15|Prove contro prove

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Erano ormai quindici minuti che stavo gironzolando per il Campo dei Guardiani e nessuno sembrava essersi accorto di me, nemmeno Lara, Luca e Daniel che si stavano allenando in uno spazio aperto.
Lara volteggiava la sua spada con una grazia e una precisione impeccabili, Daniel centrava ogni bersaglio con le sue frecce e Luca era preso in una danza mortale con la sua lancia, bersagliando un nemico immaginario. 
Si muovevano in totale sincronia anche se stavano facendo tre allenamenti diversi. Dovevano conoscersi da molto tempo, forse anche da molto prima che io conoscessi Lara. 

Il via vai di guardiani era impressionante. 
I più piccoli giocavano a ricorrersi, facendo attenzione a non sbattere contro le persone, i più grandi erano occupati all'officina o andavano in missione o si allenavano in mezzo all'erba o direttamente nell'arena.
Altri invece, quelli tornati da una missione, si erano radunati nella mensa per mangiare qualcosa. 
Giravano voci che i cuochi del Campo fossero i ragazzi stessi che preparavano il cibo per tutti quanti. Una squadra di una decina di ragazzi amanti della cucina che cucinava per duecento persone o forse anche di più.

Una mano grande, irruvidita dal tempo, mi afferrò la spalla e subito capii che Gregorio mi aveva trovata.

«Volevi vedermi?» chiesi. Il mio tono tradiva un po' di emozione.

«Sì, ho bisogno di parlarti» rispose rivolgendomi un grande sorriso. «Vieni con me, ti porto in un posto più tranquillo. Ti piacciono i biscotti?» Annuii. «Bene»

Camminammo per qualche minuto in silenzio, godendoci la vista dell'immenso lago e il suono delle onde che s'infrangevano, mescolato a quello degli schiamazzi dei guardiani.
Gregorio si era adattato al mio passo così da facilitarmi la camminata. 
Lui era alto, o almeno lo sembrava a me che ero piuttosto piccolina. Misurava un metro e settantacinque, la vecchiaia sembrava non averlo sfiorato nemmeno. A tradirlo c'erano le rughette vicino agli occhi e sulla fronte, oltre che ai capelli d'argento con delle lievi ciocche completamente bianche. 
Mentre camminavamo, il suo piccolo paio di occhialetti tondi gli scendeva lungo il naso leggermente ingobbito e spesso doveva rimetterseli a posto. 

Finalmente arrivammo di fronte alla sua Domus. Era immensa. Tutto quel lusso doveva essere solo di quell'uomo, invece lui lo condivideva volentieri coi suoi guardiani. 
Li invitava spesso dentro a bere del tè, a rilassarsi nella sua biblioteca e ad ammirare i meravigliosi quadri al suo interno. 

Gregorio era un uomo dal cuore gentile, ma sapeva essere parecchio criptico. Sentivo che nascondeva centinaia di segreti e li tratteneva tutti dentro il suo cuore, e uno riguardava me. 
Non voleva ammetterlo, ma sapevo che era così. Lui mi stava nascondendo qualcosa, così come tutti. 

La casa profumava di vaniglia. Alcuni guardiani avevano aiutato Gregorio a pulirla e avevano usato dei prodotti che la contenevano. Era un profumo delicato, che non faceva pizzicare il naso come molti altri.
Gregorio mi guidò nella taberna e l'odore cambiò. Ora sapeva di tabacco e birra. Tossicchiai infastidita, mentre coprivo il naso nell'incavo del braccio. 

Attorno a un tavolo, seduti e intenti a giocare a poker, c'erano sei uomini che fumavano e bevevano. Erano tutti guardiani adulti, sfuggiti da chissà dove per rifugiarsi in quel posto e giocare ai giochi d'azzardo all'insaputa delle massime autorità dei guardiani. 

Gregorio era troppo gentile e anche se gli impuzzolentivano la taberna con tutto quel tabacco lui li accoglieva sempre e li trattava come ospiti. 
Un uomo saggio come lui non poteva farsi mettere i piedi in testa in questo modo, no, lo stava facendo perché c'era una ragione più profonda. C'era qualcuno per cui lo stava facendo.

Athariel uscì dall'ombra di un angolo e mi fissò con i suoi occhi dorati, incrociando le braccia. 
Poi mi accorsi che tutti gli occhi erano stati puntati su di me, o meglio, sul mio braccio.

«Benvenuta. Ti stavamo aspettando» disse Athariel con tono privo di emozioni.

Gregorio mi appoggiò le mani sulle spalle e mi spinse leggermente in avanti. 

L'AccademiaWhere stories live. Discover now