti, che alla ricerca di un piacere e di un'estasi ultima si trovano a mandare le loro vite alla deriva, il tutto mentre discutono di John Milton o di Omero. Il lettore stesso, nel leggere, si trova a non riuscire a separarsi dalle pagine, probabilmente proprio grazie alla narrazione che in qualche modo crea dipendenza. Ci si ritrova in Richard, nella sua invidia e ammirazione verso i suoi compagni di corso, ricchi, viziati e irraggiungibili, tanto è perfetta la loro maschera di apparenza.

Nel corso della narrazione il gruppo di ragazzi, il vero protagonista storia, così unito da rendere difficile immaginare il singolo senza tutti gli altri, si rivela fratturato e spezzato. La superficie posata e curata del loro aspetto e del loro carattere lascia spazio a crepe nascoste, segreti indicibili che in qualche modo ricordano la tragedia, realtà che si affacciano oltre il muro dell'estetica e che nulla hanno di bello o poetico o ideale.

Semi-citando il libro stesso, anche se ormai tale citazione è banalmente la più condivisa in giro, la vera bellezza è terrore, e tutto ciò che è realmente bello nasconde in sé un orrore primordiale.

Tea Pause | Recensioni Di LibriWhere stories live. Discover now