14. Mia madre mi ucciderà

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Finisco l'allenamento di Quidditch insieme alle mia squadra, ma decido di farmi con molta calma una bella doccia. Appena rimetto piede nel castello qualcuno mi chiama.

«Rose, puoi seguirmi?» mi chiede Neville serio, fin troppo serio per i suoi standard. Anzi, non mi ricordo di averlo mai visto triste o serio e lo conosco praticamente da quando sono nata.

«È successo qualcosa di grave?» chiedo preoccupata.

«Non lo so, Schiantare un tuo compagno di Casa è grave?» mi chiede lui, sembra un po' deluso.

Sbuffo. Ora voglio sapere chi cazzo ha fatto la spia. Avevo le mie più che buone ragioni per Schiantare McLaggen e ora devo pagare perché lui mi molestava e io mi sono difesa?

Faccio per parlare, Neville mi blocca dicendomi che non è a lui che devo dare spiegazioni ma alla professoressa McGonagall, la Preside.
Lo seguo in silenzio per i corridoi. Non potrei mai mancare di rispetto a Neville, quindi preferisco stare zitta. Lo seguo fino al gargoyle che sorveglia l'entrata dell'ufficio della McGonagall, dice la parola d'ordine e poi mi lascia salire da sola la scala a chiocciola che continua ad andare verso l'alto.

Quando raggiungo la porta dell'ufficio busso senza sapere cosa aspettarmi di trovare dall'altra parte.

«Avanti» sento dire dalla voce della Preside.

Quando apro la porta ed entro nella stanza sento i miei istinti omicidi verso Gaby Wearner aumentare ancora di più di quanto abbiano mai fatto in vita mia. Gaby volta il capo verso di me e mi rivolge un sorrisetto maligno. Brutta stronza, questa me la paghi. Ecco perché non c'era agli allenamenti che avevo organizzato oggi, stava tramando contro di me.

«Buongiorno Preside» riesco a dire rivolta alla McGonagall cercando nel frattempo di non pensare ai modi più orribili e possibilmente dolorosi per uccidere Gaby.

«Signorina Weasley, mi può spiegare il motivo per cui ha Schiantato il signor McLaggen?» mi chiede la McGonagall per poi sospirare. Non credo che in tutti questi anni si sia mai aspettata di vedermi qui per una probabile punizione e non per faccende riguardanti i miei doveri da prefetto e ora caposcuola.

«Professoressa, mi scusi se la correggo, ma non mi sembra propriamente adatto l'appellativo signor per McLaggen» dico cercando di trattenermi dall'urlare, peggiorerei solamente la situazione, lo so bene.

«E come mai pensa questo?» chiede la McGonagall con tono indecifrabile. Potrei leggerle la mente per vedere che intenzioni ha, ma sento che sarebbe un grosso errore.

«Mi ha fatto una proposta a dir poco disgustosa un paio di sere fa, in sala comune. Mi sono rifiutata, ma la mattina dopo ha continuato ad insistere e ho deciso di Schiantarlo. La chiamerei legittima difesa quindi» dico trattenendo a stento la rabbia.

«Preside, quello che la mia compagna sta dicendo è assolutamente falso» interviene subito Gaby.

Questa stronza sessista non era nemmeno nelle vicinanze. Se non ci fosse la Preside che ci guarda avrei già assalito Gaby per strangolarla con le mie stesse mani o, in alternativa, con quegli orrendi calzini gialli che porta ai piedi. Davvero? Calzini gialli con quella tonalità di biondo che hanno i tuoi capelli?

Cerco di dare un freno ai miei istinti omicidi e stringo i pugni infilzandomi le unghie nei palmi delle mani. Sono talmente arrabiata che non sento dolore grazie all'adrenalina che mi scorre nelle vene.

«Non sono io che sto mentendo, ma lei e lo posso anche provare» indico Gaby senza nemmeno voltarmi verso di lei,anche se con la coda dell'occhio vedo qualcosa mutare nel suo sguardo. Sembra intimorita.

Quando cupido si drogaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora