6|Athariel

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Un guerriero alto e possente dall'armatura dorata e lucente si avvicinò lentamente. I suoi passi non facevano rumore, sembrava più leggero di una piuma.
Si fermò davanti a me. La sua testa era protetta da un elmo dorato dove potevo scorgere solo i suoi freddi occhi del medesimo colore dell'armatura.

«Bentrovata, allieva» mi salutò con voce atona, quasi severa.

«Chi sei tu?» indietreggiai.

«Sono Athariel e d'ora in poi sarò il tuo istruttore di combattimento. Sono stato incaricato dal Consiglio della Città Aurea di istruirti a dovere per ciò che ti aspetterà in futuro»

Mi scoppiava la testa. «Città Aurea? Consiglio? Di cosa stai parlando?»

«Non sono un professore, sono il tuo istruttore. Tutto ciò che non riguarda il combattimento rimarrà fuori dalle nostre conversazioni a meno che non decida io di rivelarti qualcosa» Indicò il bastoncino di metallo con cui stavo giocherellando nervosamente. «Oggi lavoreremo sulla tua spada. Evocala e attaccami»

«Ma io non so come si fa!» protestai agitando il bastoncino. «Non ci sono le istruzioni!»

Athariel sospirò cercando di mantenere la calma. Gli era stata affidata una persona che non sapeva nemmeno evocare un'arma sacra, quelli dei piani alti lo odiavano proprio.

Scosse la testa con disapprovazione.
Be'? E quindi? Era normale che fossi così!
Non avevo mai impugnato un'arma in vita mia e ora pretendeva persino che ne evocassi una?!

«Con te dovrò fare molto più lavoro del previsto»

Non volevo sembrare la solita imbranata, ma ormai era troppo tardi. L'unica cosa che potevo fare era obbedire e provarci.

Mi fece mettere di fronte a lui con il braccio disteso e mi spiegò che per evocare la spada dovevo solo immaginare che lo diventasse. La teoria sembrava semplice, la pratica non lo era affatto.
Più fissavo quel bastoncino di metallo immaginando che diventasse una spada e più mi prendeva in giro facendo l'esatto opposto.

Athariel mi prese il bastoncino dalle mani. «Questa spada può essere evocata solo e soltanto da te, io non posso fare più di molto in questo caso. Sei tu che devi trovare il modo di evocarla»

Ripresi la mia arma e la osservai attentamente. Forse pensare che si trasformasse e basta non era abbastanza, dovevo fare qualcosa di più.

"Spada" la chiamai col pensiero. "Riesci a sentirmi? Sarebbe bello se tu ti attivassi ed evitassi di farmi fare la figura dell'idiota... ancora"

Forse dovevo solo chiamarla per nome. Cosa c'era scritto nell'incisione? Amor? Amitris? Amen? Subito dopo mi venne il colpo di genio.

«Ametron» pronunciai.

Il bastoncino di metallo iniziò a vibrare. L'impugnatura si allargò, la lama si distese e schizzò in avanti con un acuto rumore metallico, l'acciaio si espanse e un laccio di pelle si attorcigliò sull'impugnatura rendendo più salda la presa.
La ammirai a bocca. Era magnifica.

«Ora che sei riuscita a compiere il primo passo, ascoltami e farai anche il secondo» disse Athariel scomparendo improvvisamente dalla mia visuale.

Mi guardai intorno stringendo l'impugnatura sulla spada aspettando che il guerriero ritornasse. Per caso voleva uccidermi durante il mio primo allenamento?
Mi voltai a destra, poi a sinistra e così via per un po' di tempo.
Appena abbassai di poco la guardia Athariel si materializzò dietro di me e mi colpì con il manico della sua spada facendomi stramazzare al suolo.

Mi rialzai dolorante e provai ad attaccarlo, ma mi ritrovai la punta della sua spada alla gola e caddi di nuovo per lo spavento.
Alzò gli occhi al cielo scocciato dalla mia incapacità di combattere e rinfoderò la sua spada dorata.

L'AccademiaWhere stories live. Discover now