Carrie

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Una volta ho sentito dire che Stephen King è un one-writer genre, e credo sia vero. Negli ultimi anni si è portato dietro l'intero genere horror. C'è chi lo definisce commerciale o un autore di mero intrattenimento, ma io sono convinta che tra le sue opere ce ne siano diverse di decisamente interessante.

In questo caso parliamo del suo iconico primo libro, Carrie, da cui sono stati tratti ben quattro film. E'abbastanza breve e si può leggere anche in un giorno. 

La giovane Carrie White vorrebbe essere normale ma non ha amici, è introversa, è maltrattata anche fisicamente da una madre fanatica religiosa che la crede posseduta dal demonio e bullizzata dalle sue coetanee, in più ha il potere della telecinesi. Per sicurezza, anche se la trama è ampiamente conosciuta, niente spoiler, ma questa è la ricetta per un disastro. 

King ha la caratteristica di associare a una situazione sovrannaturale tipica da romanzo dell'orrore (il mostro, la catastrofe, il potere distruttivo...) una crudeltà umana che sembra superare qualsiasi creatura da incubo nello scioccarci. Non fa paura il mostro ma ciò che lo risveglia. La cornice di situazioni che circonda Carrie è assurda, mette le radici nella nostra realtà e proprio questo la rende molto più incisiva di tutto il resto. Ci vengono messe davanti grottesche scene di bullismo, gli effetti del fanatismo religioso, siamo spinti a porci domande su quanto l'uomo può davvero essere crudele perché ha qualcuno con cui esserlo, quanto l'uomo abbia una responsabilità verso gli altri. Che cosa possono provocare le nostre azioni? Abbiamo una responsabilità verso chi abbiamo attorno, e il libro ci dice dav


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