7|Croce sul cuore

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Era il pomeriggio della domenica dove avevano annunciato chi avrebbe preso parte alle sfide e mi trovavo seduta attorno ad un lungo tavolo di legno scuro a forma di ovoidale insieme ai dieci classificati.
Era difficile per me ascoltare il discorso del professore, soprattutto se tutti avevano uno sguardo omicida puntato su di me.
Sarei stata sicuramente la prima che avrebbero fatto fuori.

«Le sfide saranno dieci e avranno luogo ogni pomeriggio alle quattro in palestra, da domani fino a quando non si avrà decretato il vincitore» spiegò il professore osservando per bene i fogli che aveva davanti. «È fondamentale presentarsi con la divisa da ginnastica ad ogni sfida. Durante il periodo delle prove salterete delle lezioni, ma questo non vi esenta dal consegnare i compiti che dovranno fare anche i vostri compagni, escluse le relazioni di laboratorio. Siete i migliori tra tutti i novellini, li saprete fare anche la notte» Sospirò chiudendo la cartellina rossa. «Ho finito, me ne vado. Ricordate che domani dovrete presentarvi alle quattro del pomeriggio nella parte di cortile vicino alla palestra. Non si accettano ritardi, prendetevi le vostre responsabilità. Vi lascio chiacchierare un po' prima di rimandarvi nelle vostre camere»

Appena se ne andò tutti si voltarono verso di me fulminandomi con sguardi minacciosi.
Volevo solo sprofondare sotto terra e magari trovare un po' di pace. Mi sarei fatta qualche amico lì, magari dei lombrichi o addirittura una talpa.

«Tu sei quella scelta dal direttore» affermò Nicholas. Si avvicinò con passo lento e minaccioso, come una iena pronta a buttarsi sulla carcassa di qualcuno. «Cosa ci avrà mai visto in te Mr. Slave? Sei così magra e piccola, non potresti nemmeno sollevare un peso da un chilo, figuriamoci impugnare un'arma vera e propria e difendere la vita del direttore. Non sei nemmeno qui da tanto» Si avvicinò ancora di più. «Cos'hai tu più di noi?»

Nulla. Assolutamente nulla. Ero una persona normale che voleva una vita normale e magari anche qualche privilegio in più, tipo l'acqua calda illimitata durante le docce.
E per realizzare i miei sogni dovevo poter diventare un'Élite.

Ma tutto quello aveva un prezzo assai caro: avrei dovuto lasciare i miei compagni di gruppo, dividermi da Eleonora, essere odiata da tutti... E non era neanche detto che avrebbe funzionato.
Non faceva per me, non ero fatta per emergere ma bensì per restare nella mischia come una ragazza qualunque. Io ero invisibile e dovevo rimanerlo.

«Quindi? Rispondimi. Cos'hai tu più di noi?» mi chiese Nicholas scuotendomi.

«Non lo so» deglutii a fatica guardandomi intorno. Vedevo solo una decina di sguardi gelosi e infuriati puntati su di me come dei coltelli affilati.

La porta si aprì di scatto ed entrarono gli Élite. Non sapevo se esserne sollevata o terrorizzata.
In quella stanza c'erano tutti i miei nemici e io non avevo alcuna via di uscita.

Appena Bryn mi vide accennò un sorrisino divertito e si avvicinò con il suo caratteristico passo lento da predatrice e la sua risatina perfida.
Tutti i ragazzi si spostarono per farle strada come sudditi di fronte alla loro regina e lei giunse da me squadrandomi dall'alto in basso.

«Sei una ragazza piuttosto curiosa, lo sai?» mi chiese avvicinandosi talmente tanto che temetti che le nostre fronti si sarebbero potute scontrare. Mi fissò attentamente nei miei occhi color nocciola e continuò a stuzzicarmi. «Mi stupisce che il direttore abbia voluto fare un'eccezione solo per una come te. Eppure non sembri avere delle abilità fuori dall'ordinario o una cieca fedeltà al direttore. Cosa fa di te una persona così interessante agli occhi dell'uomo più potente al mondo?»

Era la seconda volta che me lo chiedevano, ma sapevo che in quel caso dovevo dosare per bene le parole che avrei usato altrimenti mi sarei ritrovata la gola tagliata da uno dei tanti coltelli che possedeva quella ragazza.

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